tanti attori che di solito sono protagonisti qui fanno delle piccole parti, e le fanno benissimo, contribuiscono alla riuscita del film, merito di Anton Corbijn, naturalmente, mica è facile far convivere tante stelle e metterle al servizio di un'opera corale.
ci sono i buoni e i cattivi, la politica e i servizi segreti, che qui indagano con intelligenza, mentre la polizia, braccio del governo non brilla per intelligenza, ma solo per forza bruta.
Philip Seymour Hoffman è un perdente, la ragione di stato vince, come insegna la storia di Nicola Calipari.
non ci si annoia un minuto, e di attori come Philip Seymour Hoffman non ce n'è molti.
vogliatevi bene, il cinema vi aspetta - Ismaele
…La spia non
è un film perfetto, tutt'altro: soprattutto nella prima parte – quando si
devono definire le dinamiche interne ai servizi segreti e le traiettorie delle
indagini – la scrittura si dilata e rallenta il fluire del racconto, che invece
si fa più incalzante e avvincente nella seconda metà, quando la complessa
struttura ormai definita comincia a ingranare. Tuttavia Corbijn si dimostra
abile nel confrontarsi con il genere, realizzando una spy story dall’impianto
classico e solido, non particolarmente originale ma capace di trovare la sua
forza soprattutto nelle interpretazioni di un ottimo ed eterogeneo cast,
capitanato da Philip Seymour Hoffman, carismatico e magnetico anche nei panni
di un agente segreto combattivo ma profondamente disilluso. Il suo Günther
Bachmann è protagonista non solo perché il suo ruolo è centrale nello sviluppo
della narrazione ma perché racchiude e condensa in sé i pilastri su cui si
articola il racconto: professionalità, dedizione, sacrificio, sconfitta – a
prescindere da quelli che saranno gli esiti dell’indagine condotta ad Amburgo
su cui è incentrato il film. Un uomo grigio e silenzioso, paziente e
inesorabile, abituato a vivere e operare nell’ombra, ad essere burattinaio e
marionetta al contempo (non stupisce quindi la profonda empatia che il
personaggio prova per i “piccoli pesci” cui incappa nel corso delle sue
indagini): con la consueta intensità che è cifra distintiva della sua carriera,
Hoffman valorizza ogni sfumatura del suo personaggio, dalla testardaggine
all'amarezza, sottolineandone la fatica e la determinazione, la lucidità e la
partecipazione emotiva, confermandosi interprete sensibile e intelligente. E
malgrado sovrapporre il cinema a ciò che accade fuori dallo schermo sia e resti
profondamente sbagliato, il finale de La spia, in
tutta la sua asciuttezza ed essenzialità, sembra tagliato su misura per
accompagnare il definitivo saluto a uno dei più grandi attori della sua
generazione.
Enfin voici qu’un roman de John Le Carré
("La Maison Russie", "La Taupe") trouve une
traduction cinématographique de qualité, disposant à la fois d’une intrigue
palpitante et de personnages travaillés, tout en donnant à voir l’essence du
métier d’espion, et la terrifiante complexité d’un panier de crabe
international. Car le personnage de Philip Seymour Hoffman, chef d’un bureau
d’investigation efficace, se retrouve en position de manipulateur autant que de
manipulé, portant ses propres casseroles et un certain sens éthique, derrière
celui du devoir…
…Hoffman, el Günther Bachmann de Le
Carré, es un pulmón infatigable: se fuma la vida, directamente. Bebe whisky y
fuma y anhela una victoria, su venganza particular, frente a los compañeros
estadounidenses. Se la jugaron tiempo atrás en una operación de gran
importancia. A Hoffman lo rodean personalidades reconocibles: Nina Hoss, Willem
Dafoe, Robin Wright (de morena y con el pelo muy corto, igualmente preciosa aun
con asexuado giro estético), Rachel McAdams, Daniel Brühl... Una modélica
cohorte al servicio de un thriller que triunfa, sobre todo, exponiendo con
claridad y concisión cada detalle incriminatorio. No hay ganas de enredar. Muy
al contrario, el guión de Andrew Bovell se rinde a la palabra dicha en el
momento justo, bajo un cielo gris zona IV casi III que condimenta los silencios
de unos personajes sobrios y sombríos, y una tensión con ramalazos de otro cine
genuinamente radical. Que apenas si mira por el retrovisor. Que frena, se baja
y nos deja plantados en los asientos traseros del Mercedes. Que busca y
desentierra las raíces para certificar su nivel de putrefacción.
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