lunedì 27 novembre 2023

La chimera – Alice Rohrwacher

il cinema di Alice Rohrwacher è sempre un cinema dalla parte degli ultimi, La chimera è un'epica dei poveracci tombaroli, ai quali restano le briciole delle ricchezze che portano alla luce; i ricettatori, gente rispettabile, sfruttano i tombaroli, senza correre i loro rischi.

si racconta la storia di un gruppo di poveri emarginati, nelle campagne di un paesetto toscano (in realtà il film è girato a Blera, in provincia di Viterbo), ricco di tombe etrusche.

si rivede in scena un'anziana Isabella Rossellini, in una parte di ricca decaduta, in attesa di una figlia ormai morta, circondata da figlie serpenti, che aspettano solo che schiatti, o che almeno sia rinchiusa in un ospizio, per rubare meglio.

il paeseggio è quello di un territorio (o una nazione?) con un grande avvenire dietro le spalle dove l'offerta lavorativa è quella dell'operaio in una fabbrica chimica, che avvelena l'ambiente, lavoratori e abitanti compresi (la Toscana è una delle regioni più inquinate dai Pfas).

alla fine, come dopo una tragedia epocale, una comunità di donne e bambini potrà far rinascere la speranza di una vita degna.

il film è in una settantina di sale e merita di sicuro la visione - Ismaele


 

 

Temi e suggestioni sono notevoli, spesso però da inseguire nella lunga elaborazione del lutto che in qualche maniera racconta il film. Nel quale sembrano esserci troppe deviazioni e parentesi, troppi film nel film, linee narrative (geniale e felice quella del cantastorie che appare a più riprese) che si intrecciano alla principale. Effettivamente come accade nella vita, di tutti noi, che si interrompe, riprende, cambia direzione, e spesso si ferma a seguire altre suggestioni, possibilità o urgenze.

Anche lo stile, è quello proprio della regista, che torna a utilizzare le tonalità tanto amate e a guardare verso i diseredati, gli innocenti loro malgrado, la natura e le sue creature. Una comunità ideale nei quali perdono di senso i confini, tanto spaziali quanto temporali, e le regole, dell’uomo e di una società che non ha rispetto di nulla e nessuno. Nella quale non è banale che siano le donne a offrire e cercare un’alternativa, e a mostrare – come detto dalla stessa Rohrwalcher – una attitudine diversa nella costruzione delle cose, che dia loro una vita nuova. Una donna apre e chiude il film, d’altronde, a una donna è affidato il colpo di scena del plot, donne diverse caratterizzano il percorso esistenziale di Arthur, dall’Italia di Carol Duarte alla Flora di Isabella Rossellini, in un ruolo di poca presenza ma di indubbio peso…

da qui

 

…La parte che colpisce di più del film di Alice Rohrwacher è senza dubbio quella finale, che tira molto bene le somme di quanto mostrato in precedenza. In una sequenza toccante e visivamente sorprendente, il confine tra vita e morte si confonde definitivamente, chiudendo l’arco narrativo del protagonista nell’unico modo possibile.

Di scene particolarmente affascinanti nel corso di quest’opera ce ne sono diverse, momenti che rimangono impressi e a cui si ripensa anche a visione ultimata: tra questi ricordiamo quella del viaggio in treno di Arthur e dei tombaroli, in cui il protagonista si ritrova a chiacchierare con anime alla ricerca del loro corredo funerario saccheggiato, o quello della scoperta della statua delle divinità etrusca, in una camera dipinta le cui meraviglie sono rimaste sigillate per millenni. Ma a cui basta pochissimo, l’aria del presente e l’arrivo delle mani avide dei tombaroli, per essere rovinate per sempre.

da qui

 

 

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