giovedì 26 ottobre 2023

Detour - Deviazione per l'inferno - Edgar G. Ulmer

un piccolo film, dura un'oretta, girato in pochi giorni, con un ritmo misterioso e implacabile, due protagonisti perfetti, con un grande regista, inganni su inganni, la maledizione del dollaro sempre in primo piano, scambi di persona, protagonista anche un bar che fa riposare, incontrare, pensare le persone.

un piccolo gioiellino da non perdere, non deluderà nessuno.

buona (implacabile) visione - Ismaele


 

QUI il film completo, in italiano

anche QUI il film completo, in italiano


 

 

Ed è qui che Ulmer compie il gesto filmico che fa la differenza tra un regista e un maestro: abbandona l’espressione stravolta del suo protagonista e, con una lieve panoramica in basso, fissa il quadro sul surreale dettaglio della tazza bianca di Al: una tazza palesemente fuori scala, evidente traslazione scenografica di quella vera tazza posata sul bancone alla quale abbiamo visto Al aggrapparsi. Una tazza che è la sua ancora di salvataggio per poter restare lì e allora, in quello spazio reale del Nevada Diner, lontano dal passato degli eventi accaduti che, di lì a qualche secondo, un’altra dissolvenza incrociata ci offrirà, giocando sull’allitterazione semantica tra il bordo della tazza, il cerchio del disco che gira nel juke-box (raggiunto intanto con una magnifica carrettata attraverso il buio irreale del bar) e la circonferenza della grancassa della batteria dell’orchestra che suonava quella canzone nel suo passato felice a New York...
È così che inizia Deviazione per l’inferno, magnifico road (to nowhere) movie seminale!

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In una classifica dei migliori Noir della Storia del cinema non dovrebbe mancare tra i primi dieci "Detour" di Edgar Ulmer, maestro del film a basso costo. Il fatalismo tipico del genere si fa vera poesia in una visione sconsolata del destino dell'Uomo, imprigionato in una esistenza dominata dal Caso che anticipa di parecchi decenni anche la tematica preferita del grande regista polacco Kieslowski. Le modalità espressive tipiche del B movie in questo caso funzionano a meraviglia, hanno stimolato il talento di Ulmer invece di limitarlo durante la lavorazione che durò solo sei giorni, con un budget misero e attori di secondo piano. La voce fuori campo è usata in abbondanza ma è indissociabile dall'universo Noir in cui bagna la trama e i personaggi, fra cui il più memorabile è la donna fatale di Ann Savage che ricatta il protagonista ma sarà punita dal destino "cinico e baro". La regia è virtuosa nella sua economia di mezzi anche se il famoso piano sequenza di sei minuti nella parte finale di cui parlavano molti critici è una leggenda metropolitana, come giustamente sottoscritto nella play list di Inside Man, perché l'inquadratura più lunga supera di poco il minuto. Per me resta forse il capolavoro di Ulmer, il suo film piu' completo,con una menzione anche per il bravo protagonista Tom Neale nel ruolo dello sfortunato Al Roberts.

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Un film incommensurabile, tra i più grandi capolavori dei prolifici Anni '40, e tra i più caratteristici sia per quanto riguarda la figura della femme fatale, in questo caso Ann Savage, che dà gli ordini, ricatta, compie giochi psicologici e gioca con le debolezze caratteriali. E' anche un film che tratta l'imprevedibilità delle esperienze nella vita. Al: "[..] di tutte le ragazze che pèotevano capitarmi, mi era capitato d'imbattermi proprio in quella ragazza [..] Nella vita qualunque strada un uomo decide di percorrere, se il destino gli è contrario, lo aspetta al varco e gli fa cambiare direzione."
Vera: "La vita è come una partita di baseball, devi sfruttare tutte le occasioni e non devi mai perdere di vista la palla."
La scena del litigio nel finale e la sequenza della mdp che inquadra ora il primo piano del viso di Vera sdraiata sul letto, ora la scrivania della camera da letto, ora la bottiglia vuota di brandy, ora il pavimento, con offuscamenti e messe a fuoco alternate, mentre Al recita l'ennesimo soliloquio, rimarrà d'antologia per l'intera storia del cinema.

Al nel finale: "[..] dovevo sparire [..] vagavo per la camera sotto l'effetto dello shock, tutto mi appariva come avvolto da una nebbia, non riuscivo a coordinare le idee [..] non sarei mai più potuto ritoranre a New York [..] ero a Beckersfield, la polizia cercava Charles Heskell, un uomo morto [..] Heskell mi aveva cacciato nei pasticci ed ora me ne tirava fuori [..] quale sarebbe stata la mia vita se non avessi chiesto ad Heskell quel passaggio [..] di una cosa sono certo, anzi certissimo.. un giorno una macchina si fermerà davanti a me, e questa volta senza che io abbia chiesto il passaggio... si! il destino: questa forza misteriosa. Può puntare il dito contro di me o contro di voi, senza una ragione apparente...."

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Ma tutto è funzionale, non c’è una sbavatura od un minuto di più. Nell’oretta di film è come entrare in una nube di fumo metropolitano nella quale è difficile addentrarsi, per poi uscirne e suonare nervosamente un pianoforte, fare l’autostop ed essere invasi dall’angoscia. Teso come il filo di un telefono attorcigliato al fine di suicidarsi, oscuro come una notte in autostrada, umido come una pioggia battente ed inaspettata, livido come un pensiero allucinante in un momento di crisi.

È un altro film sulla memoria (forse più sul ricordo), che prende accenti sfuocati ed incomprensibili, quasi a voler sottolineare per l’ennesima volta che niente è come sembra, che l’apparenza è la più grande fregatura in cui l’uomo possa imbattersi. Film sul caso e sul destino. Film sull’arcano che si fa verbo.

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… Raccontata dalla voce fuori campo del protagonista, presentato nella prima scena come un avventore scontroso all’interno di un diner dove si fermano per una breve sosta i viaggiatori delle highway, la storia di questo musicista fallito appare cupa come gli ambienti, perlopiù notturni e piovosi, che la accompagnano. Al si limita a desiderare, per sé e la sua donna, il minimo: nessun grande colpo o sogni di gloria artistica, solamente una vita tranquilla in qualche periferia della sterminata provincia americana. Ma il destino non lo accontenta, e ad ogni bivio Al sceglierà sempre la strada sbagliata. Lo racconta in un lungo flash back con un’amarezza priva di rabbia, come se la sua sorte fosse il pegno da pagare quando si nasce dalla parte sbagliata della scala sociale. E quando questo succede nella patria delle mille opportunità, dove la narrazione costante è quella di essere artefici della propria fortuna, perché arriva sempre un’occasione di cui approfittare, significa che i sogni di Al sono evaporati con la pioggia della notte.

Vera è una dark lady priva di fascino, di eleganza e di stile, interessata solo a fare quattrini, Al una vittima consapevole e svuotata di forze. Due losers che uniscono i propri destini senza riscatto, trascinandosi reciprocamente verso l’abisso: il loro incontro provoca un cortocircuito fatale, dal quale Al sarà costretto a fuggire tutta la vita, senza mai fermarsi, nell’attesa che qualcuno, in una notte come quelle in cui è ormai costretto a vivere, lo riconosca e lo tiri fuori dal suo incubo. 

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