sabato 11 maggio 2019

The Sisters Brothers – Jacques Audiard

primo film americano per Jacques Audiard, con un quartetto di attori straordinari (John C. Reilly, Joaquin Phoenix, Riz Ahmed, Jake Gyllenhaal).
i due fratelli Sisters sono persone di buon cuore, se non fosse che di mestiere fanno i killer per chi li paga meglio.
non sono killer da un morto e via, fanno stragi, ed fa pensare e sorridere qìuando Eli, il fratello grande, piange per il cavallo morto.
lo stile è un po' dark, un po' comico, un po' surreale, ci si diverte, anche.
il film vale ampiamente il prezzo del biglietto, buona visione - Ismaele




I fratelli Sisters di Jacques Audiard è stato una sorpresa. Non che le aspettative fossero basse. Al contrario la filmografia del regista francese è impressionante e I fratelli Sisters è sicuramente all’altezza dei suoi film precedenti. Più o meno alla metà dell’ottocento Eli (John C. Reilly) e Charlie (Joaquin Phoenix) sono due pistoleri in Oregon al servizio di uno spietato Commodoro (Rutger Hauer). Il boss li incarica di trovare un cercatore d’oro, Herman Warm (Riz Ahmed), di cui già segue gli spostamenti il detective John Morris (Jake Gyllenhaal), sempre al servizio del Commodoro. Il compito dei fratelli è farsi dare una formula chimica dal cercatore e poi ucciderlo…

un western d'autore (è il primo film di Audiard in lingua inglese) che gioca con le convenzioni del genere, divertendosi a sovvertirle sia dal lato formale (la fotografia così vivida, la musica dal timbro spiazzante, le sparatorie mostrate attraverso ellissi o fuori campo) che da quello dei contenuti (vedi l'inatteso finale, con la mancata resa dei conti col cattivo, ma anche la struttura a doppio buddy movie, con le due coppie di inseguitori e di inseguiti). Il tutto, vivaddio, prendendo sempre sul serio la materia trattata e senza mai eccedere sul piano post-moderno o parodistico…

Molto abile nel rendere il profilo psicologico proprio del maggiore, ora cullato da sentimenti nostalgici verso una donna (e un cavallo), ora animato da progetti di riscatto per il futuro, Audiard si mostra però incapace di rendere adeguatamente quello di tutti gli altri personaggi, in particolare del signor Morris. Schiacciato sotto la recitazione mono-tono di Ahmed, il signor Morris rimane un personaggio piatto, ineffabile. Allo stesso modo, anche il potenziale di Jake Gyllenhaal risulta molto sacrificato. Peccato. Tuttavia, la complicità fra i due fratelli, l’umorismo da black comedy, alcune simpatiche trovate in merito a uno scialle e uno spazzolino son quanto basta a dare spirito e carattere all’azione, cosicchè arriviamo ai titoli di coda divertiti, soddisfatti, con un mezzo sorriso disegnato sulle labbra.

Girato tra Spagna e Romania, questa bellissima favola per duri è un racconto introspettivo ma anche ironico su due uomini alle prese con il loro rapporto di fratellanza e col senso della vita. Ma dentro c’è anche di più: c’è una transizione, quella da un mondo con poche e discutibili regole verso una società che adotta una dimensione più civile; in cui gli uomini sono chiamati a una scelta di campo, adattarsi alla convivenza democratica o soccombere alla legge del più forte. Questo passaggio da dimensione umana a riflessione generale è uno degli aspetti più poetici e intimisti di questo western: un’opera inaspettata da un regista come Jacques Audiard

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