martedì 13 maggio 2014

Possession - Andrzej Zulawski

messo nella lista nera dei film osceni, e quindi banditi  (insieme a “La casa”, di Sam Raimi, e “L'ultimo treno della notte”, di Aldo Lado, tra gli altri) in Gran Bretagna (qui la lista), “Possession” è un film difficile, che ha messo a dura prova Isabelle Adjani, che dice che mai più vorrebbe un ruolo così (qui).
Ambientato a Berlino, il film tratta di muri, di doppi, di coppia, di figli, la psicanalisi aiuta.
è un film impressionante, disturbante, indimenticabile.
non per tutti, naturalmente, ma da vedere - Ismaele





Le surreali rappresentazioni di Zulawski paiono abitare lo stesso territorio di Polanski (vedi Repulsion, 1965) e Cronenberg (vedi Brood, 1979) il suo approccio però è molto più distruttivo, nichilista ed esagitato, soprattutto esagitato, a volte in modo quasi irritante. Per quanto weird, Possession rimane sufficientemente coerente e comprensibile, con buone dosi di scene forti e di pezzi di bel cinema (girato e recitato) tali da fare della pellicola un cult d'essai e contemporaneamente un pezzo quasi exploitation di quelli che piacciono molto agli eurofans d'oltreoceano. Da ri-scoprire.

È un nero abisso quello in cui si sprofonda nella visione di "Possession", un film maledetto, tremendo, visionario del regista polacco Andrzej Zulawski: una di quelle pellicole che non ti lasciano continuare ad essere la stessa persona che eri prima della visione.
In una Berlino trasfigurata in un non-luogo del male avviene una quasi normale crisi di coppia: Anna (Isabelle Adjani) e Mark (Sam Neil) sono moglie e marito tra i quali si è insinuato un cancro innominabile e dalle incrinature del loro rapporto fiorisce un tradimento. Gelosia, paura della perdita, rabbia, la necessità di amare il proprio carnefice. In tutte le sfumature prende corpo il dolore provocato da una crisi e da un'infedeltà. Un'infedeltà che è stata rispecchiata lungamente dalla distribuzione italiana, e non solo, di "Possession" che ha stuprato e stravolto l'opera originale tagliandola di oltre 45 minuti di girato, rimontando il materiale residuo in un ordine arbitrariamente deciso dalla distribuzione, alterando addirittura i cromatismi del direttore della fotografia Nuytten e con l'inserimento di nuovi temi musicali. Un'infedeltà, questa, cui ha posto rimedio un'ottima riedizione che ci restituisce con la sua forza originaria e nella sua integrale forma l'opera di Zulawski.
In seguito a numerosi problemi sollevati dalle autorità polacche Andrzej Zulawski, a lungo assistente dell'indimenticato regista polacco Wajda, decide di stabilirsi definitivamente in Francia dove trova tutta la libertà di girare. "L'importante è amare" (1975) sarà il primo frutto nato in terra straniera e dopo una pausa agitata da turbolente vicende personali nel 1981 "Possession" vedrà finalmente la luce…
continua qui



4 commenti:

  1. ne sento parlare da anni, ancora non mi sono decisa a guardarlo, ma chissà...di Zulawski ho visto solo l'importante è amare con Romy Schneider...ma un giorno potrei anche vederlo questo qui ^_^

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    1. è il primo suo che vedo, dopo tanti anni che me lo ripromettevo, ed è stata una bella scoperta.

      lui,vedi l'intervista, mi sembra uno con ottime idee

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  2. E' il film della mia vita. Capolavoro!

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    1. uno di quei film che non dicono tutto, guardandolo la prima volta, è abbastanza sconvolgente.

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