venerdì 20 maggio 2016

Money Monster - Jodie Foster


si sentono arie di Inside man, di Spike Lee, nel quale recitava proprio Jodie Foster, e de La grande scommessa, del primo la tensione di un imbroglio e di una corsa contro il tempo, del secondo il tradimento del dio denaro, dove è evidente il gioco a somma zero, chi magicamente fa crescere i soldi è l'altra faccia di chi viene rapinato.
rapina tutto legale, naturalmente, fino a prova contraria.
un thriller giornalistico-finanziario (ma, come dice Julia Roberts, non si fa giornalismo finanziario, proprio non si fa giornalismo, è solo intrattenimento, con spruzzate di finta economia, infotainment, lo chiamano), dove la televisione è un contenitore nel quale l'unica cosa importante è fare soldi, tutti, senza fare prigionieri.
Money Monster si regge sopratutto sulla grande interpretazione di George Clooney, vero mattatore del film.
non è certo un capolavoro, ma si fa vedere bene - Ismaele






....Teso, divertente, angosciante, amaro nella verità che ci propina, Money Monster funziona alla perfezione, dal primo minuto in cui ci si mostra (proprio come in The Newsroom) il dietro le quinte di una televisione non certo da premio Pulitzer, fino all'ultimo in cui l'ironia di youtube, e il senso di sconfitta, la fanno da padrone.
Nel mezzo, un racconto a più voci, con la sintonia tra George e Julia che regge a distanza di sicurezza, con auricolare ad unirli, con O'Connell disperato e confuso, con Dominic West sempre con quella faccia da sberle che tanto ci piace e con tanti piccoli comprimari e galoppini che rendono più colorata la messa in scena.
Mescolando i generi, mescolando gli stati d'animo, ne esce un film che sa ballare a ritmo di rap, sa spiegare i meccanismi sinistri dell'economia e del giornalismo, sa tenere con il fiato sospeso, incollati allo schermo.
Proprio come chi, da casa o da lavoro, segue le vicende di Lee e Kyle.
O come chi, -impensabile, eh?- ascolta o legge una lezione di economia.

In Money Monster infatti si gioca, ci si diverte a inscenare il dramma in diretta tv, come se la povertà fosse ormai diventata anch’essa una dei tanti gangli della società dello spettacolo. E, in effetti, non lo si può negare, è proprio così, ma lo è anche per via di un immaginario avvolgente e acritico, cui lo stesso film della Foster finisce per rientrare. Infatti quando si scopre che alcuni momenti della tragedia che è andata in scena sono diventati virali sui social, si capisce che nulla è serio, che tutto si ribalta in entertainment, come il film stesso e come Clooney e Julia Roberts che poi – asciugata qualche lacrima – si interrogano sul palinsesto da organizzare per la settimana successiva. Questa boutade, di un cinismo “leggero” e terrificante, viene sposata appieno dalla Foster, senza alcun distanziamento ironico (se non un minimo movimento di macchina) e senza nessuna forma di auto-accusa. L’indulgenza verso i suoi personaggi diventa allora in Money Monster indulgenza verso un mondo spietato, lo stesso che si vorrebbe (forse) denunciare.
Ma allora, se non è più il tempo del cosiddetto buonismo alla Frank Capra, né della denuncia amara e scottante alla Costa-Gavras, questi che tempi sono? Jodie Foster non ha la risposta e fa troppo poco per cercarla, cullandosi troppo nella sua beata indifferenza.

...Scritto con intelligenza e precisione, Money Monster mette in piedi un affascinante quanto ritmato spettacolo della disperazione, nello stesso identico modo con cui gli antichi romani provavano attrazione per la morte negli anfiteatri: è tutto davanti a noi, estremamente macchinoso, ma è un’esperienza totale, quasi ab-soluta dal resto. L’uomo è un animale perverso che ama assistere alle tragedie del sangue gettato perché più il dramma è amplificato (dalle telecamere, dai microfoni, dalle luci), più siamo in grado di stabilire la giusta distanza emotiva e di non sentirci responsabili. Il film allora assume il punto di vista degli autori dello show che invece di curare, assecondano la tragedia, invece di illuminare i “mostri”, mettono a fuoco le vittime del sistema; insieme alla corrente narrativa e morale, la tensione viene poi incanalata in tre interpretazioni perfette, di George Clooney (il buffone), Jack O’Connell (il martire) e Julia Roberts (la burattinaia, e che personaggio meraviglioso..). In un finale da teatro greco, con tanto di palcoscenico e colonne doriche, gli attori recitano il loro ultimo atto, intrappolati da una riflessione che abbiamo già fatto in passato e che, nonostante il trascorrere del tempo e delle crisi, pare immutata. I mostri non pagheranno mai.

Jodie Foster impone sin dalle prime immagini il grado di acuta comicità e pungente sarcasmo che verrà disposto in modo brillante ed energico nel corso di tutto il film, senza mai perdere quell’appeal di partenza. In uno dei momenti in cui si riflette su possibili soluzioni per evitare che la bomba indossata per forza di causa maggiore da George Clooney esploda, uno dei poliziotti avanza la concreta ipotesi di fare fuoco sul detonatore, in prossimità del rene sinistro del conduttore, soffermandosi sull’alta percentuale di riuscita dell’intervento militare, oltre che sulla concreta possibilità che, seppur ferito quasi mortalmente, anche Lee Gates potrebbe farcela, imponendo una sincera risata, risata che regnerà sovrana in Money Monster anche in scene adibite alla risoluzione del pericoloso problema proposto.
Jodie Foster è in grado, dunque, di mantenere il tono improntato verso una comicità serrata, funzionale ai personaggi e funzionante nonostante il realismo di una situazione di pericolo evidente, con momenti di suspense intrisi di ridicolo per un film che diverte senza perdere di vista la possibilità di riflettere sull’inconsistenza del denaro e sulle drammatiche conseguenze che si riscontrano nel momento in cui ci si accorge di tale inconsistenza.

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