mercoledì 8 agosto 2018

The Loneliness of the Long Distance Runner (Gioventù, amore e rabbia) - Tony Richardson

come non restare abbagliati dalla prima interpretazione, in un film, di Tom Courtenay?
la corsa di Colin Smith, dopo quella di tre anni prima di Antoine Doinel (ne I 400 colpi, di François Truffaut) è una corsa verso la libertà, ma non solo.
un film arrabbiato, come facevano in Gran Bretagna allora, un film che non ti dimentichi più, un capolavoro di allora e di oggi.
non perdertelo, se ti vuoi bene - Ismaele

ps: anche agli Iron Maiden il film è piaciuto moltissimo, tanto da dedicargli una canzone





«…non mi lascio mettere nel sacco da questa presa in giro della gara, questo correre e cercare di vincere, questo trottare per un pezzo di nastro azzurro,… 
…ma io non vincerò perché l’unico caso in cui cercherei di arrivare primo sarebbe quando vincere significasse che sfuggo ai poliziotti dopo aver fatto il più grosso colpo in banca della mia vita, ma vincere significa esattamente il contrario, … significa correre dritto nelle loro robuste mani inguantate di bianco e verso i loro brutti musi sorridenti e rimanervi per il resto della mia lunga vita di spaccapietre, si, ma di spaccapietre nella maniera in cui voglio farlo io e non nella maniera in cui mi dicono loro…
…non c’è niente che io voglia evitare o da cui pensi di scappare; voglio solo vendicarmi dei Difensori della Legge e dei Pancioni lasciandoli là seduti sulle loro poltrone eleganti a vedermi perdere questa gara…
…questo è un altro uppercut che mollo in primo luogo alle persone come il direttore, per dimostrare –se posso- che le sue corse non si vincono mai anche se c’è sempre qualcuno che senza saperlo arriva primo…»
[La solitudine del maratoneta, 1962 di Alan Sillitoe.  Da cui è stato tratto il film:
 Gioventù Amore e Rabbia di Tony Richardson GB 1962]

Sent to a borstal after being caught with the proceeds of a serendipitous robbery, a fiercely intelligent but cripplingly angry youth shows an aptitude for long distance running, and is taken under the wing of the governor, who fancies him to perform well in an athletics meet with a revered public school. However, he fails take into account the young man’s growing rebellious streak, in this the finest of the British angry young man films of the 1960s. Courtenay’s magnificent central performance and Richardson’s formal daring give life to Sillitoe’s fierce adaptation of his own short story, which culminates with one of cinema history's most powerful, symbolically rich endings.

…Colin Smith è interpretato da Tom Courtenay, nella sua prima apparizione sul grande schermo (anche se si era già fatto conoscere a teatro). La sua fusione con il personaggio del giovane ribelle fu perfetta. Anche le peggiori recensioni del film non evitarono di lodare l’interpretazione del giovane attore. Courtenay rese credibile il personaggio, mostrandone il carattere irrequieto ed anarchico e la sua agognata ricerca di libertà, ma allo stesso tempo, il suo contrastante desiderio di normalità e di tranquillità…

Richardson retient la solidité d’un matériau littéraire, le recours à une psychologie explicative (la figure du père) et le recours à des comédiens chevronnés comme Michael Redgrave, grand nom de la scène et vedette des années 30/50, impeccable dans le rôle du directeur coach. À un cinéma nouveau, Richardson emprunte le récit éclaté (le télescopage des scènes dans le centre et du flash-back), l’exploration de l’inconscient du protagoniste (dans une veine certaine plus didactique et moins conceptuelle que L’année dernière à Marienbad), et surtout des innovations techniques et thématiques : une caméra légère, destinée alors uniquement aux reportages télévisés, cerne au plus près un antihéros épris de liberté mais étouffant dans le carcan d’une société conservatrice, inégalitaire et stigmatisante, ne pardonnant pas le moindre écart à ses éléments déviants. C’est par cet aspect que le film de Richardson trouve sa force, sans que jamais le cinéaste ne verse dans la lourdeur démonstrative du film à thèse ; on sera ainsi reconnaissant aux auteurs de ne pas être tombés dans les clichés de la rédemption et de la réintégration par un sport salvateur, Colin finissant par choisir son libre arbitre, fidèle à sa rébellion. En ce sens, il est bien le cousin anglais d’Antoine Doinel dans Les 400 coups et annonce les personnages déshérités des œuvres de Frears, Lee et Loach, bien avant les ravages sociaux du thatchérisme. Poétique par son écriture cinématographique et politique par sa rage dénonciatrice, La solitude du coureur de fondest donc bien une date-clef dans l’histoire du cinéma anglais.

