lunedì 1 dicembre 2014

Wanderers - Erik Wernquist



testo tratto da "Pale Blue Dot", di Carl Sagan, che è la voce narrante del cortometraggio:

For all its material advantages, the sedentary life has left us edgy, unfulfilled. Even after 400 generations in villages and cities, we haven't forgotten. The open road still softly calls, like a nearly forgotten song of childhood. We invest far-off places with a certain romance. This appeal, I suspect, has been meticulously crafted by natural selection as an essential element in our survival. Long summers, mild winters, rich harvests, plentiful game—none of them lasts forever. It is beyond our powers to predict the future. Catastrophic events have a way of sneaking up on us, of catching us unaware. Your own life, or your band's, or even your species' might be owed to a restless few—drawn, by a craving they can hardly articulate or understand, to undiscovered lands and new worlds.
Herman Melville, in Moby Dick, spoke for wanderers in all epochs and meridians: "I am tormented with an everlasting itch for things remote. I love to sail forbidden seas..."
Maybe it's a little early. Maybe the time is not quite yet. But those other worlds— promising untold opportunities—beckon.
Silently, they orbit the Sun, waiting.
da qui

Nonostante tutti i suoi vantaggi materiali, la vita sedentaria ci ha lasciati nervosi, insoddisfatti. Anche dopo 400 generazioni nei villaggi e nelle città, non abbiamo dimenticato. La strada aperta chiama ancora dolcemente, come un canto quasi dimenticato dell'infanzia. Puntiamo luoghi lontani con un certo romanticismo. Questo richiamo, ho il sospetto, è stato meticolosamente modellato dalla selezione naturale come un elemento essenziale per la nostra sopravvivenza. Estati lunghe, inverni miti, raccolti ricchi, abbondante cacciagione - nessuno di loro dura per sempre. È al di là dei nostri poteri per predire il futuro. Gli eventi catastrofici hanno un modo subdolo di agire su di noi, di coglierci di sorpresa. La tua vita, o quella del tuo gruppo, o anche quella della tua specie potrebbero essere dovuti a poche persone inquiete - spinte da un desiderio che difficilmente possono articolare o capire, di terre sconosciute e nuovi mondi.
Herman Melville, in Moby Dick, ha parlato per viandanti di tutte le epoche e meridiani: "Io sono tormentato da un desiderio senza fine per le cose lontane. Amo navigare mari proibiti..."
Forse è un po’ presto. Forse il tempo non è ancora arrivato. Ma quegli altri mondi, opportunità promettenti  e non dette, ci chiamano.
Silenziosamente, orbitano attorno al Sole, in attesa.
(la traduzione, imperfetta, è solo mia)

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