mercoledì 12 giugno 2024

Domenica, maledetta domenica - John Schlesinger

nella "civile" Inghilterra, e non solo, negli anni '70, fu uno scandalo.

mostrare omosessuali senza giudicarli dei mostri fu veramente un colpo da maestro, con attori bravissimi.

Alex e Daniel si dividono l'amore dello stesso uomo, non essendo capaci di averlo in maniera esclusiva.

loro sanno tutto e sopportano la situazione, anche se vorrebbero di più, ma non è nelle loro corde pretendere e costringere, sono soli e rassegnati.

soffrono, ma non riescono a uscirne, un po' di amore è meglio di niente.

le ultime parole di Daniel davanti alla cinepresa sono memorabili.

un film da non perdere, promesso.

buona (sofferta) visione - Ismaele


ps: appare per pochi secondi Daniel Day-Lewis, bambino teppista.

 

 

QUI il film completo, in italiano

 


Quello che appassiona è lo studio dei personaggi, la loro inquietudine, quella che in realta' è la loro solitudine sempre presente ma che è messa a nudo solo con la partenza dello scrittore. Uno stile piu' mansueto rispetto agli scarti umorali e stilistici del free cinema inglese lo fa distinguere da altri titoli inglesi del periodo, a firma di Lindsay Anderson o Tony Richardson. Ma la forza di risollevarsi è la stessa, il parlare di certi temi a cuore aperto (come l'omosessualita' dichiarata dei due protagonisti maschili) riporta alla mente quella stagione cosi' feconda artisticamente. I protagonisti danno tutti una straordinaria prova di loro stessi...

da qui

 

Un film stupendo che non tramonterà mai come esempio di realismo e poetica cinematografica.

Schlesinger in formissima dopo i successi di Midnight Cowboy che gli avevano dato fama mondiale affrontava un'opera intimista che visti i temi trattati appariva molto difficile da realizzare ma che meglio non poteva riuscire: 9 giorni di vita vera senza cadere mai nella commedia o nel dramma rimanendo a contatto con i tre magnifici protagonisti quando si svegliano ed aprono gli occhi, quando si dedicano al lavoro e poi staccano, quando affrontano le azioni del quotidiano, quando si amano il tutto diretto con una grande leggerezza concedendo spazio ai silenzi, agli sguardi malinconici ai particolari.

La sceneggiatura matura di Penelope Gillat parlava di un uomo annoiato che si divideva fra un dottore non più giovanissimo ed una donna che aveva un matrimonio fallito alle spalle, Schlesinger reinventò il personaggio centrale del triangolo in un giovane ambizioso inventore per cui la doppia relazione non è un'ancora di salvezza alla solitudine, ma la consapevolezza di una emancipazione sempre più crescente in una generazione diversa per cui nascondere la propria sessualità non è più obbligatorio al contrario degli altri due estremi più avanti con l’età e costretti sempre a scontrarsi con le pressioni dei familiari e quindi con vecchie regole sociali. L’omosessualità non è più raccontata con timore ma con rispetto ed intelligenza.

Fece epoca il bacio fra Head e Finch ma anche il finale quando la Jackson e Finch si incontrano in quella maledetta domenica è indimenticabile.

Un grandissimo film che viene più apprezzato oggi che alla sua uscita

da qui

 

Rispetto alle due opere altrettanto importanti e straordinarie firmate da Dearden e Richardson che sono le più “affini”, il film di Schlesinger “osava” indubbiamente molto di più (vedi il bacio appassionato fra Peter Finch e Murray Head che tanta indignazione suscitò nei benpensanti): non si era infatti praticamente mai visto qualcosa di così esplicito in un film non di nicchia destinato al grande pubblico, e fu di conseguenza scambiato per una provocazione, mentre intendeva essere tutt’altro che una forzata e voyeristica esibizione. Quel “gesto” appassionato ma casto, è infatti l’elemento qualificante che caratterizza l’opera, e come tale, non poteva che essere esposto in assoluta evidenza, ma solo al fine di far percepire la corrispondenza di un sentimento naturale che si estrinseca con le stesse forme partecipative sia nel rapporto uomo/donna che in quello fra due persone dello stesso sesso. Il rifiutarlo con tanta cocciuta e becera determinazione, fu dunque a mio avviso un tentativo estremo di difesa della società bigotta e conservatrice finalizzato a esorcizzare la sua paura del “diverso”.

C’è da domandarsi semmai come il regista sia riuscito a far approvare tale concessione (anche da parte dei due attori impegnati nella performance che furono davvero molto coraggiosi non solo nell’accettare, ma anche nel rappresentare con assoluta veridicità e trasporto, quel momento cruciale dell’intera pellicola). Credo (ma è una mia opinione personale) che questa fondamentale “libertà” gli sia stata accordata in virtù del clamoroso successo internazionale ottenuto dalla sua precedente fatica girata in America (e mi riferisco a Midnight Cowboy -Un uomo da marciapiede) che già sviluppava tematiche abbastanza particolari anche se maggiormente concentrate sul rapporto di amicizia e di mutuo soccorso di due emarginati fuori dagli schemi.

