sabato 1 giugno 2024

Il cecchino - Michele Placido

un polar italo-francese, con attori bravi, con un buon ritmo, ma non riesce a coinvolgere troppo, il film si perde un po', qualche storia di troppo, senza il tempo per svilupparle.

comunque si vede bene, senza essere un capolavoro.

buona visione - Ismaele

 

 

QUI il film completo, su Raiplay

 

 

Una qualità sulla quale pesa una sceneggiatura - ricordiamo che "Le guetteur" è un lavoro su commissione - sbilanciata quasi subito da un interesse eccessivo nei confronti di personaggi e situazioni che, paradossalmente nell'intento di alzare la posta in gioco spingendo l'acceleratore sul gore e sull'horror, finiscono per produrre il risultato inverso, facendo perdere alla storia credibilità, compattezza e tensione. Così ad un certo punto capita che il personaggio di Kaminski, funzionale per ineluttabilità e linee d'ombra ad un genere come il "polar" che di essi si nutre, venga messo in secondo piano, e sostituito in chiave psicologica e di meccanismi interni, da derive patologiche e melodrammatiche introdotte dal personaggio di Oliver Gourmet, che portano "Le guetteur" nei territori della mostruosità da serial killer e di personaggi alla Hannibal Lecter. Ed a nulla vale che il film lambisca nell'accennato duetto tra Mattei e Kaminski quello di De Niro e Al Pacino del mitico film di Michael Mann. Ci vorrebbe un altro spessore e ci sarebbe bisogno di un'altra storia, mentre in un calderone del genere anche le interpretazioni di attori come Mathieu Kassovitz e Daniel Auteuil per non dire dei nostri Luca Argentero e Violante Placido finiscono per perdere consistenza, consegnandosi ad un risultato che è un'occasione persa un po' per tutti, soprattutto per chi dovrà pagare il biglietto.

da qui

 

Durante una rapina organizzata dal latitante italiano Luca Argentero, gli uomini del commissario Mattei (Daniel Auteuil: il nome è un omaggio a Melville) sono neutralizzati da un cecchino, Mathieu Kassovitz. La cui avvocatessa, ex amante, viene fatta a pezzi da un serial killer. Saranno mica costretti, poliziotto e fuciliere/rapinatore, a collaborare per scoprire il feroce assassino? Rutilante come al solito, Michele Placido sbarca a Parigi e si dedica al polar con le facce giuste (al solito maestoso Olvier Gourmet) e le atmosfere nero pece. Come spesso capita ai film del regista, è la troppo satura sceneggiatura (in questo caso scritta da Cédric Melon e Denis Brusseaux) a creare confusione. Si intrecciano tre storie: quella di Kasso, le gesta del serial killer (ma si capisce quasi subito chi è) e una terza legata alla morte del figlio di Mattei, “corpo speciale” in Afghanistan. Carne al fuoco tantissima, se si aggiungono gli accenni alla liaison d’amore fuorilegge tra Argentero e Violante Placido, per 89 minuti di film. E tuttavia il divertimento non manca, perché Placido sa girare bene le scene d’azione (ottima la camminata finale di Gourmet con Auteuil che spara dal tetto) e ci mette cuore, avvolgendo di tonalità melodrammatiche molte situazioni. Il regista si ritaglia uno squisito cameo con la signora della porta accanto, non accreditata ma adorabilmente armata.

da qui

 

Placido confeziona a regola d’arte lavorando su ritmo, tensione e cattiveria, dimostrandosi buon conoscitore della materia e autore attento ad un intrattenimento maturo e poco consolatorio. Non tutto è ineccepibile, i meandri più oscuri dello script hanno troppe coincidenze, la componente femminile è relegata al solo ruolo di vittima e alcuni personaggi sono solo abbozzati (uno per tutti, quello di Argentero). Nel complesso però “Il cecchino” fila via come un proiettile, ben sostenuto dalle energiche prove di star d’oltralpe come Auteuil e Kassovitz. Un buon esempio di prodotto cosmopolita ed esportabile. Da incentivare e preservare.

da qui

 

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