sabato 29 dicembre 2018

Boro in the Box - Bertrand Mandico

un omaggio a Walerian Borowczyk, e molto di più.
il regista Bertrand Mandico riesce in 40 minuti a interpretare la vita e la poetica del regista polacco.
un film che non ti stanchi di vedere, grazie a Bertrand Mandico.
cercatelo e guardatelo, e riguardatelo, non sarà tempo sprecato - Ismaele






… Costituito da un abbecedario che quasi ironicamente istituisce uno schizzato compendio della vita di Borowczyk, il film tenta, credo riuscendoci, di rappresentare, ovviamente in modo non letterale, l’origine delle ossessioni erotiche di Boro. C’è della sporcizia (la madre che copula con un cavallo, antipasto de La bestia), della velata perversione (la giovane mamma “gioca” a morire, il padre una bestia tutt’uno con la natura: il concepimento è allora uno stupro), ma anche della solitudine esacerbata da quel recinto ad personam che separa il protagonista dall’alterità. Non credo sia un caso che l’unico punto di sfogo rintracciabile nella gabbia/scatola sia un foro circolare perfetto per accogliere il mirino della cinepresa, tanto che la compenetrazione tra i due corpi (anche la mdp è giustamente corpo per Mandico, la vediamo organica, pelosa… mostruosa?) dà vita ad unico essere: che è il Regista, che è Borowczyk. Di tutto il resto che risulta incomprensibile non importa poi molto, quando è un cinema così singolare a richiedere la nostra attenzione è da sconsiderati voltargli le spalle.

Dopo la magnifica e fortunata visione di Living Still Life ci si poteva aspettare solo il meglio da Bertrand Mandico, e Boro in the Box, finalmente emerso dopo lunghissima attesa, non può che confermarsi per quello che già da tempo si fiutava: un Capolavoro.
Certo, dovendo ancora fruire dell'altra serie di cortometraggi realizzati dall'eccentrico artista francese, è forse azzardato stabilire se lo sia anche rispetto al suo operato complessivo. Ma se invece guardiamo alla sensibilità con cui è concepita la singola opera in questione, ecco che la qualifica assume un significato inoppugnabile. Perchè ci vuole una grande sensibilità, e Mandico la dimostra tutta, nell'incasellare (o inscatolare, riferendosi più appropriatamente al titolo) strutturalmente dalla A, alla Z, la vita e le ossessioni di un regista dalla poetica travagliata come Walerian Borowczyk (più conosciuto dagli affezionati come "Boro") suddivise in ventiquattro frammenti

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