martedì 13 agosto 2024

Due (Deux) – Filippo Meneghetti

Madeleine (Martine Chevallier) e Nina (Barbara Sukova) si amano e progettano il poco futuro che hanno davanti a loro.

il progetto di andare a vivere a Roma necessita di essere reso noto ai figli di Madeleine, ma non ha la forza di dirglielo, Nina insiste, Madeleine crolla.

un film che racconta una storia d'amore, nelle gioie e nelle difficoltà.

un gioiellino da non perdere.

buona (amorosa) visione - Ismaele



...Comincia lento, comincia canonico nonostante il tema particolare, tutto raccontato dal punto di vista della parte debole, presto lesa - quello di Madeleine, madre rosa dai sensi di colpa, incapace di lasciarsi andare (e lasciare andare) una vita familiare che di lei, pur non volendolo ammettere, non ha più bisogno. Seguiamo il punto di vista di Madeleine, e Nina la vediamo poco, in ombra, come una spalla a volte invadente, petulante, spesso eccessiva nelle sue azioni e reazioni.

La osserviamo sul pianerottolo guardandola dalla casa di Madeleine, la spiamo oltre il vetro mentre confabula con l'agente immobiliare, la sospettiamo di manipolare, approfittare, forse anche di sfruttare la fragilità dell'amante, amica e vicina di casa. Poi, però, accade qualcosa.

E l'incidente messo in campo da Filippo Meneghetti ribalta tutta la storia. Trasformando quello che poteva essere un semplice romanzo d'amore - in principio fin troppo modesto: occorre pazientare fino alla conclusione del primo arco perché la storia si inneschi, ma ne vale la pena - in un thriller dei sentimenti in cui è impossibile prevedere cosà accadrà, letteralmente, fino all'ultimo respiro delle protagoniste.


Il tema dell'amore omosessuale, e delle difficoltà "burocratiche" nel gestire la relazione - tematiche esplorate in un film affine, Una donna fantastica di Sebastiàn Lelio - montano nella seconda parte del film attraverso il rapporto con la badante, una eccezionale Muriel Benazieraf, e quello con la famiglia di Madeleine, accomunati da una stessa cifra: l'incapacità di vedere (proprio: letteralmente) l'amore fra due corpi, invisibili a chiunque gli sia estraneo.

Maestro nel padroneggiare la musica dei suoni - il gracchiare profetico dei corvi, il contrappunto emotivo della centrifuga di una lavatrice, le parole attutite filtrate da una porta - Meneghetti in questo strepitoso esordio dimostra una padronanza incredibile dei ritmi del racconto, sorprendendo lo spettatore ogni volta che la storia sembrerebbe aver trovato un approdo. Eccellenti le scelte di casting, con una Barbara Sukova emotivamente estrema e sempre credibile e Martine Chevallier, che nel suo difficilissimo ruolo mette tutto il mestiere di un'attrice della Comédie -Francaise.

da qui

 

Film di confine, d’amore e di sessualità diversa e disarmante, di conflitti psicologici che l’età aggrava perché il fisico non regge, la malattia è in agguato, la testa esplode perché vorrebbe cose che ormai non può più avere, la claustrofobia delle scene, spesso ridotte a quello che si vede da uno spioncino, l’afasia che da simbolica diventa reale, il silenzio, la chiusura, le sacche di pregiudizio e incomprensione in cui si resta chiusi mentre la vita se ne va, di tutto questo si poteva fare un film spietato, angosciante, funereo.

Questo non avviene, il sentimento dominante è una malinconia che ti prende e ti lascia molto dopo la fine, le due protagoniste si calano nella parte da grandi interpreti, il giovane Meneghetti mostra una sensibilità non comune, e non tanto per l’aver affrontato il tema della diversità che oggi in tutte le salse è diventato un nuovo luogo comune.

Il tema dominante è la solitudine, il vuoto che la vita si ostina caparbiamente a crearti intorno dopo averti illuso che così non è, che tante primavere ancora verranno ecc. ecc.

Resta una scatola di latta con foto di tempi dimenticati, restano figli che non riconosci più dai bambini amorevoli che erano, restano due appartamenti di piccola borghesia di provincia, pieni di mobili inutili.

Questo amore, così tenero, così delicato … Nina e Madeleine lo vogliono difendere. E qui il film non può che finire sulle note di Chariot.

da qui

 

 

 


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