mercoledì 27 giugno 2012

Mandabi (Il vaglia) - Ousmane Sembene

un film del 1968, pochi anni dopo l'indipendenza, speranze di cambiamento, modernità e tradizione sono affianco, lo scrivano ha sul tavolo l'immagine di Che Guevara.
il film è tratto da un racconto dello stesso regista (qui), sembra a più riprese uno di quei film degli anni '50-'60, con Totò e altri, nei quali si denuncia la corruzione e lo strapotere della burocrazia.
merita di sicuro, non ve ne pentirete- Ismaele


In un villaggio alle porte di Dakar il postino consegna la notifica di una vaglia dell'ammontare di ben 25.000 franchi, proveniente da Parigi. A spedirlo è il giovane Abdou, emigrato nella capitale francese, dove lavora come netturbino, e il destinatario è suo zio Ibrahima Dieng, un uomo disoccupato ed analfabeta, con due mogli e sette figli. Da quel momento per lui inizieranno i guai: tra le richieste di soldi da parte di familiari, amici o perfetti sconosciuti, le traversie burocratiche per incassare il denaro e i crediti nel frattempo contratti dalle sue donne, il povero Ibrahima non avrà più pace. 

da qui

 

 E' un'opera, come sempre, di denuncia dei mali che affliggono l'Africa e la sua gente come l'immigrazione, la disoccupazione, la povertà, ma tutto è raccontato attraverso uno sguardo allegro che utilizza i registri del grottesco. "Manda Bi" è come una "favola", capace di spostare lo spettatore in una realtà lontana dalla sua, diversa, ma al tempo stesso vicina. Il protagonista è un uomo semplice, analfabeta, da quattro anni disoccupato, che vive con le sue due giovani mogli e 7 bambini piccoli. E' ingenuo ed ha un cuore puro, per questo spesso ricorda con il suo modo di fare "Renzo Tramaglino" dei Promessi Sposi del Manzoni (Milano 1785 -1873). La sua vita dunque procede tranquilla, quando l'improvviso arrivo di un vaglia dal nipote di Parigi stravolge la sua vita. Tutto il quartiere lo cerca per spillargli soldi con una scusa o con l'altra, i commercianti gli fanno credito, tutto sembra cambiare intorno a lui, è felice! Quando va finalmente alla posta, dopo due giorni di festeggiamenti, scopre che non è tutto così semplice come sembra, infatti, dopo aver speso parte dei soldi del vaglia, scopre di non essere solo lui il destinatario del patrimonio. A peggiorare la situazione c'è che è privo di carta di identità e quindi non può ritirare la somma, non resta che cominciare il lungo iter della burocrazia per ottenere i tanto sospirati soldi, ma più ci prova, più s'indebita, inoltre la gente del quartiere diviene ostile invidiando la fortuna capitatagli. Il protagonista prova sulla sua pelle le conseguenze della burocrazia sulla vita quotidiana dell'uomo e non solo anche la disonestà e la furbizia delle persone che ha intorno. Il film rappresenta molto bene lo stile di Sembène, realistico e molto vicino al neorealismo mescolato con lo stile delle nouvelle vague, grazie al profondo humor. E' evidente che il regista conosca profondamente la materia che va catturando con la telecamera e lo fa con ironia, senza mai giudicare o condannare i suoi personaggi.

da qui

 

Sembene’s first comedy, his first film in color, and first work in Wolof - the language spoken by most of the population of Senegal -Mandabi is the deceptively simple story of a man whose initial good fortune leads to encounters with an intimidating barrage of Third World bureaucracy. The film, which consists of a series of comic mishaps involving Dieng’s futile attempts to get an identity card so he can cash his check, takes the viewer on a journey with corrupt government officials and impoverished members of Dakar’s proletariat. Mandabi was seen as a betrayal by many in the newly independent Senegal. The fact that the film was a comedy did not spare Sembene’s film from attacks in the press.

da qui


Nessun commento:

Posta un commento