lunedì 24 novembre 2014

Due giorni e una notte – fratelli Dardenne

'homo homini lupus' potrebbe essere il sottotitolo del film.
un tempo il padrone decideva cosa fare, adesso il datore di lavoro, che è democratico, lancia una polpetta avvelenata, nascondendo la mano, e i gladiatori (i lavoratori, volevo dire) dovranno scegliere cosa fare.
il film è nella corsa di Sandra per cercare di salvare il suo posto di lavoro, e bisogna metterci la faccia, ancora i lavoratori non sono macchine, si può parlare, ancora.
gli operai sono immigrati o figli di immigrati, in ogni caso sono la parte debole e povera della società, la lotta di classe non esiste, la solidarietà forse, ognuno abbassa la testa e tira a campare, finché dura. 
che Sandra costringa ciascuno a esprimersi, a guardarla negli occhi, comunque vada, è antipatico e necessario, come lo è questo film - Ismaele





Il film è di quelli che resteranno, per la sua capacità di centrare con precisione chirurgica e assoluta lucidità il problema di tutti i problemi di questo presente, di questa Europa, overossia il lavoro, la fatica di trovarlo quando non lo si ha, la paura di perderlo quando lo si ha, la crisi economica, la sua squassante ricaduta sulla vita, i corpi, le menti della gente. Film troppo didascalico? troppo a tesi? Ma vogliamo scherzare? I Dardenne non son mica dei rozzi agit prop, non son mica figli del cinema politico a una dimensione e dal pensiero unico. Le loro idee ce le hanno e ce le comunicano chiare e forti, ma sono bravi, molto bravi, nel genere sono i migliori di tutti. Per la semplice (anzi complessa) ragione che i Dardenne Brothers sono dei meravigliosi storyteller, dei narratori sublimi che sanno come arpionare lo spettatore, non mollarlo più, coinvolgerlo e interessarlo al loro, ebbene sì, messaggio…

…Altroché film neorealista neopalloso. Questo dubbio fa assumere al film dei Dardenne quasi i contorni di un thriller, capace di tenere incollati allo schermo dall'inizio alla fine. Oltre che un thriller, Due giorni, una notte assume anche i contorni del survival. No, non siamo dalle parti di The Walking Dead, per fortuna. Per mostrarci la crudeltà e la volontà di sopravvivenza degli uomini non è necessario usare la scontata e abusata metafora degli zombie. Basta mostrare il mondo di oggi, così com'è. Il tal senso, il neorealismo può essere molto più agghiacciante di qualsiasi horror o pseudo horror di sorta.
Mentre guardo la nuova pellicola dei Dardenne mi domando cosa farei io al posto di Marion Cotillard. Avrei l'umiltà di andare di porta in porta a chiedere il voto alle persone? Lei riesce a farlo, ma non con la faccia da culo del politico di turno. Lo fa perché è tutto ciò che le resta. Quella è la sua ultima speranza per tenersi il lavoro…

…Due giorni, una notte è più una dichiarazione d'intenti che un film vero e proprio (per il quale forse era meglio scomodare Ken Loach), sospeso a metà tra il cinema di denuncia e l'opera affabulatoria e semi-ricattatoria verso lo spettatore, ma fatta comunque nella più indiscutibile buona fede. Novantacinque minuti in cui il rigore morale della pellicola non viene mai meno, pur riconoscendone i difetti di cui sopra, e dove la sua splendida protagonista risulta davvero efficace e convincente: trovo assurde e pretestuose le critiche all'eccessiva (?) bellezza della Cotillard, come se le giovani donne operaie dovessero essere per definizione tutte brutte, sporche, cattive e incazzate... la Cotillard, sempre vestita in jeans e canottiera, senza un filo di trucco, capacissima di passare da un timido sorriso di speranza alla disperazione più cupa, dimostra ancora una volta di essere una delle migliori attrici del momento, nonchè perfettamente adattabile al film e allo stile dei Dardenne

…Al igual que hicieron los neorrealistas italianos durante la posguerra, Jean-Pierre y Luc Dardenne pretenden mostrar (tras una guerra muy diferente: la económica), con total verosimilitud, la realidad cotidiana. Esas imágenes que vemos a diario en las noticias, y de las que apartamos la mirada conscientemente como quien evita pensar en una grave enfermedad, “eso no me pasará a mí”, son ahora mostradas mediante una estructura semántica que resulta lo más natural posible, con un estilo formal, directo y sin imposturas ni manipulaciones técnicas o estéticas.
Cámara en mano, como es habitual en ellos, los hermanos Dardenne logran captar la esencia del sufrimiento y la desesperación que se genera en las clases sociales más desfavorecidas, y lo consiguen sin un sutil acompañamiento sonoro, ni emotivas canciones, ni tan siquiera con recurrentes puestas de sol que interfieran en la emisión de un mensaje lo suficientemente claro y contundente por sí mismo…