Richardson construye un personaje que permanece largo tiempo en la retina, en cuya decisión y vulnerabilidad confluyen las inquietudes de una nueva generación. Tom Courtenay se convirtió a través de los rasgos de este solitario corredor y de su siguiente film Billy, el embustero en uno de los rostros emblemáticos del Free Cinema, junto a una galería de intérpretes, representantes de una época, como Alan Bates, Julie Christie, Albert Finney o Rita Tushingham. La soledad del corredor de fondo puede ser considerada una de las obras más depuradas del Free, conjuga los rasgos de identidad de un movimiento que ha extendido su influencia en el tiempo. Un elocuente detalle, la declaración de Colin de no querer ser explotado como sus padres, tal y como también indica su simbólico gesto de quemar un billete, señala un compromiso cuyas huellas pueden rastrearse incluso en el cine social británico de los años ochenta. Por último, resulta significativo el plano final del film, en el que bajo los acordes del tradicional himno estudiantil “Jerusalem” la cámara se detiene en unas máscaras antigás usadas en la última guerra. Una siniestra imagen que parece querer recordar una amenaza latente, las dificultades que encontrará cada nueva generación en sus rupturas hacia un nuevo impulso.

'The Loneliness of the Long Distance Runner', diretto da Tony Richardson nel 1962 e tratto dal racconto breve di Alan Sillitoe, che l'ha anche sceneggiato per lo schermo, che in italiano si trasforma 'magicamente' nel banale ed anonimo 'Gioventù, amore e rabbia' - un altro dei titoli chiave del Free Cinema inglese, esploso tra la fine degli anni '50 ed esauritosi nel giro di pochi anni, lasciando però un'impronta indelebile nella storia del cinema non soltanto di Oltremanica ma inteso nel complesso - a mio avviso appare inferiore ad altri da me recentemente visti, uno su tutti 'Sabato sera, domenica mattina' di Karel Reisz, poiché, pur trattando temi identici - la ribellione degli appartenenti alla classe operaia a quelli che ai tempi venivano chiamati i padroni, una sorta di insofferenza nei confronti di qualsivoglia istituzione, l'insoddisfazione nella quotidianità vissuta senza particolari sussulti emotivi e il bisogno di evadere, che porta al compimento di atti contrari alla legge - e usando tecniche di rottura, come le accelerazioni disseminate in più punti del film, e una struttura narrativa a flashback, zoppicante nella prima parte, più sciolta nella seconda, culminante nella sequenza decisiva della corsa immersa nelle campagne inglesi, trasmette un'impressione datata, specie nella schematica contrapposizione classista, con il ribelle Colin da una parte e, di volta in volta, i rappresentanti del potere istituzionalizzato dall'altra…

Nell’incipit del film (così come nel titolo originale) si parla della solitudine del corridore delle lunghe distanze. La sua famiglia è da sempre brava in questa disciplina, che altro non è se non una metafora della sua condizione. Il corridore è destinato ad essere lontano dal pubblico, ad essere completamente solo nella sua gara, così come Colin è solo nella sua vita. In carcere il ragazzo viene preso in simpatia dal direttore proprio per le sue qualità atletiche e riceverà un trattamento di favore. Ma quando dovrà competere per lui in una gara tra istituti detentivi, si renderà conto ancora una volta di essere stato usato…

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