sabato 6 gennaio 2024

One life - James Hawes

un film dei buoni sentimenti, così basato sulla realtà che sembra un documentario, vedi questa scena.

la storia è quella di bambini strappati ai nazisti e portati in Inghilterra (come ha fatto Putin, ma lui è un criminale, mica gli inglesi).

bravo Anthony Hopkins, come sempre, e tutti gli altri, ma non mi ha preso più di tanto.

sarà che ho letto quel libro immenso di George Sebald, che è Austerlitz?

buona visione - Ismaele


 

 

l’opera di Hawes non ha alcuna intenzione di emulare il cult firmato Spielberg, ma bensì si accontenta di fermarsi molto prima; la scarsa conoscenza del mezzo da parte dell’autore, in senso più specificatamente cinematografico, si evince nel momento in cui il lungometraggio non cerca di andare oltre un piatta riproposizione degli stilemi classici, certo che la forza del reale sia sufficiente e possa accompagnarsi ad una produzione che non rischia e non pretende da sé null’altro che un’estetica che ne esalti le caratteristiche contestuali, una produzione che tenta un’elevazione solamente per mezzo di un cast di levatura assoluta, capitanato da un Anthony Hopkins come sempre in stato di grazia, di una raffinatezza assoluta.

da qui

 

quella di One Life è una storia vera di coraggio, resilienza e umiltà che racconta dell’impresa straordinaria di un uomo ordinario e comune come Nicholas Winton. Agente scenico portato in scena tra passato e presente narrativo, rispettivamente, da un vivace Johnny Flynn e da un intenso e misurato Anthony Hopkins. Due facce di uno stesso uomo divise da cinquant’anni di differenza – seppur unite in un montaggio spesso e volentieri poco armonico, che alla coerenza preferisce la funzionalità – in cui è possibile leggere però la stessa passione, la stessa voglia di fare, di cambiare, di fare il possibile e l’impossibile fino all’ultimo respiro…

da qui

 


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