sabato 25 maggio 2024

Lucifer - Gust Van den Berghe

Lucifero scende dal Paradiso verso l'Inferno, si ferma, forse per riposare, in un villaggio messicano. dimenticato da dio e dal mondo, un microcosmo semplice e pacifico.

Lucifero si vanta di essere un mago e diventa la star di quel villaggio, per 24 ore, amato e rimpianto.

Lupita e la sua famiglia, il fratello e la nipote Maria, sono l'obiettivo di Lucifer, che riesce anche a mettere in cinta Maria.

e poi Lucifero sparisce.

e tutto torna come prima, anzi peggio, maledetto Lucifero.

un film che non si dimentica, per diversi motivi.

buona (a tutto tondo) visione - Ismaele



 QUI il film completo, con sottotitoli


 

 

…Il plot, tratto dalla pièce omonima dell'olandese Joost van den Vondel del 1654, è molto semplice e divisa in tre capitoli: Paradiso, Peccato e Miracolo. Nella strada dal paradiso all'inferno, Lucifer (un convincente e diabolico Gabino Rodriguez) passa per un villaggio messicano prossimo al più giovane vulcano del mondo, il Parícutin (che offre anche numerosi riferimenti religiosi). Lì incontra prima l'anziana pastora Lupita (María Toral Acosta) e la nipote Maria (Norma Pablo), che gli parla della malattia del fratello di Lupita, Emanuel (Jerónimo Soto Bravo): il 60enne non riesce ad alzarsi né a camminare. 

Emanuel mente sulla malattia, affinché Lupita non abbia sospetti su gioco d'azzardo e alcol. Lucifero coglie l'occasione e finge di aver curato Emanuel sussurrandogli in un orecchio di sapere della bugia. La famiglia organizza una festa per il villaggio, chiamando i malati affinché vengano curati da colui che si professa 'un angelo'. Lucifero finisce a letto con Maria e, senza aver compiuto alcun miracolo prima di sparire, fa dubitare tutti gli abitanti (e in particolare la religiosissima Maria) della loro fede.

La tecnica Tondoscope, sviluppata dall'abituale direttore della fotografia di Van den Berghe, Hans Bruch Jr, prevede che la macchina da presa venga posta sopra un'emisfero a specchio. Ha dei predecessori nella storia della fotografia e del cinema, come la lanterna magica e il dagherrotipo. In termini tematici ha di certo senso pensare alle prime rappresentazioni della Terra come un disco, o del paradiso e dell'inferno, come quelli di Dante o di Hieronymus Bosch nel famoso I sette peccati capitali, che appartiene alla pittura rinascimentale su tondo.

E in effetti le figure al centro del fotogramma sembrano più distanti da quelle ai bordi, e, nei campi lunghi, il terreno e le persone sono distorte e occupano lo spazio esterno del cerchio, mentre il cielo è al centro – con l'inevitabile buco nero come un oblò – rendendo allo spettatore più semplice l'interpretazione filosofica del film, in qualsiasi modo desideri. 

A livello cinematografico, il titolo supera la semplice (e moralistica?) storia con potenti scene come quella nella quale Lupita, distrutta dalla colpa, si unisce ad un gruppo di prigionieri la cui penitenza è camminare in ginocchio intorno al vulcano, fino a quando uno di loro muore, e gli altri saranno assolti e liberati…

da qui

 

Lo sguardo del frate francescano (?) incombe su di noi, è una delle prime immagini che notiamo e che rimangono impresse per la loro efficacia visiva. Qui la regia è abilissima e, oltre a rovesciare ogni canone filmico e tecnico sottintendendo un preciso volere, punta ad un significato ben chiaro. Il tondo-scope usato rimanda ad una sfera, un’immagine di perfezione, ma al contempo ad un inusuale aspect ratio che volutamente, proprio come il significato dell’opera, ne ribalta ogni altro simile mai usato (come il sedici noni). L’interesse di scrupoloso studio religioso si nota da ogni inquadratura, chiarificando la già ben palese intenzione di non voler riprodurre il conflitto Bene-Male in termini iconografici o stereotipati, quanto piuttosto attraverso un intenso e profondissimo studio dell’essere in ogni sua inculcata spinta verso il credo professato. Una regia perciò fulminante che, insieme ai termini stessi dell’opera, rende quantomai arduo e complesso il cammino dello spettatore verso la completa comprensione dell’oggetto in causa, ma che al contempo ne rende straordinariamente coerente ogni aspetto ad essa attinente.

