giovedì 19 maggio 2022

Ho fatto splash - Maurizio Nichetti

dopo il miracolo di Ratataplan Maurizio Nichetti gira un altro gilm, senza che lui dica una parola.

è il protagonista, naturalmente, come un comico del cinema muto, non poteva parlare.

e il film ha una storia, di ragazze che cercano un posto nella vita, e anche Maurizio Nichetti lo cerca, fra tante gag superlative.

tutti bravi, in una storia bella e un po' folle, che parla dei tempi moderni.

non perdetevelo, tra l'altro il biglietto è gratis.

buona (semiseria) visione - Ismaele  

 

 

 

QUI il film completo

 

 

Tre ragazze sopravvivono dividendosi un appartamento in attesa della grande occasione.
Arriva invece il cugino di una di loro, che si è risvegliato dopo aver dormito 15 anni!  Nichetti, ancora una volta senza parole per tutto il film, affronta una realtà che non può conoscere. La pubblicità, il matrimonio, il grande Strehler sono miti che vanno in frantumi davanti all’agire ingenuo del giovane dal sonno pesante.

da qui

 

A un anno di distanza da Ratataplan, Maurizio Nichetti prosegue quasi obbligato dai produttori il suo discorso cinematografico con Ho fatto splash. Questa volta il regista, pur non rinunciando alla consueta autoreferenzialità del suo personaggio che mantiene le stesse caratteristiche del film d’esordio, decide di concedersi maggiormente all’immediatezza e a un pubblico meno esigente. Ho fatto splash si caratterizza infatti con una sceneggiatura più robusta e dialogata e con personaggi quasi realistici, non sempre semplicemente abbozzati a icone clownesche.

Il protagonista non è infatti Nichetti, lo è in parte e sullo sfondo, ma è un trittico femminile di amiche che dividono un appartamento della vecchia Milano: Angela, Luisa e Carlina, i personaggi hanno gli stessi nomi dei protagonisti…

da qui

 

il film scorre molto piacevolmente sul doppio binario della commedia realistica brillante, sostenuta dalle tre ragazze, e dal comico surreale e clownesco di Nichetti, che si avvale con rispetto ma anche con creatività dei modelli del cinema comico del passato, mettendo insieme le occhiate complici di Oliver Hardy alla fisicità acrobatica di Buster Keaton e alle invenzioni mimiche di Tati. Con Tati condivide l'idea del mutismo ostinato, interrotto da una sola frase, che dà il titolo al film. La cosa buffa è che né a Hulot né a Maurizio nessuno chiede mai perché non parlano. Lo schema prevalente è quello della distruzione involontaria dell'ordine costituito: il set pubblicitario, la cerimonia in chiesa, il pranzo nuziale, la Tempesta al Piccolo Teatro. Nichetti disordina l'ordinario, ma sempre con l'arma dell'ingenuità. Bravi tutti gli attori, anche quelli di contorno. Gradevoli le musiche di Detto Mariano.

da qui

 

 

 


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