mercoledì 13 ottobre 2021

Hausu - Nobuhiko Ôbayashi

un film davvero unico, una storia davvero esagerata e divertente (con rispetto dei morti, naturalmente).

una specie di vampira si ciba di carne umana per avere energia per vivere, e quale miglior sorpresa e regalo di una nipote in visita con le amiche?

ritmi indiavolati, e colpi di scena a volontà.

da non perdere, direi.

buona visione - Ismaele

 

 

 

Oshare si reca in visita ad una zia che non vede da moltissimi anni e si porta con sé 6 compagne di classe. Apparentemente invalida, la zia è in realtà una strega che si nutre di carne umana e le ragazze saranno il suo lauto pasto.

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If I had not known that the story was by Obayashi's then 7 year old daughter, I would have wonder what magic mushrooms Obayashi could have consumed in order to dream up some of the craziest sequences ever for a horror movie. Scratch that. Make this a comedy instead, as you'd probably never hear anyone scream from the more “horrific” moments, perhaps only exclaim at how cliché this was, or how this film didn't outlast the test of time. Clearly for a film made in 1977, one couldn't expect the usual polished technical methods used to make the hair on the back of your neck stand straight up, and I really wonder how this film had been received back in its heyday…

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…Con una estética pop, escenas psicodélicas y un infaltable toque de kung fu, el realizador japonés Nobuhiko Ôbayashi compone una de sus más originales y disparatadas obras, plena de rock, efectos especiales y juegos de cámara en una película que parece más un conjunto de videoclips que un largometraje. En este sentido, la magia, los sucesos sobrenaturales y los acontecimientos extraños -e incluso ridículos- son la base de House, una odisea sobre una casa encantada por el espíritu atribulado de la tía de la protagonista, esa profesora de piano fallecida hace muchos años en la soledad de la residencia que junto a su nívea gata, Snowflake, se devoran a las mujeres solteras que acuden de visita. Pianos que comen personas, sábanas asesinas, candelabros que se encienden solos y atacan a las personas, un simpático gatito endemoniado y personas que desaparecen sin explicación alguna, son algunas de las locuras del guión de Chiho Katsura en base a las ideas propuestas por la hija del director, Chigumi Ôbayashi, un planteo que trabaja desde el terror juvenil las fantasías eróticas adolescentes y la imposibilidad de aceptar los traumas del pasado, ya sea la pérdida de la madre, la derrota bélica o las consecuencias de las bombas atómicas…

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Ma il pensiero si fa nell’immagine, parafrasando Tristan Tzara, e Hausu lo dimostra senza alcuna reticenza. Passando al setaccio tanto le avanguardie storiche quanto i trucchi cinematografici del passato (Hausu appare già demodé alla fine degli anni Settanta, ma semplicemente perché è nella sua natura trovarsi sempre “fuori dal tempo”), Ōbayashi orchestra un divertissement horror che non si prende sul serio ma non rinuncia mai a stupire lo spettatore. In un’escalation ludica senza fine, gioco al massacro in cui ogni cosa è concessa, Hausu smonta le certezze del pubblico riscrivendo le regole del genere in scena, quasi che lo schermo fosse una tela sulla quale improvvisare schizzi, in attesa che essi da soli assumano un senso compiuto.
In Hausu, delirante teen-horror dalle escrescenze pop in continua destrutturazione, la forma è già contenuto, senza bisogno di alcun accessorio ulteriore. Un oggetto di cinema puro, scherzo da prendere per tale ma da non sottostimare, che ha il coraggio di proporre una deviazione dalla norma, dalla prassi, dall’abitudine. Non c’è nulla che assomigli davvero a Hausu, perché la sua ricetta (trovare il punto di fusione tra la sperimentazione visionaria e l’esigenza “alimentare” del cinema popolare) è così dirompente da rendere difficile una strutturazione organica all’industria: luci avant-pop che si sposano ad architetture gotiche, effetti surreali che cercano riparo in tramonti melò, con flashback sfumati e stop motion a far deragliare ancor di più l’insieme. Tra teste mozzate, gatti neri, megere e pianoforti indemoniati, i luoghi comuni della narrativa occidentale vengono gettati in una centrifuga e sparpagliati a caso sullo schermo. Un’avventura dadaista senza paragoni possibili.

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House es una película que por muchos años que pasen no envejecerá mal, pues es una obra atemporal, difícil para el público en general ya que esta cinta de terror roza el surrealismo si es que directamente no lo traspasa. Para aquellos que a día de hoy aún no hayan disfrutado de la obra del maestro nipón la recomiendo totalmente, pero avisados estáis que esto no es terror al estilo más clásico, abrid la mente y disfrutad de este viaje al centro de la mente de su creador.

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