Franca Valeri, che a Roma fa la prostituta e strozzina, con stile, decide di andare a Parigi, come se fosse una scoperta e un miglioramento rispetto a Roma.
in realtà è un postaccio grigio e triste, niente a che vedere con Roma.
bravissima Franca Valeri, e anche Vittorio Caprioli, regista del film e marito di Franca Valeri.
film dimenticato e sottovalutato.
buona (puttanesca) visione - Ismaele
QUI si può vedere il film completo
Gioiellino camp che non a caso ha il suo fulcro in una Franca
Valeri in stato di grazia e nella sua prostituta-strozzina sciccosa, che va in
Francia sognando inopinatamente un futuro radioso. Battute fulminanti
nell'originale parlata cafona-snob, calate in situazioni paradossali, sono il
sale di una storia che dai fasti iniziali mostra man mano le crepe della
disillusione che affondano un personaggio amaramente perdente. Una decadenza
anche cromatica dai vivaci fasti romani al grigiore della periferia parigina.
Teneramente implacabile.
Il film di una vita per la Valeri; nel senso che davvero qui è
in assolo e sceglie un personaggio sgradevole e meschino (mai condannabile
però): una prostituta non bellissima e un po' sfiorita che cova acredine verso
la vita. Il marito regista la mette in piena luce, permettendole virtuosismi
nei monologhi eccezionali e non illuminando mai la tiepida, mesta luce sotto la
quale è messa sin dall'inizio. Una perla di due artisti anomali anche se
popolari.
Ho scoperto questo film solo poco tempo fa,su Iris in seconda
serata.Un piccolo gioiellino,per me che adoro Franca Valeri,e qui lei la fa da
unica padrona.Infatti il film è fatto su sua misura,ed è un vero tripudio di
battute e doppi sensi,situazioni improbabili e ridicole.La Valeri è l'unico
esempio in Italia di attrice e autrice di testi cinematografici e
teatrali,nella maggior parte dei film dove recita lei compartecipa alle sceneggiature,di
solito non è mai la sola protagonista,ma è spalleggiata da grandi attori come
Sordi o De Sica.Qui invece tutto il film gira attorno a lei e alla sua
bravura,il regista è Vittorio Caprioli,all'epoca suo marito,che si ritaglia un
piccolo ruolo per se,ma lascia alla Valeri tutto lo spazio dovuto.Molto bella
la visione che il film da prima di Roma e poi di Parigi:non si vedono ,ne nella
prima ne nella seconda,monumenti o piazze famose,ma periferie squallide e
sconosciute...Ricordo che si tratta di un film del 1962,e soprattutto nei film
americani,si aveva delle città europee sempre una visione da cartoline,molto
fasulle.Lo consiglio a chi vuole farsi due risate "intelligenti".
…Commedia spassosa con retrogusto amaro, dalla comicità intelligente
costruita su situazioni al limite del paradosso, è girata in un technicolor sfavillante che fa risaltare i colori
sgargianti delle mises appariscenti
e delle tinte ed acconciature che Delia cambia ad un ritmo indiavolato.
Un'opera che dimostra anche un certo coraggio per essere un film dei primi 60,
nell'affrontare temi allora certamente scabrosi come la prostituzione e
l'omosessualità del fratello (personaggio secondario, ma non apparizione
fulminea come erano i pochissimi ruoli gay nel cinema di quel decennio).
Una piacevole sorpresa è stata la regia inventiva e personale
del marito della Valeri, Vittorio Caprioli (anche interprete del personaggio
del pizzaiolo) che non conoscevo come autore, che non si limita a riprendere
staticamente le girandole della moglie, bensì le accompagna con la danza della
sua macchina da presa estremamente mobile.
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