lunedì 4 marzo 2024

Estranei - Andrew Haigh

Adam vive la sua vita felice con il compagno Harry e i suoi genitori ritrovati.

Ma la realtà sta fuori dalla sua testa, Adam è un uomo solo che convive con i suoi fantasmi.

Barlumi di ricordi di una vita non vissuta sono ricordi di una vita desiderata e sognata, ma Adam è sempre solitario e infelice.

Mi vengono in mente i versi di Salvatore Quasimodo:

«Ognuno sta solo sul cuor della terra
trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera.»

E sopratutto alcune parole tratte da I primi viaggi di Andy Catlett, di Wendell Berry:

"Il vero quesito per chi è anziano e morente, credo, non è se si è amato e se si è stati amati a sufficienza, ma se si è stati abbastanza grati per l'amore ricevuto e dato, in qualunque misura. […] Preghiamo per poter avvertire gratitudine fino alla fine." (p. 118)

Chissà se Adam apprezzerebbe.

Un film di amori e di solitudini, da non perdere.

buona (amorevole) visione - Ismaele


 

 

Estranei ha una grazia leggera e profonda nel raccontare le difficoltà di un uomo ad accettare l'inevitabile e ad accettarsi nel riflesso dello sguardo delle persone più amate, che non sempre gli restituiscono la sua immagine più autentica, e non sempre ricevono l'invito ad entrare nella sua intimità: perché anche le persone più vicine possono trattarsi come estranei, quantomeno a quella parte di sé che ognuno tiene ben nascosta.

Il film è stato girato in gran parte nella casa in cui è cresciuto il regista, il che esplicita l'elemento autobiografico della storia che porta sullo schermo e la vicinanza dei temi trattati alla propria esperienza di artista omosessuale. Il risultato è un percorso davvero commovente sull'elaborazione del lutto, non solo concreto ma anche metaforico, e sulla pacificazione, nonché un omaggio al potere salvifico dell'amore ("The Power of Love" dei Frankie Goes To Hollywood è la canzone simbolo del film)

da qui

 

Primi piani strettissimi sui volti dei suoi personaggi, dettagli, movimenti di macchina lenti e una colonna sonora, realizzata da Emilie Levienasie-Farrouch, che avverte lo spettatore. Qualcosa di sinistro aleggia sulla storia dai contorni da fantasy thriller. Lo fa con dissonanze, distorsioni, rumori bianchi che amplificano il malessere del protagonista che trova conforto solo nei momenti trascorsi con i suoi genitori o tra le braccia di Harry.

Perché chiunque abbia perso un padre o una madre sa quanto sia difficile lasciare andare chi si ama e quante volte, con la mente, si sia immaginato di potersi ritrovare ancora una volta occhi negli occhi (potenti e commoventi le sequenze sulle note di Always On My Mind e nel diner). Potersi riabbracciare, chiarire, scusare, confessare. Tornare bambini, magari, sdraiati nel letto insieme. “Come se il futuro non contasse”. E non più perché il dolore ha spento tutto. Ma perché nell’amore c’è solo luce che brilla. Come una stella.

da qui

 

Da un punto di vista visivo, Estranei è uno dei pochi film che ha provato a reinterpretare l’intuizione bergmaniana del dialogo indifferenziato tra passato e presente e tra vivi e morti (quei meravigliosi passaggi fluidi della realtà nell’immaginazione e del presente nel passato di Il posto delle fragole), creando una possibile prossimità fisica tra Adam e i fantasmi dei suoi affetti. Il gioco di fuoco e profondità di campo nella prima apparizione del padre, il quale si mostra da subito una presenza familiare e insieme perturbante, è una soluzione di regia di straordinaria sensibilità: a colpire non è soltanto la capacità di mostrare l’effimera consistenza di un sogno, o di un’illusione, ma l’ordinarietà del lavoro onirico del protagonista, come se i suoi viaggi alla periferia di Londra, verso la casa dove è cresciuto negli anni ’80 e dove ha vissuto il trauma che ne condiziona l'esistenza, fossero un loop al quale è impossibile sottrarsi. Come le canzoni che costellano il film, The Power of Love dei Frankie Goes to Hollywood o Always on My Mind dei Pet Shop Boys.

Estranei è la storia di una mente interrotta, di un uomo segnato dal dolore e dal silenzio (per non aver mai fatto coming out, per non aver mai raccontato della morte dei genitori) che scava nel suo mondo e immagina impossibili dialoghi con sé stesso e la propria controparte onirica. Un padre e una madre perduti (gli stupefacenti Jamie Bell e Claire Foy), un amante mai avuto (Paul Mescal). Adam risponde anche alle domande che gli vengono poste (come siamo morti?, ad esempio), ma le risposte che trova (vedendo cose che gli altri non possono vedere…) sono solo per sé. Nel film non c’è dialogo, non c’è uscita. L’incapacità del protagonista di elaborare il lutto, di far sapere agli altri la sua omosessualità, di venire a patti con un male da sempre piantato alla bocca dello stomaco, lo intrappolano in una terra desolata…

da qui

 

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