martedì 23 maggio 2017

Get Out - (Scappa: Get Out) - Jordan Peele

opera prima di Jordan Peele, ma se non lo sai sembra di vedere un'opera di Kevin Smith, o di qualcuno di esperienza.
ogni definizione di genere è riduttiva, è solo cinema come si deve, non perfetto, ma cosa si vuole di più da un esordiente alla regia?
le avventure e gli incubi di Chris sono terribili, ma ha un amico che più di un fratello vero.
è comunque un film sul razzismo, le apparenze ingannano, i negri buoni sono i negri servi, i negri oggetto, i negri ogm.
la fine mi ha ricordato un po' quella del gran film che è Django unchained.
non avete bisogno di consigli, lo so, ma sappiate che se andrete a vedere Get Out sarete soddisfatti come non succede spesso, promesso - Ismaele






Se vuoi vederti il classico filmetto standard, insomma, te l'ho già detto e te lo ripeto: scappa!
Magari scappa su Canale 5!
Ah no, lì manco di filmetti standard ne danno più, solo fiction, reality o talent.
Se invece vuoi vederti un film a basso budget (4 milioni e mezzo di dollari) che in patria è diventato uno dei maggiori campioni di incasso dell'anno (oltre 170 milioni di dollari nei soli Stati Uniti fino ad ora), quindi una pellicola in stile Sundance Film Festival (dove infatti è stato presentato), ma godibile come il più commerciale tra i popcorn-movies, e se cerchi un film che non sarà il capolavoro totale o l'opera cult rivoluzionaria che hanno cercato di spacciare negli Usa, però è comunque capace di far ridere (soprattutto grazie al mitico personaggio dell'agente TSA interpretato da LilRel Howery), inquietare e riflettere allo stesso tempo, scappa subito!
Dove?
Al cinema!

Scappa – Get Out è una sorta di Indovina chi viene a cena? aggiornato e inquietante, abile nel parlare di razzismo con una forza davvero impressionante e con metafore ben calibrate.
Coinvolgente e capace di trasmettere una tensione costante dall'inizio alla fine, è una pellicola che riesce anche a stemperare i passaggi più angoscianti con sottile ironia e con inserti che non si prendono troppo sul serio…

 La cosa migliore, però, e mi rendo conto che qui si toccano i gusti personali, è che il film sceglie di non farci vedere le mazzate in testa, ma di deviare in qualcosa di simil-paranormale, in una delirante conclusione che però, a me, è piaciuta da impazzire. Inaspettata e folle, prende per il collo i nostri privilegi bianchi e, prendendoci abbondantemente per il sedere, li rispedisce al mittente, senza privarci di un po' di sana umiliazione…

A prescindere, infatti, dalla parte scientifica dell'evoluzione della trama - comunque interessante, considerata l'esigenza e la presunzione di alcuni esponenti delle classi sociali "alte" di potersi permettere di vincere anche il Tempo e la Natura -, Get Out funziona come thriller e come survival, inchioda come si deve alla poltrona e tiene benissimo il campo - un campo difficile, come già sottolineato - dal primo all'ultimo minuto, senza sbruffoneggiare con ambizioni troppo alte ma allo stesso tempo mostrando tutta la solidità dei prodotti con le palle.
Di quelli che sopravvivono ai confronti ed ai pregiudizi.
Di quelli che gli appassionati cercano e bramano come l'aria.
Ed è bello, in questi casi, venire soddisfatti.
Anche se il prezzo è una visione a cuore non troppo leggero.

…el protagonista no está solo en el plano cultural (se supone que está cubierto en el romántico, pero eso está por verse), ya que si bien todos los sujetos de su propia raza con los que se encuentra en este entorno son demasiado raros para que pueda relacionarse con ellos, se mantiene permanentemente en contacto telefónico con su mejor amigo Rod (Lil Rel Howery), un simpático guardia de seguridad que, además de convertirse en su mejor consejero, posee toda la gracia y el carisma de una persona de barrio.
Pese a las ramificaciones de su mensaje y a las posibilidades de conversación que ofrece, “Get Out” mantiene las cosas simples en el plano narrativo, hasta el punto de que su última parte recurre a una de esas voces en off que terminan explicándolo todo y que suelen ser un recurso demasiado fácil. Pero en ese momento, Peele nos tiene ya completamente de su lado, y ni siquiera necesita recurrir a un despliegue de violencia demasiado salvaje para completar lo logrado con el invaluable soporte de Kaluuya, cuyas expresiones emocionales no tocan una sola nota falsa.

…Los planos son siempre claros, optando siempre por la claridad de imagen y narración. El montaje también sigue esta línea, dejando de lado los flashbacks u otras técnicas, y enfocándose en lo concreto. Junto con esto, el tiempo de duración son unos muy agradables y bien aprovechados 104 minutos, de los cuales ninguno es desperdiciado en tomas que puedan responder más a un capricho que a lo que en verdad necesita la historia.
“¡Huye!” es exactamente el tipo de película que necesita esta época: cine emocionante que al mismo tiempo tenga el valor de poner sobre la mesa los temas más complejos de la actualidad. Si a esto se le suma una ejecución casi impecable de todas las partes involucradas, resulta una película que de seguro estará entre lo mejor de este año.
da qui

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