lunedì 4 settembre 2023

Zardoz – John Boorman

in un libro di Marlen Haushofer, La parete, una vallata è chiusa da una invalicabile parete trasparente (se ne fece anche un bel film, qui una recensione), chissà se John Boorman aveva letto il libro.

Zardoz è un gran film, con un ottimo Sean Connery (e tanti altri bravi attori e attrici, come Charlotte Rampling), un film avventuroso e filosofico, il nome del film sarà una sorpresa, lo vedrete.

i ricchi e gli schiavi, la solita vecchia storia, e Zardoz è uno strumento di dominio.
distrutto dalla critica, neanche la sufficienza su Imdb, a me è piaciuto molto.
buona (zardoziana) visione - Ismaele


ps: sappiate che quella merda di L. Frank Baum, l’autore del Meraviglioso mago di Oz, una volta scrisse: «Per legge di conquista, per giustizia di civiltà, i bianchi sono i padroni del continente americano, e il modo migliore di garantire la sicurezza degli insediamenti di frontiera è l’annientamento dei pochi indiani rimasti. Perché no? La loro gloria è sfumata, il loro spirito spezzato, la loro virilità cancellata; meglio che muoiano piuttosto che vivere nello stato pietoso in cui sono ridotti». (citazione ripresa da La maledizione della noce moscata - Amitav Ghosh)

 

Non è un film di facile comprensione,una fantascienza adulta,antropomorfa che parla dei massimi sistemi,di immortalita' e idolatria,di popoli assoggettati dal dogma,della violenza degli elementi naturali ambientato in un lontano futuro che pero'sembra piu'un Medioevo che un futuro vero e proprio.Un film volontariamente astratto,con un Connery sempre a dorso nudo a menare le danze e una magnetica Rampling qui in una delle sue prove migliori.Non ha nulla di commerciale,anzi sarebbe necessario rivederlo per aggiungere un altro tassello alla sua comprensione,ma anche così è tremendamente fascinoso,molto anni 70 ma ancora degnissimo di visione...

da qui

 

 

Criticato, odiato, sbeffeggiato, decapitato, rimontato, rispiegato, azZARDato, strOZzato, reintrodotto, riveduto, completato, incompreso, apprezzato, divertito; il film di cui Boorman è padre al 1000 x 1000 avendo firmato il soggetto, lo script, il casting, la regia e il montaggio è un concentrato di tutti questi termini e forse anche di più visto che non è assolutamente equiparabile a un qualsiasi altro prodotto del genere fantasy prima e dopo di esso, figlio legittimo della cultura anni settanta è dominato dalla presenza carismatica di Sean Connery nella parte dello sterminatore Zed senza del quale sarebbe caduto nel dimenticatoio in cui sono confinati tutti quei film di fantascienza alternativa come “Quintet” di Altman e “Stalker” di Tarkowskji con i quali condivide si gli scenari apocalittici ma dai quali si distacca anche per ricchezza cromatica e vivacità.        

L’epoca di Zardoz è un mondo futuro nel quale pochi giovani eletti vivono dentro una cupola di cristallo impenetrabile denominata Vortex, assaporando la vita eterna, al sicuro dalla morte e a parte del segreto della ricreazione autogena, a contatto con una natura incontaminata e florida, controllati dal Tabernacolo: una entità misteriosa che potremmo identificare come un computer centrale contenitore della conoscenza in collegamento con i suoi discepoli attraverso onde cerebrali che permettono di esercitare la democrazia con votazioni coordinate ed istantanee riguardanti tutto il possibile argomentabile, dalla carta da parati alla condanna dei ribelli, dalla rivoluzione sessuale alla chiusura di ogni discussione con ipnotici sigilli e sopra ogni cosa c’è Zardoz con la sua dottrina…

da qui

 

Ispirata opera didascalica, che nel monito introduttivo (qualcosa che non è ancora accaduto, ma che potrebbe accadere!) sembra oramai già di pressante attualità, in una società in cui lo 0,1% dei migliori (di quelli che si credono tali, mentre sono di certo i più ricchi) imperversa e controlla sempre più pervasivamente uomini e natura.

Fantascienza a servizio dello spettatore. Materiale puro da riflessione etico-esistenziale circolare, che abbraccia le origini dell'umanità, e, passando attraverso il presente, il suo futuro. O i suoi possibili futuri.

 

Straordinarie le sovrapposizioni tra Zardoz e la storia che raccontano i Veda, le tavolette sumere, ma anche la Bibbia: macchine volanti condotte da esseri dotati di poteri e tecnologie sconosciuti agli umani, ma non per questo divinità.

 

L'eterno conflitto tra entità aliene al pianeta, ed esseri umani: sfruttati, falcidiati o fatti riprodurre a seconda delle necessità (e oggi osserviamo la fase di depopolamento forzato), per fungere da manodopera, o, peggio, alimentazione (energetica prima che fisica) delle elìte. Dietro maschere e trucchi tecnologici, questi falsi dei hanno controllato l'umanità da sempre, dopo averla creata con interventi di ingegneria genetica. E, per il futuro, addio riproduzione, esseri umani asessuati e apatici, sedati dalle distrazioni e dai farmaci.

 

Se Boorman avesse tirato a caso, meriterebbe il premio Nobel per la statistica, considerato quanti aspetti dell'origine e della destinazione dell'umanità ha inquadrato correttamente…

hda qui

 

 

Grande dimostrazione di come ottenere il massimo con il minimo. Boorman mette in scena una sequela di immagini di grande impatto pur disponendo di un budget modesto e trova un equilibrio miracoloso che permette al tessuto narrativo di non rimanere soffocato dall'aspetto visionario (quest'ultimo una vera delizia per gli occhi). Originale anche la trama grazie al personaggio di Zed, novello Prometeo che portando la morte agli uomini fa loro conoscere la vita.

da qui

 

Forsennato e splendido delirio sospeso tra filosofia, riflessioni umanistiche e le trovate più trash e low cost del 1973. Irresistibile Connery come l'apparentemente mutandato barbaro Zed inviato a liberare una colonia di immortali, spinto forse da qualcosa di superiore o, forse, da sè stesso. Topless di ogni tipo, cibo colorato a mo' di trip da LSD, rigurgitazioni pseudohippie... insomma, a Zardoz non manca nulla. Visto oggi, mantiene ancora una carica di originalità non indifferente, garantito restare incollati allo schermo.

da qui

 

 

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