lunedì 6 gennaio 2020

Sorry we missed you - Ken Loach

il mondo va sempre peggio e i film di Ken Loach filmano la realtà, ispirazione per le sceneggiature di Paul Laverty.
in Sorry we missed you non ci sono più gli operai, ci sono i lavoratori senza diritti, i diritti sono diventati archeologia, i figli sono incontrollabili, perché non si ha più tempo per stare con loro, per crescerli, e le famiglie saltano in aria. 
Ricky ha bisogno di lavorare, di guadagnare soldi, lui e Abbie non hanno neanche 1000 sterline di risparmi, nonostante lavorino entrambi, Abbie viene pagata a ore e deve essere sempre reperibile.
Ricky non è più un lavoratore, neanche precario, è diventato un fattore produttivo, usa e getta.
dopo aver visto il film guarderemo con occhi diversi chi ci porta i pacchi a casa.
non perdetevi Ken Loach, è necessario - Ismaele






La prima cosa bella di lunedì 6 gennaio 2020 è Sorry we missed you, il film di Ken Loach da vedere per farsi un regalo all'Epifania. L'ho fatto in una sala con il tutto esaurito, a dimostrazione che meriterebbe più spazio. È la cosa più vicina a Ladri di biciclette, la sua versione 2020. Racconta esistenze in bilico, vite che ci hanno generato e che abbiamo scansato, per fortuna più che per merito. Lui fa il corriere veloce, lei l'assistente domiciliare. Lui pratica la disperazione, lei la pietà. Non hanno più tempo…

Come fai a dargli torto? Come fai, in tutta onestà, a non credere a uno che ha passato gli 80 e insieme a quelli una quantità di rivoluzioni mancate e di lotte continue, e con la stessa rabbia di allora, adesso, attacca padroni e movimento operaio, gli sfruttatori che hanno cancellato i diritti così come i sindacati che lo hanno permesso? Come fai cioè a non dargli ragione quando ti chiede, sapendo già la risposta, “se non li faccio io questi film chi li farebbe?”.
È un caffè senza zucchero corretto al veleno il nuovo film di Ken Loach, che sì non sarà più (o sempre) il regista di Piovono pietre e Riff Raff, ma resta l’autore di un cinema necessario, consapevole, in grado come nessuno di aprire gli occhi sul presente e d’altro canto incapace di voltarsi dall’altra parte, di fare finta, per noia o interesse, di non vedere tutto il marcio che c’è…

Dopo la visione di Sorry We Missed You si rimane colpiti da due temi principali:l’alienazione capitalistica e la fine del riscatto sociale. Come spesso accade nei film di Loach entrambi gli argomenti si contaminano, riuscendo a porre un discorso politico-sociale impegnato e ben calibrato.
La prima tematica è sicuramente debitrice del pensiero di Marx e del suo concetto di alienazione. Anche qui l’uomo si estrania da se stesso, perdendo la sua natura genuinamente umana e proiettandola verso qualcos’altro, ovvero il “prodotto”. Ora nella pellicola tutto questo processo è ben tratteggiato dalla figura di Ricky, i cui turni massacranti, le condizioni di lavoro servili e la necessità di denaro descrivono l’ultima degenerazione del turbo-capitalismo e rappresentano la precarietà odierna. In questo modo il regista britannico rielabora Il Capitale di Marx in chiave contemporanea e ripropone quella visione della società dove il proletariato è vittima di ripetuti sfruttamenti e soprusi.
L’altra tematica principale del film è sicuramente la fine del riscatto sociale, concetto ben illustrato dalle vicende che accorrono nelle vite dei protagonisti. In questo frangente il regista evidenzia la morte dell’ascensore sociale e pone lo zelo lavorativo e la fatica alla stregua di funzioni vane e futili; esse non rappresentano assolutamente gli strumenti necessari al raggiungimento di determinati obiettivi. Si crea quindi un quadro fortemente pessimista, ma che sottolinea l’utopia/distopia della realtà sociale che ci circonda, nella quale un padre di famiglia che persegue precetti e valori cristallizzati nel tempo non trova alcun riscontro di essi nel quotidiano. Così facendo uno dei confronti tra Sebastian e Ricky risulta esplicativo di questa condizione, dove per i lavoratori attuali come per quelli del futuro la prospettiva è nichilistica. In questo modo crollano tutti i valori e viene meno anche la sola spinta emotiva necessaria al riscatto personale nella società…
da qui


ecco la recensione di Pepe Mujica, sei anni prima:



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