lunedì 17 novembre 2014

What Richard Did – Lenny Abrahamson

all'inizio il film è un po' noioso, ragazzi che bevono, chiacchierano, flirtano con ragazze, se resisti, e devi resistere, il film prende quota.
succede quello che non doveva succedere e Richard (e tutti) si trova a sostenere quel peso da solo,o quasi.
il padre è Lars Mikkelsen, bravissimo (fratello del più famoso Mads).
è un film che mi ha ricordato molto "Boy A", l'occhio del regista è per un "colpevole", che diventa "vittima" (con tutte le differenze del caso).
non adatto per chi guarda solo le favole - Ismaele






…il peso sempre più insopportabile di un groppo in gola che lentamente ti soffoca, ma che pian piano riesce ad essere ingoiato nel sotterfugio e nella menzogna. E la morte rimane anonima, nonostante la volontà di costituirsi sfiori il giovane, quantomeno per placare l'angoscia interiore che brucia dentro e riesce a tratti ad invadere lo spettatore: aspetto positivo quest'ultimo, segno di una regia coinvolgente e di una scrittura che lascia il segno, qualità in entrambi i casi per nulla scontate…


 C'est lors dans la deuxième partie, une fois l'irréparable commis, que Richard se révèle, que l'histoire prend toute son ampleur en évoquant l'éloignement de ses amis, les doutes de sa famille. Lars Mikkelsen, qui joue le père de Richard démontre en une seule scène qu'il n'a rien à envier au talent de son petit frère Mads. Confronté aux conséquences d'une situation qui pourrait bien compromettre son avenir, Richard cherche une porte de sortie mais se confronte à un choix moral et les multiples ellipses bien senties d'Abrahamson laisse une incertitude loin d'être désagréable face à un film aussi élégamment maitrisé.
da qui


…La solida scrittura di Malcolm Campbell e lo sguardo acuto del regista sono sottilmente malinconici, senza tuttavia scadere mai in una ambigua empatia o nella deriva pedagogica o in inutili psicologismi. La narrazione risulta ricca di sfaccettature e accumula progressivamente motivi e dettagli. Mescola sapiente descrizione ambientale, vertigine drammatica e calma angosciante, grazie ad un abile gioco di inquadrature e di montaggio. Le relazioni tra i personaggi sono complesse, ma non artificiose…


…Abrahamson condemns Richard’s act of stupidity (which I won’t describe here) but not Richard himself, precisely because we see him suffer, not through guilt rather shame. As parents and teachers sometimes say to children, ‘you let yourself down.’ Shame is a valid form of self-mortification if you feel it truly, rather than guilt which is iterative. Guilt should apply to pre-meditated acts; shame, which Richard feels, is for excessive force, going too far. The film invites us to think about how we process the injuries that we cause to others…


Un film sull'assunzione di responsabilità, e sulla solitudine che l'uomo vive quando deve affrontare autonomamente decisioni cruciali per la propria esistenza. Un film importante, rigoroso, bilanciato giustamente fra compartecipazione e sguardo distaccato. Una fotografia netta e limpida, una camera spesso fissa e dai movimenti sull'asse. Una regia discreta che lascia spazio agli attori. Un montaggio invisibile per far spazio alla storia…

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