lunedì 4 novembre 2024

No il caso è felicemente risolto – Vittorio Salerno

l'assassino (Riccardo Cucciolla) di una prostituta denuncia un testimone (Enzo Cerusico) dell'assassinio e la polizia crede all'assassino.

la storia è originale e gli attori sono bravissimi, il professore assassino e l'impiegato testimone sono convincenti

un gioiellino da non perdere.

buona visione - Ismaele

 

 

 

QUI  si può vedere il film completo

 

 

Letta la trama questo film mi ha parecchio intrigato,sembra una riproposizione di un classico spunto hitchcockiano e la prima parte è sicuramente efficace a partire dalla lunga ed efferata sequenza dell'omicidio con annessa fuga dell'innocente testimone.Poi quando il gioco tra i due personaggi si fa chiaro e si conoscono in un lungo drammatico confronto la tensione cala irrimediabilmete e si imboccano i binari della prevedibilita'.il testimone va dalla polizia e subisce un incubo kafkiano ritrovandosi condannato a 24 anni di carcere....ma l'assassino,un professore,ha la bella idea di suicidarsi lasciando una confessione piena salvando capra e cavoli.Non nascondo che il finale non mi è piaciuto per niente,è frettoloso tirato via e stupiscono anche altri particolari sull'indagine che è abbastanza maccheronica e sul ruolo di Enrico Maria Salerno(fratello del regista)un po'fumoso e mal sfruttato.....bravo invece l'uomo qualunque Cerusico.

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Il regista (alla sua prima opera in solitaria, dopo aver co-diretto nel 1965 insieme ad Ernesto Gastaldi “Libido”) lavora con intelligenza e vivacità sulla sceneggiatura articolata e riuscita di Augusto Finocchi (un solo titolo di peso nel suo curriculum ma imprescindibile come “La mala ordina”), azzecca un paio di momenti di tensione veramente notevoli (il già citato incipit e un lungo inseguimento per le strade della città con Fabio che tenta in ogni modo di non perdere di vista il professore), evita, quasi sempre, sia la facile caricatura sia che il suo film si trasformi nella consueta denuncia sul malfunzionamento della giustizia, a costo anche di un finale eccessivamente buonista, rattoppato e sbrigativo (ma l’ultima spassosa battuta di Fabio che, al compagno di cella che gli chiede se domenica andrà di nuovo a pescare risponde: “Io a pesca’ non ce vado più manco coi carabinieri, ma la volete capi’ si o no?” si fa perdonare una chiusa accomodante forse non all’altezza che, va detto, è stata imposta dalla produzione, il film infatti avrebbe dovuto concludersi in modo molto più cattivo con il dialogo fra il giornalista ormai consapevole e il professore fuori dal Tribunale, dopo la condanna di Fabio, come ha dichiarato in seguito lo stesso regista), non rinuncia ad alcune pungenti, crudeli ma veritiere annotazioni sociali, sia pure in una contrapposizione un tantino semplicistica e risaputa ma sincera, privilegia saggiamente toni brillanti e divertiti (a partire dal titolo) a smorzare con brio l’amaro dramma della vicenda raccontata per un film classificabile più come salace e graffiante commedia di costume che non come arrabbiata e rigorosa opera di impegno civile con velenose accuse incorporate nello stile di Rosi, Petri o Damiani. Ottima colonna sonora di Riz Ortolani con i Nomadi a cantare la sarcastica ed appropriata “Mamma giustizia”

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Lo vidi una notte su una televisione privata romana e mi colpì tantissimo. È uno di quei rari film in cui la trama è al servizio di un messaggio di fondo ben chiaro. Praticamente utilizza gli stilemi della classica commedia all'italiana (un apologo morale che sottintende lo svolgimento dei fatti) ma innestando il tutto su un solido (in alcuni punti macchinoso) impianto thrilling. Buonissima al solito l'interpretazione del mitico Cerusico, attore che crea empatia immediata, poco utilizzato dal cinema a causa della malattia che se lo portò via così giovane.

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Fra la commedia nera e il dramma di denuncia, il film di Salerno è una spietata composizione accusatoria in cui nessuno si salva, né il borghese omicida con la faccia da salvare (che "espia" il suo peccato vivendo come sempre), né il meschinetto manipolabile che paga il pegno della propria omertà, né ovviamente il fallace sistema giudiziario. Anche il giornalista che inquadra la verità trova il senso di giustizia solo dietro lo scoop. Lodevoli prove attoriali, diverse scene d'impatto incorniciate da buoni dialoghi (il confronto fra Cerusico e Cucciolla) e ottime musiche. Meritevole.

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Nonostante la partenza da puro thriller, “No Il Caso E’ Felicemente Risolto” presto prende i connotati di un dramma legato alla (s)fiducia nella giustizia e basato sugli equivoci, sugli errori e su una critica di fondo che sembra voler colpire le classi agiate e le istituzioni. Salerno non è certo Damiano Damiani, ma al di là di qualche forzatura nella sceneggiatura e nella caratterizzazione di Fabio (un piccolo borghese divorato dall’insicurezza), il film scivola discretamente bene per tutta la sua durata, fino a culminare con una resa dei conti ovviamente amara e beffarda (da evitare invece l’epilogo alternativo imposto dalla produzione, un brodino allungato di taglio buonista).
Come appena accennato sopra, rimaniamo abbastanza basiti dal comportamento del protagonista, il quale una volta riconosciutosi sui quotidiani e in televisione, inizia a recitare il ruolo del ricercato (pur nella sua totale innocenza), tagliandosi i baffi e riverniciando la sua automobile di blu. In questo caso la corda della verosimiglianza tende quasi a spezzarsi, ma l’accusa del regista si rivolge anche alla vigliaccheria di una borghesia omertosa e complice. E i conti, se chiudiamo un occhio, tornano.
Girato tra Roma e Anguillara Sabazia (comune che si affaccia sul lago di Bracciano), “No Il Caso E’ Felicemente Risolto” si avvale di uno score musicale firmato da Riz Ortolani (meno in forma del solito) e di un brano dei Nomadi (“Mamma Giustizia”) il cui testo ovviamente si riallaccia perfettamente alle tematiche del film. Una pellicola non fondamentale, ma comunque meritevole di visione.

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