da qui

 

La actuación del elenco, excepto la de Gabino Rodríguez, deja mucho que desear, pero en parte contribuye a la estética de la película. Las exageraciones de las actuaciones hacen las situaciones cómicas y le dan un mayor valor a lo que el director trata de hacer. Junto con la actuación, el guion del director no es muy exitoso, pues tiende a ser exagerado. Se podría decir que lo mismo sucede con el guion que con las actuaciones, pues no sabemos que tanto fue a propósito y que tanto fue por falta de experiencia. Los monólogos son una de las partes más interesantes del guion, pues aunque no son naturales, sirven de una manera muy efectiva de transmitir los pensamientos de los personajes y ayudan a dar significado a los sucesos. Los diálogos al contrario se sienten forzados y con poca necesidad.

La música añade en gran parte a lo que se está creando a través de las imágenes. La música crea una tensión, una tristeza, una alegría medida. Se puede adaptar a las diferentes situaciones que suceden en la película.

La película es una joya muy especial. No se puede tomar como una película de comedia, ni drama; la película rompe los géneros establecidos. Al final nos quedamos con una película de temática controversial, pero cuyo mensaje principal es el de la vida.

da qui

 

Lucifer es una reflexión parsimoniosa sobre la duda y la creencia en la que contemplamos cómo el Diablo pervierte y desmorona los preceptos del paraíso utilizando solamente su capacidad de engaño, su astucia y su amoral interpretación del libre albedrío. La ausencia del ángel es interpretada por los habitantes como la pérdida de la gracia de Dios, abandonándolos a su suerte por una falta que no pueden identificar. Mientras la Iglesia local construye un nuevo templo que la acerque físicamente lo más posible al cielo, su pueblo se resquebraja por dentro, alejándose irrevocablemente del Señor. Por ello el último plano del filme rompe con el formato circular y retorna a una relación de imagen convencional: el sistema cerrado del paraíso se ha roto.

Van der Berghe explora el concepto de la fe a través de la duda y el resultado final es ambiguo: el planteamiento simbólico y audiovisual la hacen una propuesta única y de carácter experimental, sin embargo las actuaciones (realizadas por los habitantes reales del pueblo) no consiguen transmitir el conflicto emocional de forma consistente, lo que diluye el impacto de las imágenes en un metraje que se dilata, sosteniendo los planos con desigual éxito. A pesar de lo irregular del experimento, Lucifer a través de su entramado teórico y su original uso de la imagen nos muestra otra cara del Maligno, más astuta y enigmática que el común denominador de las representaciones cinematográficas.

da qui


 

 

QUI il film completo, con sottotitoli 

 

 

…Il plot, tratto dalla pièce omonima dell'olandese Joost van den Vondel del 1654, è molto semplice e divisa in tre capitoli: Paradiso, Peccato e Miracolo. Nella strada dal paradiso all'inferno, Lucifer (un convincente e diabolico Gabino Rodriguez) passa per un villaggio messicano prossimo al più giovane vulcano del mondo, il Parícutin (che offre anche numerosi riferimenti religiosi). Lì incontra prima l'anziana pastora Lupita (María Toral Acosta) e la nipote Maria (Norma Pablo), che gli parla della malattia del fratello di Lupita, Emanuel (Jerónimo Soto Bravo): il 60enne non riesce ad alzarsi né a camminare. 

Emanuel mente sulla malattia, affinché Lupita non abbia sospetti su gioco d'azzardo e alcol. Lucifero coglie l'occasione e finge di aver curato Emanuel sussurrandogli in un orecchio di sapere della bugia. La famiglia organizza una festa per il villaggio, chiamando i malati affinché vengano curati da colui che si professa 'un angelo'. Lucifero finisce a letto con Maria e, senza aver compiuto alcun miracolo prima di sparire, fa dubitare tutti gli abitanti (e in particolare la religiosissima Maria) della loro fede.

La tecnica Tondoscope, sviluppata dall'abituale direttore della fotografia di Van den Berghe, Hans Bruch Jr, prevede che la macchina da presa venga posta sopra un'emisfero a specchio. Ha dei predecessori nella storia della fotografia e del cinema, come la lanterna magica e il dagherrotipo. In termini tematici ha di certo senso pensare alle prime rappresentazioni della Terra come un disco, o del paradiso e dell'inferno, come quelli di Dante o di Hieronymus Bosch nel famoso I sette peccati capitali, che appartiene alla pittura rinascimentale su tondo.

