giovedì 23 febbraio 2017

Alps - Yorgos Lanthimos

c'è una società di gente già con problemi per conto loro (e chi non ce ne ha, direbbe qualcuno), offrono servizi personali, fingono di essere un morto, fino a che il committente non elabora il lutto, pagando s'intende.
l'aspetto inquietante è un altro, i lavoratori dell'impresa non solo si sostituiscono, rappresentano, fingono di essere qualcun'altro, ma si immedesimano, diventano quelle persone, carne, sangue e testa, al punto di non sapere più chi sono, se l'attore/attrice o il personaggio, come degli eteronimi che prendono possesso dell'attore/attrice, combattendosi per prevalere, e soffrendo.
manca il sole della Grecia, e manca qualsiasi sorriso, siete avvisati.
premetto che l'ho visto due volte, una volta sola non mi è bastata, confermo che è un film che merita - Ismaele




QUI il film completo in greco, con sottotitoli in francese


…le persone non hanno nomi propri, il gruppo Alpeis (un po’ come i figli che si ritrovavano nei personaggi dei film americani ) decide di identificarsi con i nomi dei rilievi che costituiscono la catena montuosa, questo è il primo segnale di un’allarmante disidentificazione che ovviamente si mostra spettrale e funerea con l’attività della “società” laddove la sostituzione fisica con i deceduti porta i componenti della squadra, e in particolare l’infermiera, ad forse (e chi una frantumazione irreparabile del sé, una disgregazione identitaria generata da una multi-proiezione personale che li rende tutti e al contempo nessuno, perdizione in un dedalo a-cosciente dove il fine ultimo non è il denaro ma una sorta di feticismo mosso da quella che altro non è che un’ostinata ricerca di essere qualcuno.

Un pò ho capito cosa mi affascina di Lanthimos. E' il suo tratto saramaghiano, quello di costruire vicende al limite dell'assurdo (o che lo oltrepassano) vendendocele per dati di fatto, verosimili, accettabili.
Ma quello che è davvero portentoso in questo cinema (tutto questo greco) è la capacità di emozionarti senza toccarti il cuore. C'è uno stranissimo sentimento puramente intellettivo, un disturbo che ti colpisce alla testa molto prima che allo stomaco. La freddezza con la quale i fatti vengono narrati, questa incredibile glacialità sono qualcosa di portentoso. E Lanthimnos in più riesce a creare dei soggetti del tutto nuovi, geniali.
Qua si parla di una "società" di sole 4 persone che dietro compenso "interpreta" il ruolo di persone morte, per far vivere alla famiglia più gradualmente e senza stacchi netti l'elaborazione del lutto. Il ruolo dell'"attore" è predominante…

el autor conforma un film que puede recordar un teatro, en el que los actores ensayan y reproducen una y otra vez diálogos muchas veces bizarros, por lo absurdo del momento en el que se están produciendo, pero totalmente eficaces dentro del contexto. Alps es un compendio de escenas en las que los actores (reales y ficticios) deben disfrazarse para parecer otras personas (no se nos escapa que la ropa de la enfermera es siempre la misma… su vida se ha convertido en un papel tal que incluso nos hace pensar si su padre es, realmente, su padre). Primero, observamos ese teatro desde la distancia, como los espectadores que somos de una realidad inusual, que no estamos comprendiendo. Más tarde, inconscientemente, nos vemos envueltos en esa repetición, que nos atrapa. Finalmente, sufrimos junto a la enfermera su propio y desesperado destino, en contraposición al de la gimnasta….

Lanthimos, che lo si ami o no (è tra i registi che suscitano più rigetti e repulsioni), è autore dal segno forte, riconoscibile, con il suo andare ossessivamente in cerca di distorsioni e pervertimenti dell’apparente normalità, del suo sfaldarsi nell’ignominia e nello squallore, del suo nascondere istericamente malesseri, patologie della mente, derive nella follia. Un Buñuel riadattato ai disgraziati tempi nostri, alle nostre mediocrità e medietà, del quale condivide un certo senso del grottesco e del paradosso, ma non la grazia, non la levità, non il surrealismo beffardo, e nemmeno l’anarchica distruttività. Tutto è pesante, lercio, caliginoso, irrimediabilmente condannato alla caduta in Lanthimos, in un guardare al mondo di nichilistica disperazione. Con il  sovrappiù del racconto di una normalità che scivola nel suo esatto opposto senza che quasi ce ne rendiamo conto, perché Lanthimos (con il suo fedele sceneggiatore Efthymis Filippou) mette in scena minuziosamente e ossessivamente microcosmi altri ma assolutamente coerenti e compatti, mondi a parte in cui lo scostamento rispetto alla medietà fonda a sua volta un’altra e altrettanto compatta medietà. Impassibile, il signore delle tenebre del cinema greco, altera appena le coordinate in cui tutti ci troviamo a vivere creando distopie però qui e ora, nostre contemporanee, come dietro la porta chiusa del nostro tinello, piccoli universi paralleli dominati da (il)logiche ferree e regole a loro modo coerenti benché spostate e sconnesse rispetto alle nostre. A ricordarci come ci voglia poco, anzi niente, a far deragliare i comportamenti e le relazioni tra singoli in una palude melmosa e letale…
…Il sospetto è che ci sia un compiacimento di troppo, una pulsione che in altri tempi si sarebbe detta morbosa da parte del regista-narratore-osservatore-testimone a affiondare lui stesso e pure noi spettatori nella melma, ed è questo a prenderci alla gola, non diversamente da quanto succede con la scuola viennese degli Haneke e Seidl, parenti solo più nordici di questa nuova (ex nuova ormai) onda ellenica plumbea e nera da esposizione a troppo sole. Eppure Lanthimos ci ipnotizza, tascinandoci nel gorgo dei suoi disgraziati e sgradevoli personaggi. Chi mai potrà provare un minimo di partecipazione per lo sciagurato quartetto di Alps? Due uomini e due donne, in rigorosa simmetria di genere…

Lanthimos takes another abstract aspect of society to absurd extremes after he explored separationism in Dogtooth. In this case, he is exploring the roles that people play for others, and whether people, when they die, can be replaced by actors. A group of people naming themselves after mountains in the Alps, provide such a service, replacing dead people by acting out a collection of quirks and mannerisms combined with specific phrases by which they are remembered. A nurse replaces a dead teenage girl and acts out a scene where her parents catch her with her boyfriend, or she replaces a wife and has to say something very cheesy during cunnilingus. A gymnast submits to a cruel coach and praises him even though he does nothing but threaten her, and they all pretend to be celebrities in their spare time. Except it is all delivered cold, deadpan and without emotion, making the whole thing even more absurd. Eventually though, a woman starts falling apart and matters break down when she fails to deliver her lines or does something 'wrong', whatever wong is in this context. Until the goals of the movie click you may wonder if you got the right subtitles seeing as they all talk in non-sequiturs. Then it is interesting for a while, but fails to develop or deliver anything beyond the initial idea, making it a rather cold and unrewarding, stretched-out, intellectual experiment (like a minor Haneke movie)

Nessun commento:

Posta un commento