giovedì 2 febbraio 2017

Chavez - L'ultimo comandante (South of the Border) – Oliver Stone

Oliver Stone negli ultimi anni si è dato al documentario, o gira dei film da storie più che vere, quasi documentari con gli attori, come Snowden.
il film su Chavez è un altro sui "diavoli" che gli Usa vorrebbero o avrebbero voluto morti e sepolti da moltissimo tempo, il come sarebbe stato un dettaglio.
Oliver Stone va a trovare non solo Chavez, ma anche gli altri presidenti sudamericani a rischio golpe, come è successo in Paraguay.
sapendo che non è il più bel documentario della tua vita (lo dico solo per evitare delusioni a qualcuno, magari non troppo bolivariano), sappi  comunque che la visione ne vale davvero la pena, visione su un mondo e su presidenti che la nostra tv non ha mai amato - Ismaele


QUI il film completo, in italiano


…A livello puramente registico, “Hugo Chavez – L’ultimo comandante” è indubbiamente un prodotto ottimo, dal ritmo incalzante, che tiene alto l’interesse dello spettatore.
Purtroppo durante la visione dell’ultima fatica di Stone si ha però a tratti l’impressione che il regista abbia voluto, come si suole dire, “mettere troppa carne al fuoco”. Quando Stone si cimenta nell’excursus storico sulla crisi che ha colpito Argentina o Colombia e sugli eventi che hanno portato alla vittoria di personaggi come Evo Morales o Christina Kirchner, il risultato è un po’ traballante. La storia di Paesi così difficili e distanti da noi, di cui gran parte degli spettatori sa poco o nulla, viene riassunta in pochi minuti, in un’alternanza rapida di immagini e opinioni discordanti che finiscono con il confondere lo spettatore…

Il film si approccia a questi "eroici" nuovi condottieri con la stessa informalità e rispetto che dimostrati per Fidel Castro in "Comandante" nel 2002, "Looking for Fidel" nel 2003 e "Castro in Winter" nel 2012, ma con una maggiore attenzione alla lettura e storpiatura mediatica esterna: conta l'aspetto narrativo di una realtà storica in evoluzione. Stone nelle sue domande fa spesso riferimento ai "film", alla percezione esterna della realtà e della finzione: programmatico a tempi alterni, il regista è interessato a questo, al punto esatto in cui straordinari uomini di carisma e potere si staccano dalla realtà e diventano personaggi leggendari - il mitico condottiero Bolivar viene menzionato spessissimo. Non è una coincidenza che per Nixon e Bush il percorso sia stato inverso, benchè sia comune la volontà di svelare un meccanismo, di dare giustizia alla verità (la serie HBO "The Untold Story of the United States" da lui firmata). Ma è in queste ellissi e mancanze che il documentario perde respiro e diventa a tratti quasi propagandistico, nonostante il volto impassibile di Oliver.
In calce, Stone lascia le briciole di un'utopia: che le ondate di emigrazione verso gli Stati Uniti provenienti da questi paesi "neosocialisti" riescano a erodere le mire assolutistiche degli States…

…Dall’intervista che Stone ha fatto al presidente venezuelano Chávez parte il progetto di incontrare, uno per uno, tutti i capi di Stato dei paesi sudamericani che hanno abbracciato un nuovo corso storico. Sfuggendo a qualsiasi incasellamento ideologico precostituito, il regista fa del ritratto di questi Capi di Stato (tra cui spicca quello del venezuelano, per forza di cose maggiormente approfondito e discusso, con una descrizione dei controversi avvenimenti che hanno caratterizzato il suo insediamento e la sua permanenza al potere) l’occasione per analizzare l’atteggiamento dei media statunitensi nei loro confronti. Dunque il tratteggio di queste personalità e i brevi cenni storici relativi alla loro ascesa al potere, se da un lato informa lo spettatore sullo stato di fatto esistente in Sudamerica, soddisfacendo l’abituale istinto del regista americano alla biografia e all’analisi delle modalità di esercizio del potere, dall’altro sembra concentrarsi soprattutto sull’azione manipolatrice esercitata dai mezzi di informazione U.S.A. che, per chiari interessi economici (l’estinzione dei debiti contratti col Fondo Monetario Internazionale non rende più ricattabili questi Stati), hanno demonizzato e continuano a demonizzare la svolta abbracciata dal Sudamerica. In questi termini il lavoro di Stone è un efficacissimo esempio di controinformazione, appassionato e sincero, che punta all’affermazione della necessità di esprimere il sacrosanto rispetto nei confronti di questi Paesi e delle loro scelte di autonomia.

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