martedì 9 gennaio 2024

Bac Nord - Cédric Jimenez

i tre poliziotti dell'Apocalisse sono l'incubo degli spacciatori di Marsiglia, un film di azione come pochi, una corsa continua, per salvare la pelle e battere i trafficanti di droga di Marsiglia, a qualunque costo e contro tutte le regole.

attori bravissimi, Gilles Lellouche, Karim Leklou e François Civil  su tutti.

il film non è adatto per chi segue le leggi, magistrati e avvocati, anche se non sempre. 

un film da non perdere, direi.

buona (spericolata) visione - Ismaele

ps: mi ha ricordato Shorta, un film danese un po' simile.


 

 

Film francese di Cédric Jimenez, questo Bac Nord mi ha favorevolmente colpito. Tratta da una storia reale sulle vicende di 3 poliziotti di Marsiglia che operano in zona di impenetrabili banlieues. La tematica di un’umanità disperata fatta dagli ultimi, alla quale anche i poliziotti appartengono, trattata dalle autorità liberal-capitalistiche dei paesi occidentali con una noncuranza e con leggi fatte come se tutti i cittadini fossero la famigliola del Mulino bianco è trattata con molta sensibilità. Il film ha un ottimo equilibrio tra scene d’azione e drammi umani con un ritmo che non annoia. Pensando che i francesi nei film moderni spesso eccedono in eccessi sono stato sorpreso dal senso di realisticità di questa opera (anche se la nostra Scampia in confronto alle case popolari marsigliesi fa la figura di un giardino d’infanzia!?), la sceneggiatura forse è un pò sbilanciata sulla purezza delle forze dell’ordine vittime dei colletti bianchi (mah!?).

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Il problema ideologico è poi ancora più macroscopico, perché al di là dell'innocenza o meno degli agenti, che è una questione di verosimiglianza, il film presenta uno spaccato sociologico a dir poco tagliato con l'accetta. BAC Nord sembra la risposta di destra a I miserabili di Ladj Ly (e pure al meno sinistrorso Shorta dei danesi Frederik Louis Hviid e Anders Ølholm): anziché presentare un quadro sfaccettato dove i modi brutali della polizia sono concausa di una situazione esplosiva, BAC Nord non dà alcuna voce agli abitanti dei sobborghi (tranne per l'ambigua informatrice), che appaiono così come una massa di persone per lo più di colore, arroganti, violente e armate. Questa bestiale disumanizzazione aiuta la tensione, ma fino a che punto si può sacrificare la sensibilità sociologica alle logiche del cinema di genere?

BAC Nord è così un film paradossale, da una parte moderno nella realizzazione, con un atto centrale dedicato all'assedio alla retata in una palazzina, dall'altra invece con semplificazioni che oggi, per fortuna, risultano indigeribili. A questo problema il regista e gli sceneggiatori hanno cercato di mettere una pezza nella prima parte del film, mostrando la difficoltà del lavoro di polizia in quei quartieri e inserendo una sequenza sorprendentemente gioiosa in cui un ragazzino viene arrestato e finisce per cantare a rap a squarciagola in auto, insieme agli agenti che lo portano in centrale in una corsa senza regole piuttosto spettacolare. Però queste piccole cose finiscono del tutto cancellate dalla vicenda portante del film e soprattutto dal suo amaro epilogo.

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Un realismo complice quello di Jimenez, a tratti anche esasperato che dimostra però come il cinema francese sappia affrontare il genere combinando la componente umana con la struttura del cinema di genere che guarda a quello statunitense. Un mix anche confuso ma riuscito, in un film che non lascia tregua, trainato dalla forza prorompente della prova di Gilles Lellouche seguito anche dalla buonissima interpretazione di Karim Leklou e François Civil che regalano al film due momenti che restano. Il primo è in quella vicinanza tra Yann e Nora in carcere dove non vorrebbero separarsi mai, l’altro è in quella sottile complicità di Antoine con l’informatrice. Ci sono tutte le vite possibili, i desideri, gli sbagli tratti da questa storia vera. Certo, va anche fuori strada. ma si immerge dentro quello che racconta senza avere paura di annegare e riguardare Friedkin (e Franenheimer)…

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Hemos de reconocer que el hecho de ser una cinta inspirada en hechos reales siempre va a delimitar el recorrido de la misma, para bien o para mal.

Y más en este caso, donde se filmaba una película a la par que se desarrollaba el juicio de los encausados.

El film es entretenido, aunque no aporte nada nuevo a un género ya de por sí bastante difícil y quien desee acción y suspense, que no dude que lo va a tener.

Quizás la atmósfera de los barrios del distrito Norte de Marsella sea un poco extravagante o caricaturesca (al menos eso espero), porque sino estaríamos hablando de cualquier película futurista, ya sea de Carpenter, como he dicho anteriormente o del propio Enzo G. Castellari y su pasión por el Bronx.

Prefiero omitir todo sobre el desarrollo final de la parte judicial, que es quizás demasiado breve y conciso en relación al resto de la cinta, pero sobre el que cada espectador podrá emitir su propio veredicto.

da qui

 

…Como suele suceder en las películas del género los roles pueden invertirse. Los policías dejan de ser los cazadores para convertirse en las presas cuando quedan encerrados en esos laberintos de cemento. La película cumple tanto con las escenas de acción como con algunos diálogos simpáticos entre los protagonistas. Los tres, de distinta manera, son carismáticos y atractivos como personajes.

Pero en conclusión el mensaje último, que en este tipo de relatos suele ser importante, resulta confuso. El Estado y las fuerzas de la ley pueden funcionar con ciertas condiciones burocráticas, como por ejemplo manejarse con cupos de delincuentes que deben ser arrestados por día, que pueden empastar el trabajo policial y distraerlo de lo que es realmente importante. ¿Deberían tener más margen de maniobra los policías que transgreden la ley como los que protagonizan la película? ¿Se trata de combatir el fuego con más fuego? Son preguntas que BAC Nord no consigue responder de manera certera.

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