giovedì 30 luglio 2020

Impostor - Gary Fleder

un film tutto di corsa, tratto da una storia di Philip Dick.
gli alieni si trasformano in umani, sono praticamente uguali, e neanche loro sanno di essere alieni,
un film pieno di dubbi, una caccia senza quartiere.
il mondo è diviso fra ricchi e poveri, questa non è fantascienza, temo.
un film che si vede benissimo, cercatelo e guardatelo tutti, nessuno se ne pentirà, promesso - Ismaele







Per me questo film è stata una piacevolissima sorpresa in quanto non vi riponevo particolari aspettative ed è convincente sotto vari aspetti:l'impianto visivo (della serie anche l'occhio vuole la sua parte) dettagliato e convincente con un'aria orwelliana (nel senso di Grande Fratello) e particolari dal design affascinante;il ritmo che cresce col passare dei minuti,il finale in cui Fleder si diverte a giocare al gatto col topo con l'ignaro spettatore lasciandolo comunque con un palmo di naso.Sara'serieara' lontano da Blade Runner(con cui condivide il tema della ricerca dell'identita',siamo uomini o replicanti?)e da altri classici di fantascienza ma da appassionato ne vorrei vedere tutti i giorni di film cosi'...

Ho guardato Impostor non perché il film goda di un’ottima fama, di cui infatti non gode, né per la brillante carriera del regista Gary Fleder, che infatti non ha firmato neanche un gran film, e nemmeno per un interesse verso il cast, dal momento che i protagonisti sono tre attori di serie B, i cui visi si ricordano vagamente ma non in modo irresistibile.
Date queste premesse poco incoraggianti, perché allora mi sono visto Impostor?
Semplicemente perché il film è tratto da un romanzo del 1952 di Philip K. Dick, autore che, si sa, offre trame interessanti e spunti esistenziali altrettanto interessanti, solitamente sospeso tra veglia e sonno, tra realtà e finzione, e tra dubbi sull’identità.
Impostor, come suggerisce lo stesso titolo, punta tutto su quest’ultimo punto, e se lo trascina fino alla fine…
… una fine decisamente inattesa, ve lo dico subito…

Impossibile dire altro sul film senza rivelare la trama, per cui lascio la visione a chi sia interessato.
Di mio, mi limito a sottolineare che Impostor è un prodotto mediano: sufficientemente interessante, e pure sorprendente nel finale, tuttavia non brilla da nessun punto di vista, anche perché nel mentre, dal 1952 ad oggi, numerosi altri film hanno esplorato il tema del “replicante”, o hanno inscenato fughe precipitose da agenti governativi del futuro.
In definitiva, Impostor di Gary Fleder non è certo un film irrinunciabile, ma può esser visto…
… e risulta irrinunciabile solo per chi non vuol perdersi neanche un film tratto dai libri di Philip Dick.

La meilleure adaptation de Philip K. Dick pourrait-elle être une modeste et méconnue série B ? Pas la mieux filmée, ni la mieux jouée ou montée, mais la plus proche de l’esprit de l’auteur.
Impostor est l’histoire d’une paranoïa planétaire. L’humanité lutte pour sa survie face aux forces d’Alpha du Centaure. L’ennemi dispose de clones parfaits, dotés de la mémoire et d’une copie de l’âme de leur modèle… et porteurs de bombes indécelables. Le professeur Olham (Gary Sinise) est suspecté d’être un imposteur. Arrêté, il est drogué et torturé par le major Hathaway (très inquiétant Vincent D'Onofrio). Il s’échappe, la traque est lancée… Comment prouver son innocence ?...

Thriller psicologico, tratto da un racconto di Philip K. Dick, il celebre autore di fantascienza le cui visioni terrificanti e realistiche del futuro hanno ispirato film come “Blade Runner”, “Atto di forza” e l’imminente nuovo film di Spielberg/Cruise “Minority Report”, e diretto da Gary Fleder (“Il collezionista”), “Impostor” si avvicina ai noti classici del cinema che hanno per protagonisti dei fuggiaschi o individui con un identità messa a dubbio. Ma questo film va un passo più avanti aggiungendo l’idea tecnologicamente plausibile che Spence Olham (Gary Sinise, un eroe comune con il quel è facile identificarsi!) non sia neppure un essere umano.
Gary Fleder riesce a ricreare un’atmosfera inquietante che accompagna il nostro uomo alla ricerca di se stesso e noi spettatori, insieme a lui, a vivere e soffrire gli stessi dubbi in un gioco mutevole di fiducia e incertezze che sino alla fine riescono a tenere con il fiato sospeso. Ancor più inquietante ed angosciante se questi uomini (come l’implacabile inseguitore Hathaway/Vincent D’Onofrio o l’ambigua moglie di Olham, Maya, la sempre bella e brava Madeleine Stowe) si muovono in un futuro così simile alla nostra realtà da sembrarci tutto ancora più reale…


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