mercoledì 16 ottobre 2013

La bocca del lupo – Pietro Marcello

per i filmati d’epoca mi ha ricordato “Lisbon Story”, il passato vive, nei ricordi, e finché si ricorda il passato vive (sarà per questo che le dittature, e non solo, vogliono cambiare il passato?, sarà per questo che il cinema e i libri sono una forma di resistenza, come ci ricordano “Fahrenheit 451”, di Bradbury, e poi di Truffaut, e”1984”, di George Orwell, e poi di Michael Radford?).
il film di Pietro Marcello è difficile da raccontare, una storia di scarti umani, di quelle che Fabrizio de Andrè sapeva raccontare e cantare (e don Gallo, che conosceva Enzo, lo sapeva bene).
il film è solo da vedere, bisogna fidarsi – Ismaele



Vincenzo Motta è il personaggio sul quale si basa il film LA BOCCA DEL LUPO di Pietro Marcello. Enzo come lo chiama Don Gallo è esuberante e dolcissimo. Un siciliano trapiantato a Genova e cresciuto nei vicoli di questa città. La sua è una storia autentica che racconta il dolore e la passione e insegna cosa significa saper sognare . Il sogno di Enzo è stato “…una casetta in campagna, i cani e la sua donna”…

In un Paese civile non dovremmo neanche sottolineare come la delicata storia d'amore tra un uomo e una transessuale, che Pietro Marcello ricostruisce nel suo nuovo film, sia raccontata senza sensazionalismo, lontano anni luce dell'eloquio volgare e scandalistico della televisione. Eppure, sarà che siamo in Italia e che il regista è un nostro connazionale, ma la capacità di parlare con disarmante naturalezza di un rapporto che, oltre a riguardare due persone socialmente ai margini, concerne il tema tabù della diversità sessuale appare non solo un notevole punto di forza della nuova opera del giovane autore (classe 1976), ma addirittura qualcosa di rivoluzionario…

La bocca del lupo è un prodotto assai inusuale nel panorama del cinema italiano. O meglio, la cosa strana è che un film così (una docu-fiction come le si definisce con termine sempre più desueto), prodotto in Italia, vinca un Festival (quello di Torino) e poi esca in un discreto numero di sale suscitando interesse in una fetta di pubblico meno “specialistica” di quello che si potrebbe credere. 
Il film è un omaggio alla città di Genova e alla (vera) storia d’amore tra due dei suoi figli minori: l’ex-carcerato Enzo e il transessuale Mary. Un amore impossibile e non più giovane che si innesta con naturalezza sull’altro filone del film, affidato ad una bellissima selezione di immagini di repertorio e che più direttamente ha a che fare con la “vecchia” città di Genova, con le sue decadenze e le sue grandezze…

…La bocca del lupo è un atto d'amore struggente e incondizionato per Genova.  
Una porta per il Nord orientata orgogliosamente a Sud. 
Città di frontiera ,che rivolge il proprio sguardo comprensivo verso coloro che sono rimasti indietro, gli esclusi e i derelitti.
Quelli che hanno sciupato la vita , finchè la vita ha sciupato loro.
Lasciando solo un cuore gonfio di lacrime e di rimpianti. 
La bocca del lupo è la testimonianza tangibile che del cinema "altro" in Italia può essere fatto…
da qui

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