domenica 29 dicembre 2019

Ritratto della giovane in fiamme - Céline Sciamma

quando non c'erano le macchine fotografiche chi poteva pagava un dipinto.
Marianne, giovane pittrice, si reca in una casa, forse di nobili, in un angolo sperduto e ventoso di Bretagna, per fare il ritratto di Héloïse, uscita dal convento per essere "ceduta" (oggi diremmo venduta), al posto della sorella morta, a un nobile di Milano.
in quell'angolo di mondo Héloïse è triste e insopportabile, forse per la sorte che l'attende, ma la missione impossile di Marianne riesce, alla fine ci sarà un quadro bellissimo, ma non è quello che vediamo all'inizio del film.
le due ragazze, giorno per giorno, si conquistano, e la loro vita cambierà per sempre, quei giorni saranno incancellabili, per sempre.
e il numero 28 sarà molto importante.
un film d'amore, di pittura, di musica, di paesaggi e di bellezza vi aspetta, non abbiate paura della bellezza, sarete ricompensati - Ismaele










Portrait of a Lady on Fire (nel significato doppio di ritratto di una donna in fiamme), un’opera attraversata da una delicatezza rara (la mano lieve ma sempre rigorosa alla regia della Sciamma) che affronta il tema della scoperta del sé, della propria sessualità, attraverso l’incanto artistico, ruotando attorno al doppio binario del fascino della pittura e della bellezza del rivelarsi poco a poco di due ragazze ritrovatesi a vivere un momento cocente di passione, di una prossimità fisica bollente come il fuoco del titolo e del dipinto.
Céline Sciamma segue con occhio sempre presente  e partecipe, con indulgenza e tenerezza il conflitto interiore vissuto dalle due bellissime e bravissime protagoniste, e ne scioglie lentamente e carezzevolmente i nodi emotivi e comportamentali, trasferendo fuori dallo schermo la percezione realistica di un sentimento prima imploso, poi per un attimo esploso e poi infine confinato e affidato alla custodia della memoria. Perché proprio come nel bellissimo mito di Euridice e Orfeo in cui il film si definisce e si “specchia”, creando il parallelismo di senso nell’amore che svanisce di fronte ai propri occhi per il troppo desiderio, Portrait of a Lady on Fire getta un ponte di raccordo con quelle ragioni della proiezione e della memoria che spesso brillano più della realtà, e indica come – di fatto - il poeta (o l’artista) sia più propenso a coltivare l’idea che la verità…

Ritratto della giovane in fiamme non si limita quindi al racconto della scoperta di un amore, ma più in generale traccia una possibile via all’emancipazione, sessuale e quindi politica. Sciamma utilizza le sue attrici (Noémi Merlant e Adèle Haenel) con grazia sempre più scoperta; mette in scena un mondo in cui la presenza maschile è un semplice vettore (i rematori della barca che portano Marianne all’isola, il fattorino incaricato di consegnare il quadro al futuro marito di Héloïse a Milano) o una indefinita serie di volti nella folla, una realtà marginale che irrompe nelle uniche scene mondane del film (galleria d’arte o teatro); utilizza la concretezza materica dei colori e l’impulso erotico della musica (dal sabba in odore di stregoneria buona di un falò notturno in cui si canta polifonicamente “non si può fuggire” – da sé, dai propri sentimenti – all’Estate vivaldiana del finale) come puntelli emotivi; ragiona sulla sottile differenza tra rimpianto e ricordo (Héloïse che a letto sussurra: «ho imparato un nuovo sentimento»); usa il mito – quello ricorrente di Orfeo e Euridice, evocato e dibattuto nella scena che è al cuore del film – in maniera concretissima, arrivando a fissare sulle pagine delle Metamorfosi ovidiane l’unica memoria che a Héloïse resterà di Marianne, un autoritratto disegnato copiandosi in uno specchio incastonato tra le gambe dell’amata; mescola elementi pittorici del canone romantico (la scogliera, il mare in tempesta) con reminiscenze minimali, quasi gozzaniane, degli interni che i personaggi abitano.
Sciamma tratteggia il suo discorso culturale e politico nascondendolo dietro un’anima mélo; punta il suo sguardo di donna (e questo è un film di occhi e di ciglia, di increspature di pelle, di sussurri e di sospiri) su un amore impossibile che cerca e trova spazio, contro ogni rispettabilità imposta dall’alto, rivendicando la possibilità di un modo diverso di stare al mondo e in noi stessi (in loro stesse!), fieri e consapevoli.
Ritratto della giovane in fiamme fonde magistralmente forma e contenuto, teoria e racconto, cultura di genere e diritto alla passione, concedendosi qualche languore ma con gli occhi lucidi e ben puntati sul nocciolo, ancora ben vivo, della questione.

Una delle ragioni di maggiore entusiasmo è la densità di significati che Céline Sciamma ha saputo inserire nel film, senza però appesantirlo minimamente: la narrazione scorre veloce e coinvolgente, pur fornendo spunti di riflessione sul femminismo, sul rapporto fra artista e musa, sulla pittura (e il cinema) come sguardo che restituisce sostanza ai soggetti immortalati, sul mito di Orfeo ed Euridice.
Il fatto che Sciamma abbia saputo realizzare un film compatto, nonostante la quantità di elementi narrativi messi in campo, è ragione d'elogio di per sé. Che l'abbia fatto mettendo in scena una vicenda struggente ed emozionante è la cifra di un cinema di enorme livello.

Céline Sciamma si prende tutto il tempo per descrivere con piccole pennellate narrative la nascita di un amore che – scopriremo nelle due straordinarie, delicate eppur potenti scene finali del film – durerà per sempre, senza mai svanire, anche quando la vita separa i destini delle due donne. Il rapporto tra Marianne ed Héloïse nasce  sulle scogliere battute dal vento e dalle onde dell’Oceano Atlantico, o nella cucina scarna e disadorna del castello disabitato e non restaurato usato come set e congelato dal tempo – ambienti e paesaggi mirabilmente fotografati da Claire Mathon. L’amicizia e poi una sorta di reciproco abbandono ai propri sentimenti diventa amore sotto lo sguardo della giovane cameriera Sophie (Luàna Bajrami), che ne diventa anch’essa quasi complice, dopo che le due ragazze l’aiutano ad abortire.

…Il significato di queste amitiés, così come le loro implicazioni più o meno sovversive, varia in base al periodo storico di appartenenza, ma c’è un dettaglio che le identifica tutte: il loro esistere al di fuori delle imposizioni sociali, familiari ed economiche rappresentate dall’istituzione matrimoniale che imbriglia invece i rapporti uomo-donna. «Perhaps what writers liked about this kind of bond was that it seemed so unlike the one between men and women as codified in marriage. They imagined it as pure emotion, soaring above the wordly concerns of law, economics, and reproduction», scrive Emma Donoghue.
A Céline Sciamma, che è una cineasta del 21esimo secolo, non interessa però una visione esclusivamente emozionale e romantica dei personaggi femminili, e cala Marianne e Héloïse in un contesto molto concreto: l’amore che nasce tra loro non è una fuga dalla realtà, ma uno strumento per vivere nella realtà, e nel futuro che le attende, in maniera più piena, consapevole e indipendente, se non sul piano materiale almeno su quello intellettuale…

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