sabato 19 dicembre 2015

Perfect Day - Fernando León de Aranoa

Fernando León de Aranoa ha girato nel 2002 quel capolavoro che è Los lunes al sol (I lunedì al sole), con Javier Bardem e Luis Tosar, oltre a vari altri film sempre di alto livello (quiquiqui e qui le apparizioni di Fernando León de Aranoa nel blog).
con Perfect Day fa un film strano, un film di guerra, ma la guerra non si vede, si sente, un film su chi prova a cucire qualche taglio che la guerra ha prodotto, sarti di vestiti impossibili, con militari da Comma 22 o Mash, padroni del cielo e della terra, che fanno il deserto e lo chiamano pace, fanno le guerre e le chiamano missioni di pace.
la squadra di Mambrù (Benicio del Toro, uno degli attori migliori in circolazione), come Sisifo, cerca di costruire qualcosa, aldilà delle regole, inutilmente.
a un certo punto appare anche la mamma di Nikola, il bambino col pallone (poteva essere Ferida Osmanovic).
il film è tutto spagnolo, girato in Andalusia e a Cuenca (dove è stato girato quel capolavoro che è Calle Mayor).
la colonna sonora termina con Pete Seeger e Lou Reed, che non hanno fatto proprio canzoni militariste.
un film divertente, ma non c'è niente da ridere, e però ridere è l'ultima difesa contro la barbarie - Ismaele




…Senza lanciarsi in discorsi troppo alti ed estranei al film, rimanendo ben ancorato a terra, alla ricerca di una banale corda o di un pallone da calcio, Aranoa parla del dramma della guerra meglio di tante immagini dal fronte, confuse e roboanti. Come nelle opere migliori, Perfect Day tratta di relazioni, e trova davvero un valore aggiunto nel cast internazionale e nel lavoro di Benicio Del Toro in primis, che tiene la nota di base, grave e mai patetica, su cui possono improvvisare quella più comica di Tim Robbins, quella maliziosa (solo in apparenza) della Kurylenko, quella più ingenua (e un poco al limite) di Mélanie Thierry. 
L'ironia della sorte, ci dice Aranoa, non è sempre quella di passare dalla padella alla brace, mentre fuori piove: a volte, come accade in questo finale, si può sorridere, con meno amarezza, del movimento contrario, dalla brace alla padella. Fuori, comunque, piove.

De Aranoa intervalla l’atmosfera surreale sapientemente architettata, facendo trapelare alcuni guizzi di realtà – anche se contornati da elementi che ne esasperano le dinamiche (davvero riuscite le sequenze con le mine antiuomo rivelate dai cadaveri di mucca) -, e in tal senso la tragica fine dei genitori di un ragazzino del luogo, la cui casa è stata distrutta, è l’unica nota drammatica che il regista immette in una partitura che suona una melodia vivace e senza interruzioni. Colpo da maestro, infine, la trovata che chiude il film, che, ridicolizzando tutta la messa in scena a cui si è precedentemente assistito, assesta un colpo durissimo alla logica della rappresentazione, attraverso l’impietosità  di uno sguardo che porta fino in fondo il processo di decostruzione avviato fin dall’inizio….

 grazie a una sceneggiatura brillante e ricca di suspense; Fernando León de Aranoa riesce a mostrarci il lato grottesco del conflitto, l’incomunicabilità, il senso di impotenza, i piccoli strazi quotidiani, le contraddizioni degli esseri umani, con intelligenza e senza lezioni di morale. Il suo è un racconto universale, senza tempo, senza luogo, che ognuno può percepire secondo la propria sensibilità. Perché A PERFECT DAY non è il film che ti aspetti, è meglio, molto meglio: è un piccolo gioiello.

Tutto suona falso, in Perfect Day, a partire dalle location: nessuna ripresa è stata davvero fatta nei Balcani, e il film è stato completamente girato nelle zone brulle e collinari della Spagna. Si segue con divertimento l’incessante battibecco che si instaura tra i personaggi – tutti, ça va sans dire, brillanti e con la battuta pronta –, e la classe del parco attori scelto per la bisogna sopperisce ad alcune evidenti mancanze del film, ma l’impressione è quella di un prodotto di laboratorio assemblato senza alcuna personalità, e tantomeno originalità.
Tra cattivo gusto involontario, buoni sentimenti d’accatto e una sana dose di qualunquismo che i meno avveduti potrebbero scambiare per animo ribelle (agevolati anche da una colonna sonora furba, per quanto a tratti ben selezionata, tra gli X e i Velvet Underground), Perfect Day si trascina fino alla fine senza sussulti, e senza alcuna impennata che ne giustifichi l’esistenza. Eppure il pubblico che ha gremito la sala del Marriott sulla Croisette per assistere alla proiezione ha riso di gusto, tenendosi la pancia per la maggior parte del tempo. E lavandosi la coscienza, con ogni probabilità, a ogni risata.

…Ambientada en los últimos meses del conflicto bélico de Bosnia, en la Guerra de los Balcanes, 1995. Un grupo de trabajadores humanitarios viven sus propios problemas para ayudar a los ciudadanos locales, lo último: un cadáver ha sido tirado dentro de un pozo para dejarles sin agua potable, retirar el cuerpo, algo aparentemente sencillo, les supondrá una misión imposible por los inconvenientes protocolos de ejecución pese ir en contra de la lógica. Los protagonistas deambulan como pollos sin cabeza por las carreteras de Bosnia sobrellevando el drama de la mejor manera que pueden.
Es una película que se centra en una parte que no suelen cobrar protagonismo en las pelis de guerra, el de la ayuda humanitaria. Esta no es una película bélica sino de sus consecuencias en un día “cualquiera” en los ciudadanos; y como la ayuda humanitaria trabaja por crear del lugar un sitio mejor.

In Bosnia i cooperanti galleggiano in un’atmosfera rarefatta. Perché sono gente che fa il Volontario non solo per vocazione , ma anche  per mestiere. Sono uomini di buona volontà che cercano di mettervi delle pezze: limitate, poco incisive; ma almeno ci provano. E vanno incontro alle difficoltà e intralci piùsvariati: alcuni oggettivi; ma altri, molti per la verità, dettati da pura e presuntuosa  stupidità cui si accoppia il più spregevole utilitarismo. Ma, ed è questa la sua più riuscita caratteristica, dando all’insieme un ritmo da commedia. La soggettività è filtrata dalle dialettiche interne al gruppo; e di come essi s’interfaccino tra loro e con la autorità di fatto cui sono sottoposti. Gli attori sono a loro agio in questa dimensione sospesa: Benicio Del Toro, il protagonista, su tutti, per intelligenza e apparente cinismo. Tim Robbins, con eleganza, spinge sul pedale dell’eccesso grottesco. La fotografia, di Alex Catalàn, ha creato una stupenda quanto inaccessibile Bosnia tra le montagne dell’Andalusia.


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