martedì 8 ottobre 2013

Gravity – Alfonso Cuaròn

ci sono ancora persone, in questo secolo, che, per libri e cinema, dicono, non mi interessa, la fantascienza non mi piace, hai letto o visto qualcosa, chiedo loro, sì, mi dicono, e mi citano un libro o un film di 20 anni fa, è proprio un pregiudizio, difficile a morire. Così è successo l’altro giorno, con due persone del tipo a me la fantascienza non interessa, e se possibile, mi fa schifo. Una ha visto il film, è uscita molto contenta, l’altra non sa cosa si è persa (Ursula Le Guin troverebbe le parole per smontare i pregiudizi).
il film parla di vita, morte, sacrificio, coraggio, voglia di non vivere più, voglia di vivere ancora. 
e la fantascienza è il contenitore per parlare degli eterni temi della vita.
grandissimi George Clooney e Sandra Bullock, al meglio.
se la sceneggiatura non fosse di Alfonso Cuaròn e del figlio Jonás, avrei pensato a Stanislaw Lem.
un film che riesce a parlare al cuore e al cervello, da non perdere - Ismaele


Collegati alla Terra dal fruscio di una radiotrasmittente, crescerà struggente, ora tra momenti di stasi e ora tra momenti di pura adrenalina (se non di reiterato effetto, proprio del cinema hollywoodiano) una nostalgia per ciò che vive ed ha vissuto in quella gigantesca palla blu e bianca che se ne sta lontana di sotto, rischiarata dallo sbocciare di una luminescente aurora nella scena più bella del film. Perduti in un punto dell’Universo, senza gravità e alla deriva di un grosso fondo nero, il regista dona la consistenza delle lacrime al balbettio etereo di una voce sconosciuta, all’abbaiare di un cane, al pianto di un bambino…

...è la cronaca di una rinascita, di un ritorno alle origini dell'uomo e al suo istinto ancestrale di sopravvivenza. Poco importa se le situazioni descritte siano, a detta degli esperti, piuttosto inverosimili e difficilmente verificabili: il film raggiunge il suo obiettivo, quello di far riflettere sulla natura umana e sull'inevitabile solitudine di fronte alla morte. Ci riesce con immagini di una straordinaria profondità  

Lo que nos propone Cuarón es completar el viaje que nos propuso Kubrick a finales de los años sesenta. En 2001 Kubrick nos habló del viaje de ida, adaptando el argumento universal más juvenil del viaje de Jasón y sus argonautas buscando el Vellocino de Oro en la mitología griega. Cuarón nos propone en Gravity un viaje de vuelta, más cercano al argumento universal más maduro del retorno de Ulises a Ítaca después de la guerra de Troya, en el que debemos reencontrarnos y reconstruirnos pieza a pieza, desde las cenizas.
Es lógico. Kubrick fabulaba en el año 1968. Cuarón fabula en 2013. El mundo ha cambiado. Nosotros también.
Gravity es una de las 10 mejores películas de este año.
Y también una de las más trepidantes y entretenidas.
Vayan a verla, en el cine, en 3D. Si no lo hacen, luego lamentarán habérsela perdido.

Au final, même si on n’échappe pas à quelques passages obligés (musique envahissante, sacrifice, passé difficile…), l’expérience s’avère suffisamment intense (on a souvent les yeux grands ouverts devant le spectacle) pour en faire un des chocs de l’année, une pierre angulaire de la SF réaliste et inscrire définitivement Alfonso Cuarón parmi les cinéastes qui comptent.
da qui

5 commenti:

  1. tutto il tuo discorso in recensione è verissimo e io sono il primo ad avere molti pregiudizi

    qui poi ne avevo 3

    fantascienza
    bullock
    3d

    bello essere smentiti così clamorosamente...

    come dico nel mio profilo sul blog, non solo cuore e cervello, ma qui anche gli occhi hanno la loro parte...

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  2. noi anziani siamo arrivati all'essenziale, fondamentalmente ci sono due tipi di film: quelli belli e quelli brutti, poi ci sono le varianti.

    i generi non esistono, è pigrizia e semplificazione, ma non essenziale

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  3. mi scrive D:

    :-)) eja!!!! già era bellino!!

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    1. oddio, non ho capito una sega di questo tuo ultimo messaggio

      :)

      ah ah, nulla

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    2. :-)) eja!!!! già era bellino!!

      traduzione dal danielese all'italiano:
      :-)) sì!!!! era proprio un bel film

      faccio io il lavoro di Google Translator (che non sa tutto, anzi...)

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