lunedì 19 dicembre 2011

Le idi di marzo - George Clooney

la prima parte è lenta e niente di eccezionale, poi partono i fuochi d'artificio, grandissimi attori senza che nessuno faccia la primadonna, una sceneggiatura a orologeria, in una clessidra dove passano etica, successo, lealtà, innocenza, insomma si parla di noi e del nostro mondo e George Clooney fa un gran bel film.
non perdetelo - Ismaele




…Magistrale sia la scelta che la (non facile) gestione del cast stellare: ogni attore è in totale sintonia con il proprio personaggio. Il suo ruolo di attore è marginale (in modo da concentrarsi sulla regia), tutto ruota attoro a Ryan Gosling che conferma le sue grandi capacità già mostrate in “Drive”. Stavolta Gosling ha la possibilità di interagire anche attraverso la parole (il Driver del precedente film era un solitario e taciturno). Conserva una mimica facciale essenziale, fredda, pur mostrando con efficacia come Stephen interagisca con le altre pedine in gioco, e come evolva il suo comportamento a causa degli eventi. Ottime le interpretazione della coppia a supporto Hoffman / Giamatti. Philip Seymour Hoffman è, oggi, uno degli attori più versatili in circolazione; Paul Giamatti conferma le sue doti in una parte più drammatica. Positive anche le due donne in scena, Marisa Tomei e Evan Rachel Wood, una giovane attrice che sta venendo su molto bene…

Il film si colloca nel filone del thriller politico che fiorisce negli anni 60’-70’ grazie a registi del calibro di Elio Petri, o Sidney Lumet. La splendida sceneggiatura, tratta da Farragut North di Beau Willimon e scritta a quattro mani da Grant Heslov e dallo stesso Clooney, supporta mirabilmente l’opera elevandone la caratura artistica e sociale, impreziosita da un brillante uso di dialoghi, che aiuta la narrazione a non cadere in un immobilismo tipico di una messa in scena teatrale…

Intorno al corpo della stagista si gioca la più sanguinosa delle battaglie, con diserzioni di campo e rovesciamenti di allenze. Ci saranno vincitori e vinti, e il bravo ragazzo alla fine si ritroverà anche lui meno innocente, molto meno. Un racconto morale sul potere, ma senza lagne e prediche, svolto con encomiabile economia di mezzi e con asciuttezza. Una messinscena di inganni e veleni e maschere e pugnali, dove a pagare sono i più fragili e i più ingenui. Clooney, che compare poco (il vero protagonista è Gosling), è però indimenticabile come politico piacione cui basta un sorriso sghembo per lasciar trasparire il demone.

Clooney va oltre: ne segue la lezione liberal, ma la supera in arte e ideologia. Didascalismi tenuti a bada, attori super (Gosling, il pulitino che ti frega) e una drammaturgia tanto classica quanto efficace, perché ora Yes We Can non lo dice più Obama, ma questo cinema con le orecchie drizzate e gli occhi puntuti, perché – l’han detto – oggi Shakespeare sarebbe il meglio (video)blogger e posterebbe queste Idi di marzo. Che ci portano per mano nel backstage, tra uomini-macchina, uomini-faccia e sintesi concesse: è la politica, bellezza. E ci fa pensare: chi tra i nostri registi di sinistra avrebbe polso e sguardo per mettere alla berlina un Obama nostrano, che ne so, un Veltroni qualsiasi o un Renzi eventuale? No George no film?

Partendo dal presupposto che a ognuno di questi personaggi Clooney assegna un fuoriclasse di Hollywood, il film è tutto un susseguirsi di dialoghi serrati, alternarsi di registri brillanti e drammatici, tutto per narrare di una vicenda che nasce, cresce e si sviluppa nel buio del dietro le quinte. È la storia di come un gruppo di uomini e donne, partiti tutti con buoni propositi e grandi ambizioni, finiscano per corrompere se stessi, la propria etica pubblica e privata, per pagare il prezzo giusto della preservazione del potere. E il regista sceglie lo stile che più gli è congeniale per ottenere questo risultato: opta per una narrazione classica, una messa in scena raffinata e compassata, che pure non rinuncia a preziosismi da cineasta navigato (alcune riprese "fuori campo" sono davvero impressionanti per la capacità che posseggono di alzare il livello della tensione...

7 commenti:

  1. Non ho letto tutto per evitare spoiler, tuttavia le tue prime righe mi hanno abbondantemente rincuorato. È un po' che aspetto di vederlo...

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  2. sono riuscito a vederlo durante queste vacanze di natale, un film carino, gradevole ed una trasposizione più che mai veritiera della politica americana.
    una tacita critica ad Obama? forse...
    ottima la recitazione di Gosling, buone la storia e la regia, buono pure lo svelamento sulla politica... però, alla fine lascia come un senso di insoddisfrazione. per l'opera, non tanto per il messaggio: come se si sentisse che Clooney regista avrebbe potuto far meglio, avrebbe potuto riservarsi qualche trovata, non dico nella trama o in colpi di scenza, ma proprio nella narrazione... che in definitiva mi è sembrata quasi "piatta"

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  3. anche io ho notato questa discrepanza fra una prima parte più lenta e una seconda nettamente migliore: in effetti finchè non si scopre che Morris ha qualche scheletro nell'armadio, quasi pare che il film sia un palcoscenico per Clooney e per le sue idee progressiste e pacifiste. Poi, quando meno te lo aspetti, la pellicola cambia registo, completamente. A me l'attore protagonista non ha entusiasmato, ma il cast di comprimari è davvero eccezionale.
    Un saluto e auguri di buone feste!

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  4. Alla fine l'ho visto e debbo dire, mio malgrado, che non mi ha convinto per niente, o quasi. Confezione stupenda ma sceneggiatura e capacità narrativa alquanto deboli, a mio modesto parere.

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  5. @ Elio:forse George Clooney poteva affondare di più,
    la sceneggiatura apparentemente (?) dimessa serve a sottolineare meglio i lampi della seconda parte.

    @MonsieurVerdoux: George Clooney dimostra come pochi di saper gestire tanti fuoriclasse
    e poi ha un gran merito fare film di cassetta guadagnando un sacco si soldi, e poi produrre e fare i film che piacciono a lui (e anche a me)

    @redpoz: ripeto le stesse cose scritte su, per la critica a Obama, chissà, mi sembra che valga per tutti, e dappertutto.

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