mercoledì 7 agosto 2024

Il mantenuto - Ugo Tognazzi

una commedia, anzi una tragedia, il primo film girato da Ugo Tognazzi.

commedia degli equivoci e tragedia dell'amore che manca, e del non detto.

Ugo Tognazzi dirige se stesso, in un personaggio che non sorride mai, se non col cane Adolfo.

buona (puttanesca) visione - Ismaele


 

 

QUI il film completo

 

 

Tognazzi esordisce alla regia con un sottoprodotto del suo genere prediletto, che si inserisce come titolo minore nel filone che lo ha reso celebre. La storia è poca cosa, una commediola basata sugli equivoci che lascia il tempo che trova; Tognazzi ci sguazza e approfitta di buone spalle che non segnano particolarmente lo schermo, ma fanno il loro legittimo dovere (a parte Mario Carotenuto, sempre una spanna sopra il caratterista semplice e purtroppo sempre impiegato una spanna sotto il protagonista). C'è anche un cameo dell'amico Vianello in apertura. Gradevole la colonna sonora jazzata; il finale vorrebbe essere 'ribelle' ed anticonformista, ma ottiene l'effetto completamente opposto, sminuendo la figura femminile con un'esplicita dichiarazione di inferiorità nel rapporto con il maschio (in un film dove non mancano le prostitute e le figure femminili di dubbia moralità, l'uomo sottomesso alla donna deve vergognarsi per la sua inaccettabile situazione). Mezzo passo falso, ma la commedia, quel poco che deve fare, lo fa; Tognazzi regista si rifarà in seguito alla grande…

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Tognazzi, per l'esordio alla regia, recupera i suoi sceneggiatori preferiti, Scarnicci e Tarabusi, a cui aggiunge un'aura coppia, a lungo collaudata in film precedenti: Castellano e Pipolo. Ma non è un esordio particolarmente apprezzato dalla critica, che in genere affida la recensione ai "vice". Circa le ragioni del passaggio dietro la macchina da presa, Tognazzi, all'epoca della lavorazione del film, ha dichiarato: «Purtroppo l'attore deve solo obbedire. Per tanti anni ho subito; è vero che tentavo di ribellarmi, di fare quello che volevo io, ma alla fine aveva sempre ragione il regista perche mi inquadrava a modo suo e poi mi tagliava al montaggio. Ora basta. Adesso mi giro come voglio io perché comando io. [...]».

 

 

(Ugo Tognazzi in La Fiera del Cinema, Roma, n. 10, ottobre 1961, p. 47).

 

 

 

 

 

«Tognazzi direttore di se stesso nel film "Il mantenuto". Vi da prova di moderazione, non accentrando ogni battuta e ogni "pointe" sul proprio personaggio, sfuggendo cioé al pericolo che minaccia in genere gli attori che per la prima volta si cimentano in funzione di regista. Gli sceneggiatori Scarnicci e Tarabusi gli hanno fornito un canovaccio esile, ma comunque meglio congegnato delle farsette solite imperniate sul popolare comico. [...] Accanto a Tognazzi, che stavolta appare controllato, come del resto già nel "Federale", l'avvenente Ilaria Occhini e la bizzarra Margaret Robsahm. [...]».

 

 

[Anonimo], Corriere della Sera, Milano, 3 gennaio 1962.

 

 

 

 

 

«L'esordio di Ugo Tognazzi nel campo della regia cinematografica non è stato clamoroso: ma neppure si è risolto in un naufragio. Si potrebbe dire che è stato dignitoso, ecco. Era ingenuo aspettarsi da un uomo con le caratteristiche, le capacità ed i limiti del comico cremonese, un capolavoro. Ma per la verità ci si poteva aspettare anche una serie di vecchie battute e di situazioni stantie. Aver evitato questo pericolo e senza dubbio un merito di Tognazzi. [...] Discreta l'interpretazione, oltre che di Tognazzi, di Ilaria Occhini. Brava come sempre Marisa Merlini».

 

 

Vice, Avanti!, Milano, 3 gennaio 1962.

 

 

 

 

 

«[...] Un film comico come tanti altri, con un Tognazzi [...] più umano rispetto a precedenti caratterizzazioni. Ma il film vuole essere qualcosa di più: una satira di certi ambienti che potremmo definire "pasoliniani", con un fondo di amara misoginia. Purtroppo la satira si ferma alla scenetta del sogno [...]. Il risultato è un film pulito e ovvio nel primo tempo (con qualche rara battuta indovinata), disordinato e raffazzonato al momento di tirare i fili della vicenda, di concludere. [...] Prevedibile come interprete, Tognazzi e come regista alquanto privo di personalità. Ilaria Occhini è bella, ma il regista ha preferito mettere se stesso in primo piano. Che errore!».

 

 

V.D.C. [Valentino De Carlo], La Notte, Milano, 3/4 gennaio 1962.

 

 

 

 

 

«[...] Tognazzi [...] non è mai riuscito a superare la battuta, lo sketch da avanspettacolo: è anche se talora la sua ironia appare in qualche modo graffiante, essa non è mai andata in profondità; raramente si e trasformata in satira di costume. [...] Invece "Il mantenuto", sia pure in modo monco e stentato, sia pure disperdendosi ancora nel facile trucchetto strapparisata, qualcosa dice. E soprattutto ha il coraggio di concludere in modo serio e amaro, senza nulla concedere ai compromessi abituali. [...] Tognazzi [...] non perdona nessuno [...], non "carica" il suo film di messaggi o di intenzioni: si limita, una volta tanto, a dire fino in fondo la verità, a darci un'immagine precisa delia realtà. Che il suo film zoppichi a lungo prima di trovare il "passo" adatto, non toglie nulla al merito di aver avuto questo coraggio».

 

 

F.V. [Franco Valobra], Cinema Domani, Milano, n. 1, gennaio-febbraio 1962, pp. 73-74.

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