venerdì 6 maggio 2016

Truman - Un vero amico è per sempre - Cesc Gay

la storia di un uomo che muore, con la schiena dritta, non si converte a qualche setta, non maledice il destino, sa che nella lotteria questa volta è toccato a lui.
fa i conti con le cose belle che lascia, senza inutili rimpianti, gli dispiace, certo, ma ride, anche.
è un film sull’amicizia, di quelle senza troppe parole, con sguardi e improvvisazione.
Julián (Ricardo Darín) e Tomás (Javier Cámara) sono i due grandi amici (oltre che grandi attori), mica si vedevano spesso, sapevano di esserci, però.
e quando serve, Tomás (spagnolo in Canada) prende l’aereo e va trovare Julián (argentino a Madrid).
nel film c’è l’amicizia come si deve, rispetto e vicinanza, comprensione e sincerità, così ci piacciono gli amici.
ognuno sceglie, e gli si vuol bene, anche più di prima.
non ci insegnano a morire, ognuno si arrangia.
c’è chi pensa a quello che non avrà, chi pensa a quello che ha avuto e dato, la contabilità è semplice, in teoria, nella realtà si rischia di uscire fuori di testa.
Julián decide come uscire di scena, senza ricatti e disperazioni (inutili, tra l’altro)
e poi c’è Truman.
e noi vogliamo bene a tutti e tre.
ci sono poche copie in circolazione, ma non stupitevi, lo sapete, bisogna cercare, mai accontentarsi delle polpette premasticate.
cercatelo, se potete, in spagnolo coi sottotitoli (guardate il trailer in spagnolo e doppiato, per farvi un'idea)
buona visione - Ismaele







Niente è scontato nei personaggi di Truman o nelle svolte della loro storia, eppure tutto ha un senso, è umanamente comprensibile, né mai il regista sottovaluta l'intelligenza e l'esperienza di vita degli spettatori, che (ri)conoscono ognuna delle reazioni di Tomas e Julian, fuori dai cliché del melodramma. Ricardo Darin nei panni di Julian e Javier Camara in quelli di Tomas sono straordinari e straordinariamente credibili. La loro amicizia è di quelle che tutti vorrebbero perché comporta un'accettazione totale dell'altro, manchevolezze comprese.
Gay sa capire, e raccontare, ciò di cui "c'è bisogno", non solo in punto di morte ma in corso di vita. La sceneggiatura, scritta con Tomàs Aragay, centellina le informazioni inserendole lentamente in punti precisi della storia, come ingredienti da aggiungere solo al momento giusto, con infinita delicatezza. "Sii forte", si dicono Tomas e la moglie proprio all'inizio del film, prima che lui parta per Madrid: ed è l'invito del regista, che ci vuole coraggiosi e generosi come Tomas e Julian, perché (altrimenti) quello che resterà di noi è "molto poco".
La regia e gli attori non manipolano i nostri sentimenti ma li guidano senza falsi pudori nel centro pieno della storia e nel cuore gonfio dei suoi eroi del quotidiano, centellinando le lacrime (che sgorgheranno comunque copiose fra il pubblico) e modulando l'accompagnamento musicale per raccontarci come sono fatti gli uomini, e le donne, di quali meschinità ma anche di quale grandezza sono capaci. 
Truman ci riconcilia con la natura umana, e con il cinema nella sua capacità di raccontarla.

Ricardo Darín (Julián) e Javier Cámara (Tomás), che meriterebbero davvero un capitolo a parte in virtù della loro sconfinata bravura, sono due presenze verosimili e tridimensionali, che non calcano mai la mano su alcuno tipo di sottolineatura retorica, anche nei momenti emotivamente più dirompenti, e si affidano a un realismo coinvolgente che trapela da ogni loro gesto, postura o adesione mimica alle vicende dei due protagonisti. Due attori all’europea ma animati da una passione latina per l’universo e i sentimenti dei personaggi che incarnano: Camara è spagnolo, Darin argentino, e sono entrambi il meglio che i rispettivi paesi hanno da offrire sul piano della recitazione, due autentici portenti che hanno già avuto modo di dimostrare in passato il loro talento e che in Truman diventano l’uno il contrappunto dell’altro, due speculari e complementari facce della stessa medaglia che si ritagliano di volta in volta un ruolo ben preciso, al quale lo spettatore può di volta in volta ancorarsi, affezionarsi, fino a rispecchiarsi: innanzitutto la ribellione anticonformista al dolore di Julián e il suo argine salvifico e bonario rappresentato da Tomás, che gli impedisce di sprofondare, ma anche la disperazione del primo e il compassionevole ma mai pietoso sostegno del secondo, la ruvida consapevolezza di non potercela più fare da un lato e dall’altro una delicata, accorta dose di speranza, connessa a una disillusione sapientemente screziata di ironia. E in quanto tale più vera del vero….
… un film dall’anima in levare, con alla base dei moniti che invocano forse addirittura il punto esclamativo: un inno all’amicizia, alla possibilità, al coraggio. Decisamente in quest’ordine.

La sceneggiatura, scritta da Gay insieme a Tomas Aragay, prende spunto da un’esperienza autobiografica, e la regia estremamente misurata riesce a trovare un ottimo equilibrio tra ironia e amarezza. Truman non è solo un film sull’amicizia tra due esseri umani, ma soprattutto sul rapporto tra il cane e il suo padrone. Il film, oltre ai premi già citati, ha vinto il Premio per il Benessere degli Animali dell’Associazione Veterinari di Madrid per “la grande sensibilità e realismo con cui il film spiega il legame emotivo tra una persona e il suo animale domestico e il grande impegno con cui ne ricerca il benessere”. Consiglio vivamente la visione di questo stupendo film.

La sceneggiatura non ha un solo momento di inautenticità o di furbizia (compreso l'utilizzo del cane a scopo straziante), una sola caduta di stile o di tensione emotiva, anche se quella tensione viene spesso stemperata dall'umorismo che deriva dalla profonda assurdità non già della morte, ma della vita stessa, perché ognuno vive, e muore, come può. Niente è scontato nei personaggi di Truman o nelle svolte della loro storia, eppure tutto ha un senso, è umanamente comprensibile, né mai il regista sottovaluta l'intelligenza e l'esperienza di vita degli spettatori, che (ri)conoscono ognuna delle reazioni di Tomas e Julian, fuori dai cliché del melodramma. Ricardo Darin nei panni di Julian e Javier Camara in quelli di Tomas sono straordinari e straordinariamente credibili…



2 commenti:

  1. L'abbraccio del figlio nel commiato mi ha fatto trasalire. Avrei omesso il particolare dell'ex moglie che spiega che... era preferibile il sottinteso.
    Mi è piaciuto molto, e Camara e Darin sono due garanzie.

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    1. sì, temevo una cosetta scritta per fare un po' di soldi con due attori famosi, in realtà è un film sincero ed emozionante, senza trucchetti

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