mercoledì 18 maggio 2022

L'ospite – Liliana Cavani

girato a Pistoia qualche anno prima della chiusura dei manicomi, il film racconta una storia come tante, di una ragazza (Lucia Bosè)  rinchiusa senza pensarci troppo.

e poi dopo vent'anni esce, mal sopportata da chi la ospita.

uno scrittore (Glauco Mauri) l'ha conosciuta e si interessa alla sua storia, chissà se lei lo saprà mai.

un film che forse non ha visto le sale, ma anche in tv dev'essere passato poco e male, e invece merita molto.

non è perfetto, ma è un gran film.

buona (sofferta) visione, se riuscite a trovarlo - Ismaele

 


 

Uno scrittore, ottenuto il permesso di frequentare un ospedale psichiatrico per preparare il prossimo romanzo, nota diverse carenze sia mediche sia sociali nel trattamento dei degenti, ma le sue critiche non vengono bene accolte dai medici. Il letterato ha inoltre l'opportunità di conoscere Anna, una donna ormai guarita, che viene affidata al fratello. II reinserimento nella famiglia e in società si rivelano però difficili e Anna, terrorizzata da un approccio aggressivo da parte di un giovane, fugge nella casa dei defunti zii. Lì rivive il passato in chiave fantastica, prima di venire presa in consegna dalla polizia.

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La Commissione di revisione, per la “tematica del film e l'ambiente in cui si svolge (il mondo dei malati di mente e i manicomi)”, viene ammesso alla proiezione in pubblico, con il divieto di visione per i minori degli anni 14. Il film non concorre ai premi governativi.

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Ricoverata in manicomio giovanissima, Anna (Bosè) viene dimessa dopo vent'anni e ospitata dal fratello, evidenziando ovvi problemi di reinserimento. La Cavani contribuisce alla discussione già allora ampiamente aperta sui manicomi (e che porterà sette anni dopo alla legge Basaglia) colpendo forte lo spettatore con la scelta di girare in un manicomio vero: decine di pazzi autentici filmati nel loro abbrutimento, nel loro totale estraniamento da ogni realtà per soffermarsi a coglierne volti, espressioni, parole e ottenere un effetto più vicino alla realtà di un documentario.

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Per raccogliere del materiale per il suo prossimo romanzo Piero (Glauco Mauri), un intraprendente e tenace scrittore, chiede al direttore della struttura di poter frequentare un ospedale psichiatrico ed, aggirandosi per i padiglioni, rimane colpito dalle disumane condizioni nelle quali versano i ricoverati, chiamati democraticamente “ospiti”, ma abbandonati di fatto al loro destino. Un giovane psichiatra gli accenna alle difficili condizioni nelle quali sono costretti ad operare e l’informa che alcuni ricoverati svolgendo, a scopo terapeutico, dei lavori molto umili come rastrellare foglie, servire a tavola, fare le pulizie, guadagnano qualche lira al giorno ed usufruiscono del permesso di poter uscire dalle loro stanze per qualche ora. Dopo aver cercato, invano, di scuotere il giovane psichiatra del reparto, ormai rassegnato e demotivato, Piero rimane colpito da Anna (Lucia Bosè), una donna ancora giovane e bella, ricoverata da vent’anni in quella struttura, a seguito della morte del cognato del quale era innamorato

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