sabato 23 giugno 2012

Rundskop - Michael R. Roskam


me avevo letto qui la prima volta, e, visto che il cinema del Belgio spesso mi sorprende favorevolmente, l’ho visto ed è proprio un gran film.
Jacky ha un corpo di gigante malato e un carattere da ragazzino, e ti scopri a "fare il tifo" per lui.
e poi Matthias Schoenaerts, il protagonista Jacky, assomiglia a Ryan Gosling, e la scena dell’ascensore potrebbero scambiarsela.
e se dopo questo film mangerai meno carne starai solo meglio:)
da non perdere, non te lo dimentichi facilmente - Ismaele





Bullhead di Michaël R. Roskam è uno di quei film assoluti, uno di quelli che ti stordisce e difficilmente riesci a liberartene. Sound Effect sul pulsantone a pressione: SBAM.
Un film duro ma estremamente seducente nel suo essere cupo e spiazzante...
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...L'impianto narrativo che richiama al thriller è un esile schermo dietro al quale si nasconde la sofferenza di un uomo costretto a rincorrere il passato che sembra volere chiedere il conto, immerso nel suo abbrutimento nel quale c'è spazio solo per una sopravvivenza squallida. Anche quando Jackie sembra cercare uno spiraglio di luce, il suo destino appare inesorabilmente segnato, ed è un fato in cui non c'è spazio per cambiamenti , non c'è neppure una fessura per lasciare passare l'amore(malato): la sua è una esistenza che ha ormai, da anni, da quando bambino la violenza si è abbattuta su di lui, solo il colore buio e l'odore marcio…

Rundskop (o Tête de bœuf, ovvero Bullhead) è "una tragedia grottesca sulla sorte e come le nostre vite a volte sono determinate da eventi sui quali non abbiamo alcun controllo. È un film su cosa accade quando le persone sono spinte all'estremo. Non si tratta di indiani e cowboy, di Bene e Male, ma del meccanismo per cui eventi apparentemente piccoli a volte possono avere conseguenze enormi per chi viene coinvolto. Il destino di queste persone è anche il nostro destino."  Così il regista e sceneggiatore esordiente…

You do not have to be Belgian to appreciate and be an admirer of this movie. The way it is told, filmed and performed are Oscar worthy....
This the incredibly sad story of Jacky, a farmer who's whole life will be turned upside down following a dramatic and traumatising event in his youth....making him the man (or what's left of it) he is today!
It handles in a very realistic way the animal (cow-bull) drug and hormone maffia and its traffic. Following the lives of several people who are directly affected by it.
The two stories, one the telling of Jacky's way to deal with his trauma and how he suffers from it, how it affected him and the other about the hormone traffic are brilliantly melt together to a story that will leave no one insensitive!!

Bullhead is an extremely intense piece of cinema that includes a fairly bloody and hard hitting elevator sequence that rivals that infamous scene from Drive. With an incredible performance from Matthias Schoenaerts, gorgeous camera work, and a huge injection of originality, Bullhead should not be missed by anyone especially those who are looking for something different when it comes to movies. This comes highly recommended for those who enjoyed Animal Kingdom, A Prophet, Drive, and/or Bronson…

Sur le plan technique Michael R. Roskam a réalisé un travail d’orfèvre. Nombreux sont ceux qui auraient fait évoluer leur film vers le grandiloquent, le spectaculaire, surenchérissant à chaque nouveau plan dans le choc, pas Roskam. Le réalisateur tient son fil directeur et ne déviera pas d’un centimètre jusqu’à la fin. C’est sans doute ce choix d’une intelligence imparable qui rendra Bullhead encore plus malsain, encore plus profond. La mise en scène froide qui n’est pas sans rappeler un certain cinéma scandinave (la trilogie Pusher de Nicolas Winding Refn dans ses grandes lignes) plonge le spectateur dans un univers d’une tristesse infinie. Le scénario prend le temps de s’installer et même si certains comportements paraîtront inadaptés sur le moment, il faudra simplement prendre le temps de déguster un film qui ne laisse rien transparaître dès les premières secondes…

Il messaggio è forte di una brutalità che, anziché affrontare la realtà a viso aperto, si diffonde capillarmente lungo le trame di un’impresa criminale, sfogandosi segretamente nelle retrovie, come un toro che scalcia in un recinto abbandonato. La tragedia non ha voce per urlare, e così batte i colpi come un animale, tentando un impossibile scampo da una condizione che opprime e che, purtroppo, non può cambiare. In Bullhead l’impulso naufraga nel nonsenso, nell’inutilità, nell’autodistruzione: la ragione abbandona il campo e prende il largo, non prima, però, di aver visto spuntare i frutti della disumanità e dell’assenza di pensiero. Peccato che, nel film, il messaggio rimanga impantanato nel groviglio di un racconto che inciampa nella propria complessità, e che, nella sua discontinua lentezza, denuncia la difficoltà a convertire cinematograficamente l’intricato sviluppo della storia…

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