sabato 3 agosto 2024

Spaccaossa - Vincenzo Pirrotta

in un film del 1962, I giorni contati, di Elio Petri, si descrivono le truffe con i finti incidenti, come in Spaccaossa.

la fotografia è di Daniele Ciprì, alla sceneggiatura hanno lavorato anche Ficarra e Picone, insieme a Vincenzo Pirrotta, nel film il Vincenzo procacciatore di vittime.

un film nel quale non c'è niente da ridere, c'è una rassegnazione al male senza limiti.

un film che colpisce.

buona (assicurativa) visione - Ismaele



QUI il film completo, su Raiplay


Un macigno sempre presente sulla coscienza dello spettatore che Pirrotta segue nella sua caduta, lineare come la forza di gravità. Non c'è una profonda elaborazione, né una ricerca sofisticata; c'è l'urgenza di testimoniare di una storia presentata in modo corale, attraverso prospettive molteplici. Qui aiutano gli ottimi attori: Luigi Lo Cascio nel ruolo di un invalido cocciuto che si rifiuta di pagare, la sempre memorabile Aurora Quattrocchi nei panni di una madre "anima nera" di Munziana memoria, e poi volti affidabili come Ninni Bruschetta e lo stesso Pirrotta che si sobbarca il ruolo di protagonista.
Loro, come altri ancora, accumulano micro-storie che si sommano in un ritratto atmosferico di una città e di un sistema sociale. Disperati che si mangiano l'un l'altro, nella desolante scala di grigi di un direttore della fotografia d'eccezione come Daniele Ciprì. Mentre le porte si chiudono di fronte a valigie in procinto di cadere, l'occhio di Pirrotta rimane ben aperto sull'orrore umano, soprattutto quello che si insinua con una certa sorpresa nel rapporto tra Vincenzo e la madre: la conferma di quanto, per chi arriva farsi spaccare le ossa, non ci sia mai stato scampo.

da qui

 

Nei volti delle protagoniste di Spaccaossa si dipingono tutte le possibilità dell’essere donna in una società annientata dal maschilismo e dalla sete di potere. C’è Maria, la rassegnata moglie di
Francesco, a cui Simona Malato dona tutta la compassione umana che il suo personaggio prova per quelle anime dannate, segregate nella sua dimora fino al riscatto del premio assicurativo; lei è la fortezza umana, ma fragile, costretta a obbedire agli ordini e a stare al gioco. Tanto Maria, moglie del carnefice, quanto la Patrizia di Rossella Leone, la moglie della vittima (Mimmo), restano a penzoloni nel bilancio matrimoniale e, seppur trattate in modo differente, a entrambe non resta che assistere alla tragedia, unendosi inesorabilmente a quel coro disperato e rimanendo, di fatto, come ai margini della narrazione.

Altro ruolo tocca invece alla talentuosa Selene Caramazza, che si veste di fragilità per interpretare Luisa, una ragazza tossicodipendente nei cui occhi si scorge, a un certo punto, una palese voglia di riscatto. Legata sentimentalmente a Vincenzo, sarà lei stessa vittima della “spaccatura”, invischiata in una decisione lacerante e dolorosa che la lascerà annegare verso l’irreparabile. Se Luisa è apparentemente forte e ribelle, nelle sue vene scorre la solitudine più assoluta e ogni suo passo, ogni sua scelta, sembra confermarle che non ha speranza di voltare pagina. È figlia dispersa, sorella respinta, utente (del centro di disintossicazione) derisa e, come in un triangolo perfettamente bilanciato, Luisa rappresenta nella vita di Vincenzo un ipotetico passo avanti verso la vita, l’amore, il bene che si è in grado di fare. Peccato però che a falciarlo sia proprio l’altro punto focale della sua vita, quella madre anziana incarnata da Aurora Quattrocchi che, sotto l’aura della debolezza fisica, cela un’astuta perfidia assumendo le caratteristiche umane di una madre matrigna, che prima accoglie in casa una povera sventurata e poi spinge il figlio affinché la sacrifichi.

Le donne, in Spaccaossa, è come se chiudessero un immaginario cerchio dei vinti, vomitando sulla stoffa del fato azioni che potrebbero rivoluzionare, se non il mondo, la loro condizione. Ma non c’è nessun lieto fine, in questa terra lontana dai riflettori in cui Dio resta solo imbrattato di preghiere, senza elargire miracoli. A tutti spetta di morire, realmente o in senso figurato, crocifissi a un destino che spacca parimenti le illusioni…

da qui

 

…A Pirrotta se non altro va dato il merito di non aver edulcorato il mondo che vuol descrivere, la Sicilia di Spaccaossa è per certi versi fin troppo realistica, non c’è spazio per la fantasia. Non avrebbe avuto senso dipingere i protagonisti di questa tragedia come dei personaggi usciti da qualche cartone animato sopra le righe.
Spaccaossa è un film lucido, ma che non riesce fino in fondo ad essere coerente con quello che voleva descrivere, incespica nel momento in cui la narrazione non sa che scelte compiere. A chi è rivolto questo lungometraggio? Al circuito popolare o a quello d’essai? Difficile saperlo.

Purtroppo, Spaccaossa è un esordio che non suscita scalpore in quanto tratta un argomento importante, ma in modo superficiale e caotico. Gran peccato considerando il buon punto di partenza. L’augurio è che questa storia possa essere nuovamente trasposta, perché ha senza alcuna ombra di dubbio più di un elemento accattivante.

da qui



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