Nei suoi continui spostamenti porta a porta Sandra opera una "votazione itinerante" in cui l'azienda per una volta non può osservare. Il suo sforzo conduce i colleghi ad una dimensione intima, confidenziale. Sandra restituisce loro il potere della scelta etica. Il cuore del nuovo film dei fratelli Dardenne va individuato qui, e filtra attraverso lo sguardo di Sandra verso i colleghi. La sofferenza che esprime non è autocommiserazione ma dignità. Si fa largo la percezione del senso di vari termini spesso demagogici, abusati e persino fastidiosi, come la solidarietà…

…Che dire ?
Che il proletariato , o meglio che raccontare il proletariato si addice più a un Loach che ai Dardenne?
Oppure che è meglio che tornino veramente alle origini e non le simulino in questo one woman show che si trasformerà sicuramente in un ottimo veicolo promozionale per la Cotillard ma meno per il loro cinema?
Eppure non riesco a voler male a questo film, ripeto, per me una delusione abbastanza cocente, come non riesco a voler male ai Dardenne e men che meno a Marion Cotillard che continuo a considerare una dea scesa in terra…

Il est toujours surprenant de se rendre compte à quel point les frères Dardenne ont cet indéniable talent de toujours sortir d'idées simples de grands films échappant contre toute attente aux écueils dans lesquels ils pourraient tomber. "2 jours, 1 nuit" ne déroge pas à ce constat et, pourtant, il y a bien un côté répétitif dans cette quête de solidarité durant près d'une heure trente. Rien n'y fait, la simplicité et l'approprié naturalisme avec lequel les réalisateurs belges s'emploient à filmer une Marion Cotillard très convaincante dans ce rôle de femme au bord de la rupture devant pourtant se battre pour conserver son emploi nous emporte aussitôt. Elle aurait pu pécher par excès, mais l'actrice parvient à rester sur le fil de la crédibilité tout du long avec ce rôle loin d'être simple à interpréter…
  
perdant leur radicalité et sans parvenir, malgré leur tentative, à se renouveler, les frères Dardenne proposent un film peu convainquant qui se veut néanmoins profondément humain et humaniste.

Un film passionale, dunque, ed imperfetto ma cui è impossibile non voler bene, costruito attorno ad una protagonista fragile ma determinata come solo chi è abituato a lottare può essere a mantenere quello che, al giorno d'oggi, è diventato un vero e proprio lusso: un posto di lavoro fisso…
da qui

8 commenti:

  1. Non conoscevo questa pellicola ..grazie Francesco, come sempre d'altronde...
    Non lo perderò di vista!
    Un abbraccio forte!

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  2. Grazie per essere passato e per aver linkato il mio commento estrapolandone il concetto - per me - cardine. Fa sempre grande piacere ricevere la lettura con attenzione dei muri di parole, come i miei. Ti rispondo qui: sinceramente non ricordo lo stile della camminata finale (ho visto il film ad agosto ormai) e senz'altro non avevo colto un nesso. Posso solo ribadire che il finale di L'enfant, de Il figlio e di Rosetta e de Il ragazzo con la bicicletta mi hanno commosso, quello de Il matrimonio di Lorna mi ha colpito allo stomaco e quello de La Promesse mi ha lasciato senza fiato (il lavoro sul linguaggio non verbale è straordinario. Finalmente Igor si libera del comandamento del padre e mantiene il contatto visivo con Assita). Il finale di questo ultimo film invece l'ho trovato più "convenzionale", termine da prendere con le pinze trattandosi dei Dardenne. Però il film nel complesso mi ha convinto per lunghi tratti, e soprattutto mi ci sono ritrovato immerso - l'aspetto più importante. Marion è splendida. Grazie ancora

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    1. Marion Cotillard è bravissima, come sempre.

      i passi finali mi hanno fatto pensare a un finale ottimista, si passa, indenni, attraverso quel calvario, si rinuncia all'offerta avvelenata, e si ricomincia più forti, più temprati.

      convenzionale rispetto agli altri film, con finali terribili. sia qui che nel film precedente, appare un po' di sole, sarà la vecchiaia, ma non è fuori luogo.

      a risentirci per i prossimi film:)

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  3. Questo film e la sua protagonista hanno un dignita` cosi` umana e magnifica che non si puo` non adorarlo. Io l'ho trovato perfetto. Ancora una volta i Dardenne hanno dimostrato di saper mostrare la realta`, quella brutta, con una delicatezza e una naturalezza impeccabili!

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    1. e poi la forza di poter guardare in faccia i colleghi, e parlare loro, è una cosa semplice e straordinaria, poi ti dà la forza per camminare verso il futuro, l'avvenire, più forte dentro.

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