domenica 26 giugno 2022

Sui marciapiedi – Otto Preminger

anche oggi al cinema il film di Otto Preminger farebbe la sua bella figura.

è una storia dannata, nella quale passato e futuro sono importanti, e motori dei comportamenti umani anche nel presente.

una storia di deliquenti e poliziotti, e amore, con Dana Andrews e Gene Tierney straordinari attori.

cercatelo e godetene tutti - Ismaele



Qui si può vedere, in italiano


 

 

Prima di ogni altra cosa Sui marciapiedi è uno splendido puzzle morale, in cui i personaggi (Dixon più di tutti) sono costantemente sottoposti a scelte problematiche. A fungere da braccio narrativo principale è rintracciabile la questione della “giusta giustizia” e di quanto si possa forzare la realtà per assicurare un accertato criminale a una congrua pena. In tal senso Dixon, secondo un intelligente paradosso, infrange la legge per cercare di farla rispettare. Tuttavia il risentimento “sociale” di Dixon nei confronti di Scalise si traduce in riflessione puramente noir su destino ed ereditarietà nel momento in cui si scopre che il padre di Dixon è stato un criminale, e Scalise uno dei suoi allievi migliori. Così il sergente Dixon, splendidamente incarnato da Dana Andrews, amplia a dismisura la propria portata psicologica, dando luogo a un ritratto decisamente inconsueto all’interno del codice noir per pregnanza e profondità. Tramite una vicenda di abituale disillusione e pessimismo, Preminger assume a protagonista una figura estremamente prismatica che assomma oscuri destini a determinismo zoliano. Sta nella sua discendenza familiare, nella tara paterna il tormento del sergente, che da un lato spiega le sue maniere violente coi criminali, dall’altro dà rilievo tragico e disperato al tentativo di redimersi con la cattura del “fratellastro” Scalise. In sostanza, sotto il canovaccio di un noir Sui marciapiedi evoca scenari da tragedia universale dai risvolti psichici e nevrotici…

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Noir tragicamente evocativo, i cui chiaroscuri sono perfettamente resi dalla figura del protagonista, sempre in bilico tra il suo lato oscuro e quello buono. Gene Tierney è di una bellezza quasi inumana, il suo personaggio è meno elaborato psicologicamente ma malgrado ciò riesce a trasmettere un certo spessore umano. La storia non è straordinaria, la differenza non la fa il racconto ma il modo in cui viene tratteggiato, percorrendo paesaggi urbani e sub-urbani alla ricerca di una soluzione che passa attraverso l'espiazione del protagonista, oppresso da un senso di colpa e da un passato ingombrante. Otto Preminger è un mostro sacro del cinema e questa pellicola ne è una fulgida dimostrazione. Consigliatissima agli amanti del noir.

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Noir glaciale, soffocante, in cui la regia attenta e pulita di Preminger scava nell’interiorità dei personaggi. Ricognizione cupa di un sottobosco criminale fra giustizia, nefandezza e redenzione; scontro tra passato (difficile da superare) e presente (che è l’”attimo”, lo squallido egoismo di una colpa negata) miscelato con uno sguardo pessimista in cui anche il corpo di polizia (alienato, nella vorace ricerca di una colpevolezza) rivela le sembianze della perdizione. Andrews eccellente, Tierney sempre affascinante. Davvero notevole!

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Preminger infonde al film una percepibile durezza d'insieme; quest'ultima viene esaltata da un’estetica sporca, composta da appartamenti squallidi, ristoranti fatiscenti e luoghi angusti. Un miscuglio seducente di inchiostri corvini e gradazioni cineree perviene a illustrare una cosmesi ammaliante. Non vengono però tralasciate nemmeno le abituali nuance tipiche del noir, tra cui ombre profonde che pervadono gli angoli brumosi degli interni, un'illuminazione consunta, la quale rende acuminato il contrasto con l’oggettistica dei fondali (evidenziandone gli elementi apparentemente irrilevanti), e, naturalmente, un uso parsimonioso, minimale, del sonoro. La rappresentazione è avvincente, selvaggia, avernale. I primi piani, nel frattempo, delineano icasticamente l’indole perniciosa, bipolare ed imperscrutabile del Dixon di Andrews; la recitazione esibita spesso in sottrazione alterna una moltitudine di caliginose sfaccettature espressive (non scevre di una consistente enigmaticità) suffragate dal volto ruvido ed aggrottato di un antieroe dalla dubbia rettitudine e dallo charme tenebroso. Ad amplificarne un profilo così travagliato e mentalmente sopraffatto dallo stress venne “in aiuto” il vizio dell’alcool che Andrews aveva maturato in quegli anni: il ritratto corrucciato, incattivito altresì da complessi edipici e un passato familiare controverso, ne fu direttamente influenzato, condizionando inoltre l’alchimia con la Tierney. La donna incarnata dall'attraente attrice è capace di suscitare in Dixon una serie di palpitazioni affettive più soavi, mettendone pure alla ribalta un atteggiamento “malleabile”; quest’aspetto, che sembra superficiale, riesce a conferire al torbido e insensibile piedipiatti quell’umanità che aveva lentamente dissipato con una condotta sempre più nefanda e lontana dall’etica e dalla ragione. Il romanticismo, accorto nella manifestazione e mai invadente, non frenerà comunque quell’afflusso di rabbia e sarcasmo che culminerà con una ieratica catarsi finale, fra momenti al fulmicotone (le scazzottate sono veramente realistiche!) ed encomiabili parentesi introspettive…

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“Sidewalk” is a fascinating brutish and dark film noir that is set in the corrupt milieu of the underworld, where the hero is so alienated that he hardly seems human. He’s constantly boiling over with anger, and even though he lost his mental stability, professional integrity, and moral compass he’s still considered a good cop who only has to calm down a bit. Preminger only flirts with telling a social-conscience drama about a debased society, instead he keeps the thriller riding on Dixon’s shoulders as a personal thing about a man with an Oedipal complex who is becoming unraveled but still has the power of the law on his side and a sense of unexpected decency.

Dana Andrews gives an outstanding performance, as his complicated character is revealed through his spells of violence and the anguish that still haunts him and in his noble gesture to reveal at last the truth rather than live a life of lies. Andrews is trapped by circumstances but is transformed through his external actions that can be read in the archetypical noir hero’s emotional facial expressions before he acts them out.

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