sabato 31 agosto 2024

Immacolata e Concetta - L'altra gelosia - Salvatore Piscicelli

Immacolata e Concetta si sono conosciute in galera e si sono innamorate. quando Concetta esce di prigione va a stare a casa di Immacolata.

Immacolata ha un marito che convive con loro, e le cose si complicano.

se uno non lo sa potrebbe pensare a un film di Fassbinder o dei fratelli Dardenne.

un film da non perdere.

buona (altra) visione - Ismaele

 

 

 

Si parla da secoli di scuola cinematografica napoletana, a ragione. Napoli, dopotutto, è un mondo a sé, un universo che vive in una dimensione tutta sua, con leggi determinate che sono più connesse alla vita vissuta in quanto tale che alla vita ideale e finanche idealizzata che contraddistingue molte altre parte della penisola.

D’altro canto, la tradizione del melodramma popolare in Italia può rifarsi quasi soltanto all’esempio dell’imprescindibile trio Matarazzo-Nazzari-Sanson (lacrime assicurate in un tripudio di ingiustizie e sopraffazioni, inserito in un contesto prettamente provinciale), ed ha avuto proprio in Napoli un centro nevralgico, in particolar modo con l’istituzionalizzazione della sceneggiata nel cinema basso degli anni cinquanta.

L’operazione che in questo senso fa Salvatore Piscicelli è innanzitutto interessante a livello squisitamente cinematografico, perché rifonda il mèlo italiano (pardon napoletano) mettendo in atto una precisa scelta di campo: contaminare la florida tradizione napoletana con i canoni più essenziali, stilizzati e scarni di un certo cinema contemporaneo che trova la sua massima espressione in Fassbinder.

Se i riferimenti a Fassbinder sono quantomeno evidenti, è curioso vedere come Piscicelli (e la sua principale collaboratrice Carla Apuzzo) abbiano inserito elementi capitali del mondo partenopeo, soprattutto riferiti al campo teatrale in cui, si sa, Napoli regna.

La sceneggiata napoletana (roba da culto) viene asciugata dei suoi orpelli sia scenici che recitativi che proprio stilistici in senso lato, ambientata in luoghi quasi sudici in cui respiri l’odore della miseria umana e non, integrata di elementi decisamente non tipici ma che automaticamente diventano costitutivi: se è vero che la storia pone al centro un amore lesbico, è anche vero che immediatamente la circostanza omosessuale passa in secondo piano, poiché si afferma arrogante il vero carattere malsano della relazione, ossia la gelosia.

Al suono di tammurriate e danze popolari, la vicenda si districa in un’asciuttezza che è spigolosità, con una carica erotica nascosta non espressa attraverso le numerose scene di sesso, ma attraverso ciò che non si vede. Ed è certamente singolare notare come in un film che si concede praticamente tutto siano le cose nascoste ad essere quelle più interessanti.

Ad esempio, il personaggio di Concetta, che calibra freddamente ogni azione, mossa da estremistica passione, mostra tre o quattro volte reali impulsi umani: sono lacrime e sangue, ma l’interesse sta proprio nel percepire come lacrime e sangue crescano nella sua personalità. Al contrario, Immacolata è la regina della tragedia napoletana, con i suoi eccessi, le sue scosse e i suoi tormenti. Un esordio che fa tremare i polsi per la rigorosità libera e scatenata che trasmette con severa veemenza.

da qui

 

Esordio sorprendente di Salvatore Piscicelli, che con questo dramma della gelosia attua una sapiente commistione tra  cultura “alta” e stilemi tipici della cultura popolare, tra contenuti di indubbio pregio sul piano del linguaggio cinematografico, tanto che Olivier Assayas sui Cahier du Cinema parlò di un "primo film ricco e consapevole di un autentico cineasta", e una forma che si rifà chiaramente ai tempi e ai modi della sceneggiata napoletana. La ricercata teatralità dei corpi si sposa sapientemente con le venature melodrammatiche di un triangolo amoroso intriso di forti passioni e insane gelosie. "Immacolata e Concetta" è un film che nasce già maturo, a suo modo unico nel panorama della filmografia italiana, così impastato nella cultura popolare eppure così capace di proiettarsi oltre i confini del suo contingente. Un film che mentre si snoda attraverso l'elaborazione di un amore difficile da far accettare, non manca di gettare uno sguardo di tipo antropologico sulla realtà Partenopea nel suo insieme (siamo a Pomigliano d'Arco), sia attraverso la riproposizione di idiomi e pratiche che sembrano proiettarci in una dimensione atemporale (emblematica in tal senso è la sequenza del pellegrinaggio delle due donne al santuario della Madonna di Montevergine in seguito all'incidente che ha reso paralitica la figlia di Immacolata), che mostrando il modo in cui la provincia è stata inghiottita dall'area metropolitana secondo uno sviluppo urbanistico brutale ed alienante. Immacolata e Concetta si amano si è detto, ma se ciò che le unisce è l'amore, ciò che le divide è la diversa gradazione con cui una è disposta a concedersi all'altra

da qui

 

 


Nessun commento:

Posta un commento