E in effetti le figure al centro del fotogramma sembrano più distanti da quelle ai bordi, e, nei campi lunghi, il terreno e le persone sono distorte e occupano lo spazio esterno del cerchio, mentre il cielo è al centro – con l'inevitabile buco nero come un oblò – rendendo allo spettatore più semplice l'interpretazione filosofica del film, in qualsiasi modo desideri. 

A livello cinematografico, il titolo supera la semplice (e moralistica?) storia con potenti scene come quella nella quale Lupita, distrutta dalla colpa, si unisce ad un gruppo di prigionieri la cui penitenza è camminare in ginocchio intorno al vulcano, fino a quando uno di loro muore, e gli altri saranno assolti e liberati…

da qui

 

Lo sguardo del frate francescano (?) incombe su di noi, è una delle prime immagini che notiamo e che rimangono impresse per la loro efficacia visiva. Qui la regia è abilissima e, oltre a rovesciare ogni canone filmico e tecnico sottintendendo un preciso volere, punta ad un significato ben chiaro. Il tondo-scope usato rimanda ad una sfera, un’immagine di perfezione, ma al contempo ad un inusuale aspect ratio che volutamente, proprio come il significato dell’opera, ne ribalta ogni altro simile mai usato (come il sedici noni). L’interesse di scrupoloso studio religioso si nota da ogni inquadratura, chiarificando la già ben palese intenzione di non voler riprodurre il conflitto Bene-Male in termini iconografici o stereotipati, quanto piuttosto attraverso un intenso e profondissimo studio dell’essere in ogni sua inculcata spinta verso il credo professato. Una regia perciò fulminante che, insieme ai termini stessi dell’opera, rende quantomai arduo e complesso il cammino dello spettatore verso la completa comprensione dell’oggetto in causa, ma che al contempo ne rende straordinariamente coerente ogni aspetto ad essa attinente.

da qui

 

La actuación del elenco, excepto la de Gabino Rodríguez, deja mucho que desear, pero en parte contribuye a la estética de la película. Las exageraciones de las actuaciones hacen las situaciones cómicas y le dan un mayor valor a lo que el director trata de hacer. Junto con la actuación, el guion del director no es muy exitoso, pues tiende a ser exagerado. Se podría decir que lo mismo sucede con el guion que con las actuaciones, pues no sabemos que tanto fue a propósito y que tanto fue por falta de experiencia. Los monólogos son una de las partes más interesantes del guion, pues aunque no son naturales, sirven de una manera muy efectiva de transmitir los pensamientos de los personajes y ayudan a dar significado a los sucesos. Los diálogos al contrario se sienten forzados y con poca necesidad.

La música añade en gran parte a lo que se está creando a través de las imágenes. La música crea una tensión, una tristeza, una alegría medida. Se puede adaptar a las diferentes situaciones que suceden en la película.

La película es una joya muy especial. No se puede tomar como una película de comedia, ni drama; la película rompe los géneros establecidos. Al final nos quedamos con una película de temática controversial, pero cuyo mensaje principal es el de la vida.

da qui

 

Lucifer es una reflexión parsimoniosa sobre la duda y la creencia en la que contemplamos cómo el Diablo pervierte y desmorona los preceptos del paraíso utilizando solamente su capacidad de engaño, su astucia y su amoral interpretación del libre albedrío. La ausencia del ángel es interpretada por los habitantes como la pérdida de la gracia de Dios, abandonándolos a su suerte por una falta que no pueden identificar. Mientras la Iglesia local construye un nuevo templo que la acerque físicamente lo más posible al cielo, su pueblo se resquebraja por dentro, alejándose irrevocablemente del Señor. Por ello el último plano del filme rompe con el formato circular y retorna a una relación de imagen convencional: el sistema cerrado del paraíso se ha roto.

Van der Berghe explora el concepto de la fe a través de la duda y el resultado final es ambiguo: el planteamiento simbólico y audiovisual la hacen una propuesta única y de carácter experimental, sin embargo las actuaciones (realizadas por los habitantes reales del pueblo) no consiguen transmitir el conflicto emocional de forma consistente, lo que diluye el impacto de las imágenes en un metraje que se dilata, sosteniendo los planos con desigual éxito. A pesar de lo irregular del experimento, Lucifer a través de su entramado teórico y su original uso de la imagen nos muestra otra cara del Maligno, más astuta y enigmática que el común denominador de las representaciones cinematográficas.

da qui

 

 

 

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