martedì 1 ottobre 2013

A Late Quartet (Una fragile armonia) - Yaron Zilberman

nella prima parte mi è sembrato un "Carnage" (il gran film di Roman Polanski) di serie B, poi la storia della figlia di Philip Seymour Hoffman e Catherine Keener, che amoreggia (non approfondiamo) con Mark Ivanir (il primo violino) è una cosa moccesca (nel senso di Moccia), si salva Christopher Walken, che è un monumento.
nel complesso, in realtà, sono tutti bravi attori, peccato lo siano in altri film, qui non dicono niente o pochissimo, è un film insipido. 
qualcuno dice "ma i film sulla musica classica sono tutti un po' così", scemenze, qualcuno, compreso, Yaron Zilberman, si (ri)guardi "Il concerto", di Radu Mihaileanu, magari capisce qualcosa su come si fa un film con i musicisti dentro.
questa non è una stroncatura, ma insomma...
film dimenticabile - Ismaele




Una fragile armonia, questo il titolo italiano dell’opera di Zilberman, è un’operazione che potremmo definire anomala. Si avverte il tentativo da parte dell’autore di costruire un prodotto commerciale (anche grazie alla presenza nel cast di star come Christopher Walken e Philip Seymour Hoffman) e allo stesso tempo di fornire al suo lavoro un tocco che potremmo definire autoriale. In particolar modo, il tono generale vicino al patetismo e il racconto decisamente scontato e adatto a un pubblico indistinto sono contrapposti a un’impostazione del ritmo delle scene che ricorda in maniera precisa un certo cinema autoriale di ispirazione europea.
Per fortuna, l’evoluzione della malattia che colpisce uno dei personaggi centrali è delineata in modo misurato e decisamente freddo, e ciò permette di salvare parzialmente un’operazione cinematografica che invece trova i suoi punti deboli nell'inverosimile storia d’amore tra il primo violino (ruolo sostenuto dall'attore israeliano Mark Ivanir) e la figlia di altri due componenti il quartetto d’archi e nella crisi matrimoniale, esposta a livello filmico in forma troppo semplicistica, tra il secondo violino e la violista (Catherine Keener)…

…Debutto alla regia per il documentarista Yaron Zilberman che compone questo film in una soffice cornice di classicismo e perfezionismo musicale al centro del quale si apre un vortice schizofrenico dell'imperfetta vita quotidiana celata in una campana di vetro di sonate precise. L'accuratezza davvero notevole dell'ambientazione e la profonda verità degli accenti che esprime rendono la pellicola interessante in mondi così chiusi. Drammi nel dramma, l'intessitura narrativa perde però colpi e si sbriciola cadendo in azioni scontate. Un'opera che abbandona troppo presto e troppo vivacemente il suo spartito lasciando così che l'apprezzamento sia dovuto in maniera evidente all'ottimo cast e alla forte colonna sonora…

Ottimo nelle intenzioni, purtroppo il film è teatrale all’eccesso e cinematograficamente inconsistente: la trama è elementare ma ostica, somiglia per metà ad una soap opera, mentre nell’altra metà mostra prove di concerto e lunghe discussioni eminentemente tecniche, infarcite di termini sconosciuti ai più. Si regge fondamentalmente sulla bravura degli interpreti…
…UNA FRAGILE ARMONIA è raccomandabile esclusivamente ad autentici appassionati di musica classica: tutti gli altri purtroppo, come i miei pur laureati vicini di posto all’anteprima, non solo rischiano di non capirci un accidente ma anche di annoiarsi a morte.

…L’unica pecca del film è nella sceneggiatura, colma di discorsi troppo didascalici e ridondanti, che non aiutano a far scorrere veloce un’opera che di per se va già seguita attentamente date le molte storie intrecciate e attentamente raccontate. Una pecca che però viene alleggerita dall’armonia e l’equilibrio che viene dato proprio alla narrazione delle varie vicende private, approfondite quanto basta da renderle interessanti…
da qui

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