domenica 4 febbraio 2024

Prima danza, poi pensa. Alla ricerca di Beckett - James Marsh

James Marsh prova a mettere Samuel Beckett in un film da 100 minuti, 80 in più rispetto a Film, girato da Samuel Beckett (e Alan Schneider), all'inseguimento di Buster Keaton.

nel film di James Marsh ci sono tre Samuel Beckett, il bambino, il giovane (Fionn O'Shea, molto bravo) e l'adulto, interpretato quest'ultimo da Gabriel Byrne.

il film espone alcuni fatti, veri e no, della vita di Beckett, il suo rapporto con la madre e con James Joyce, e con la moglie Suzanne e l'amante Barbara.

Samuel si sente sempre a disagio, insicuro, in colpa per qualcosa, in attesa di qualcosa, o qualcuno, come Vladimiro ed Estragone.

non ci sono effetti speciali, né fuochi d'artificio, solo un grande scrittore da premio Nobel con i suoi dubbi e paure, alle prese con la vita quotidiana, i problemi e le gioie umane.

buona (danzante e pensosa) visione - Ismaele

ps: solo per i curiosi, il film è girato a Budapest


 

Suona interessante la prospettiva del film. Marsh non mostra Beckett al lavoro, che so su Giorni feliciFinale di partita o Aspettando Godot (benché il titolo venga propria da una battuta del dramma comico), semmai evoca, riuscendovi in larga parte, il mondo interiore del dublinese infranciosato, quel suo muoversi rassegnato tra ironie e rimpianti, conquiste e vergogne, combattimenti e sconfitte, “in una terra desolata dove andiamo tutti”. Il suo mantra era: “Fight, fight, fight”.

C’è una bella frase che gli dice Joyce al primo incontro parigino, in un bar: “Non è importante cosa scriviamo, ma come lo scriviamo”. E già. I due grandi letterati erano, stilisticamente all’opposto, anche nelle loro pezzature: fluviale e sentimentale l’autore di Ulisse, stringato e fulminante l’autore di Molloy. E intanto, sullo schermo, Beckett e il suo doppio invecchiano e incanutiscono insieme, meditando sulla stessa esistenza da due diversi punti di vista.

Gabriel Byrne, che qualcuno ricorderà Cristoforo Colombo in un lontano sceneggiato di Alberto Lattuada, non somiglia fisicamente al vero Beckett, non ha quel viso scavato e ossuto, quel fisico asciutto, eppure non ci fai caso (che bello il suo inglese); più somigliante è il caustico/laconico Fionn O’Shea che interpreta lo scrittore da giovane; mentre il versante femminile è coperto da Sandrine Bonnaire e Maxine Peake, che fanno rispettivamente la matura Suzanne e la sensuale Barbara.

So che a molti colleghi il film non piace, pazienza: a me invece ha fatto venire una gran voglia di riprendere in mano le novelle del dublinese, a partire da Primo amore. Mi pare già molto.

da qui


 

Le apparizione fincheriane dei suoi amori sono solo lampi illusori di un cinema che dopo Man on Wire ha perso non solo la magia ma anche l’anima. Marsh non è più l’equilibrista come il funambolo Philippe Petit del suo celebre documentario premiato con l’Oscar. Lascia Beckett lì in alto, come una figura dantesca in attesa di sapere in quale girone finisce mentre si trova tra la vita e l’aldilà. La sceneggiatura di Neil Forsyth mostra alcune delle tante possibili strade che però poi il film non prende. Così Prima danza, poi pensa. Alla ricerca di Beckett resta già intrappolato nella sua struttura come si vede soprattutto nel modo di filmare la Resistenza. La sua vita in soggettiva e/o proiettata in una dimensione onirica sono solo l’unico azzardo di un film che trova l’unico momento davvero ispirato solo in quella casa vuota parigina. Di Beckett per il resto non resta neanche il suo doppio ma solo la sua ombra. E Buster Keaton di Film è stata solo la potenziale allucinazione poi presto abbandonata.

da qui


 

…En lugar de entrar y salir de la vida de Beckett a lo largo de ocho décadas, Dance First podría haber resultado más convincente si se hubiera centrado en las relaciones paralelas del escritor con dos mujeres. Es a través de ellas cuando el personaje parece más vivo. Una vez que salen de escena, y las dos encarnaciones de Gabriel Byrne son trasladadas del Otro Mundo a París para los últimos años de Beckett, la película se arrastra hacia su conclusión, encontrando poco sentimiento de compasión en el declive y la muerte de un genio literario radical. El personaje principal ha permanecido excesivamente distante como para fomentar la implicación emocional. Y no ha sido precisamente por el carácter cínico del literato, sino por la falta de recursos visuales para que resulte atractivo.

da qui


 




2 commenti:

  1. Mi spoilerano una genialata finale nel film.. voglio sicuramente vederlo.. ;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. James Marsh ha fatto grandi cose, ho visto 6-7 suoi film, se va male fa film solo buoni, vedi Beckett, non te ne pentirai

      qui (https://www.bilibili.com/video/BV1yW411S7Sx/?uid=425631795734313153375378) The Animator of Prague, un suo piccolo (per la durata) film sull'eccezionale Jan Svankmajer

      Elimina