Quello che è importate comunque, è il fatto che qualunque sia stata la ragione, Schlesinger ha avuto così l’occasione di fare un film in fortissimo anticipo sui tempi tornando a parlare (ma allargando notevolmente l’orizzonte) delle relazioni umane e delle loro complicanze, mettendo così di nuovo a fuoco una questione spesso centrale nel suo cinema a partire dalla sua opera d’esordio A Kind of Loving – Una maniera d'amare, e cioè che non sempre (o addirittura quasi mai) queste alla fine – e soprattutto quando riguardano la sfera sentimentale - collimano perfettamente con l’idea astratta che ci si è fatti di ciò che dovrebbe essere inteso come “amore”.

Sarà stata dunque questa presunta "temerarietà dell'assunto" a spiazzare un pubblico preso di contropiede e a indurlo al rifiuto soprattutto in America? Per la verità non è che in patria (l’Inghilterra) gli sia andata molto meglio non solo come incassi, ma anche come critica, una parte della quale definì il film un’analisi abbastanza superficiale di un rapporto a tre aggravato da un’insolita e perniciosa pulsione omoerotica, liquidando di fatto con pochissima indulgenza un’opera che nonostante i tanti “no”, non tardò molto a diventare un piccolo “cult” da venerare. 

da qui

 

…It is with the two older characters that we get to the core of the movie. In a world where everyone loses eventually, they are still survivors. They survive by accommodating themselves to life as it must be lived. The doctor, for example, is not at all personally disturbed by his homosexuality, and yet he doesn't reveal it to his close-knit Jewish family; maintaining relations-as-usual with them is another way for him to survive. The woman tells us late in the film, "Some people believe something is better than nothing, but I'm beginning to believe that nothing can be better than something." Well, maybe so, but we get to know her well enough to suspect that she will settle for something, not nothing, again the next time.

The glory of "Sunday Bloody Sunday" is supposed to be the intelligent, sophisticated -- civilized! -- way in which these two people gracefully accept the loss of a love they had shared. Well, they are graceful as hell about it, and there is a positive glut of being philosophical about the inevitable. But that didn't make me feel better for them, or about them, the way it was supposed to; I felt pity for them. I insist that they would not have been so bloody civilized if either one had felt really deeply about the boy. The fact that they were willing to share him is perhaps a clue: They shared him not because they were willing to settle for half, but because they were afraid to try for all. The three-sided arrangement was, in part, a guarantee that no one would get in so deep that being "civilized" wouldn't be protection enough against hurt…

da qui

 

…Esta película pertenece específicamente al nicho de películas que en su momento causaron sensación, pero ahora son consideradas “passé”. Sin embargo, eso no impide que sea una de las cintas británicas más interesantes de la historia – si tomamos en cuenta el clima histórico y el país. Filmada en el otoño de 1970, esta cinta la realiza Schlesinger cuando ya es un cineasta consumado: Midnight Cowboy había obtenido un Oscar como mejor película – algo inaudito, ya que era clasificación “X” y trataba (aún si lo hacía de un modo muy sutil) acerca de homosexuales-, y con filmes como Billy Liar y Darling había expuesto aspectos de Inglaterra que no habían conocido la crudeza de su cámara casi documental: en la primera, el tema son las inquietudes juveniles de un muchacho rebeldón y en la otra muestra cómo una trepadora social pasa de la clase media a la aristocracia de cama en cama... pero básicamente es una buena chica.

Basado en un guión de Penélope Gilliatt, celebérrima crítica de cine para el New Yorker y el London Observer y ex esposa del famoso dramaturgo John Osborne, Sunday, Bloody Sunday – y no, de ella no tomó U2 el título de su canción, sino de los disturbios del 30 de enero de 1972 en Irlanda del Norte- cuenta la historia de siete días en las vidas de tres personajes y cómo éstas se entrelazan. De hecho, el slogan de la película era: “It’s about three gentle people. They will break your heart.”

Cuando inicia la película, conocemos al doctor Daniel Hirsh (el formidable Peter Finch), un médico de cierta edad y buena posición social, que vive en un buen distrito de Londres. De ascendencia judía, Daniel es un profesional dedicado, correcto, bien educado. Le preocupan sus pacientes y cultiva diversos intereses. Es viernes por la tarde y él espera una llamada. En esa época existían “Answering Services” – servicios de recados- que eran utilizados por personas demasiado ocupadas para tomar llamadas. No existía la “llamada en espera”, ni el celular ni los correos de voz, ni los beepers: uno avisaba al servicio dónde estaría y ellos lo contactaban. Para alguien en la profesión médica era muy importante…

da qui

 


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