sabato 29 agosto 2020

Tenet - Christopher Nolan


già i primi dieci minuti, come era capitato con Il cavaliere oscuro, valgono da soli il prezzo del biglietto. chi guarderà il film sullo schermo di casa non lo saprà mai, poverino.

e già dalle prime scene si capisce che i produttori non hanno fatto i tirchi sui centesimi di dollaro.

nel film si va avanti e indietro, ogni pochi minuti, non è proprio un film lineare (ma anche Pulp Fiction, montato in modo cronologico, non sarebbe le stessa cosa).

probabilmente andrebbe visto due volte, una per guardare le immagini, l'altra per seguire l'ordine temporale, ma se si guarda una volta sola bisogna farsi prendere dalla storia e entrare nel ritmo, per quanto si può, e stupirsi mille volte, perché il film è complicato, ma non troppo (ma questo non lo sai durante).

gli attori sono all'altezza del compito (e anche gli stuntmen non sono stati da meno).

per essere il primo film della rentrée non poteva andare meglio.

la sala vi aspetta - Ismaele


 

 

 

…In fondo lo sappiamo che in Nolan il dispositivo dell’azione (la dinamica di messa in scena che la rende unica) è tutto ciò che conta, ma stavolta senza il fratello Jonathan alla scrittura lo è anche di più, è l’unica ragion d’essere di un film che non sa che farsene dei rapporti personali e che li racconta con poca voglia e molta rapidità. Questo però non va confuso con l’incapacità, anzi è l’espressione della sua idea di mondo. Nelle sue storie e specie in questa, i sentimenti sono la debolezza degli esseri umani, sono ciò che frega i cattivi, mette nei guai i buoni (Elizabeth Debicki, usata a un terzo del suo potenziale) e rende la strada degli eroi più tortuosa di quel che dovrebbe essere. Non sono anche ciò che li aiuta come altrove ma solo una zavorra che si portano appresso. Tenet invece non vuole proprio portarseli appresso, ci rinuncia, risolve tutto senza spiegare molto e si getta di testa nella sua cattedrale pazzesca di avanti e indietro nel tempo, ripetizioni, scene palindrome e “attacchi a tenaglia temporale”. E per quanto dentro si trovino tante idee già viste nei suoi film, tutto gli si può dire tranne di essersi ripetuto.

Se si accetta tutto ciò (e non è difficile) Tenet è una gioia, una spettacolare messa in scena di qualcosa di davvero originale. Conosciamo il meccanismo del rewind ma Nolan lo porta a livelli tali da sembrare nuovo. Conosciamo i viaggi nel tempo ma Nolan inventa una dinamica che fa sembrare tutto nuovo. È un piacere grande e anche se stavolta dura solo il tempo della visione, senza rimanere impresso come accadeva ai suoi film migliori, lo stesso c’è da levarsi il cappello di fronte alla maestria artigianale di questo regista.

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Tenet ha un suo indubbio e contagioso fascino e una sua innovatività creativa e narrativa genuina che ultimamente è sempre più rara. E' impossibile annoiarsi, anche volendo, è difficile non voler risolvere il rompicapo della trama, anche a costo di avere il mal di capo. Inoltre ci sono numerosissime sequenze d'azione movimentate, frenetiche, chiassose, riuscite e decisamente adrenaliniche, c'è una tensione sempre elevatissima e il gusto di assistere a una vicenda paradossale, incredibile e ispirata, i cui diversi piani temporali sono così intrecciati da renderla imprevedibile e completamente coinvolgente…

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…per avere un’idea di ciò che vi aspetta al cinema dovete immaginare Tenet come un Inception elevato alla decima. A confronto, il film con Leonardo DiCaprio vi potrebbe apparire lineare quanto una puntata di FriendsNolan fa di tutto per dimostrare la sua abilità nella costruzione di prodotti enormi dal fortissimo impatto spettacolare e cinematografico, eppure così inaccessibili al proprio significato o, più semplicemente, al proprio racconto inteso come svolgimento degli eventi. Occorrerebbe prendere appunti durante la proiezione, annotarsi luoghi visitati e personaggi incontrati. Perfino quando questi incontri avvengono, poiché in questo film lo scorrere del tempo è intrecciato, invertito, ciò che stiamo osservando adesso non è necessariamente ciò che sta accadendo mentre lo guardiamo. Potrebbe trattarsi di un evento del passato o del futuro, chi lo sa?

Se questo modo di decostruire la struttura filmica è marchio di fabbrica della ditta Nolan, in questo film – e forse, a parere di chi scrive, da quando il sodalizio di scrittura con il fratello minore Jonathan si è interrotto – si dimostra fastidiosamente contorto. O, più prosaicamente, meno soddisfacente per lo spettatore rispetto ad altri lavori come The Prestige o Memento. In Tenet tutto è portato all’eccesso, all’estremo e sfortunatamente questo nolanissimo sembra ipertrofizzare maggiormente i vizi, piuttosto che i pregi. Aggiungete, inoltre, che le aspettative per questa pellicola sono grandi quanto le ambizioni del proprio regista e avrete il cocktail perfetto per una delusione cocente…

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Tenet mostra e rimostra, spiega e rispiega, ti snocciola sotto il naso le sue prove del nove narrative, e a un certo punto la cosa diventa un attimo asfissiante. Non scassa il piacere di quello che stai vedendo, ma un minimo fa l'effetto dei suggerimenti a video non skippabili nella fase tutorial di un gioco. Solo che qui la fase tutorial torna a farti visita fino alla fine. Non c'è un messaggio profondo, anzi non c'è forse un messaggio e basta, perché non ce n'era bisogno. Le motivazioni di tutte le parti in causa sono semplici-semplici, certo, ma alla fine è pur sempre, dicevamo, una storia di spionaggio "con quel qualcosa in più". Una giostra scatenata, anche se mai fuori controllo. E non si può dire che Nolan non provi a spiegartelo in tutti i modi, praticamente da subito.

Atteso come il Grande Salvatore di Fine Anno per l'industria del cinema tutta, il Ken il Guerriero che affronta il più grande nemico postatomico in cui il cinema si sia imbattuto negli ultimi settant'anni, Tenet è la pellicola di cui tutti - come interessatissimi gufi da sala giochi anni 80 - stanno aspettando i risultati per capire come va e andrà nel breve periodo. Darà l'attesa scossa galvanizzante a un mercato narcotizzato da mesi e mesi di chiusura forzata? La voglia di vedere come se l'è cavata Cristopher questa volta supererà i timori e la deboscia di mesi di film visti solo a casa? Ma soprattutto, Tenet contribuirà a cementare il credito pressoché infinito di cui Nolan gode - a ragione - presso il pubblico? Avrà lo stesso impatto sull'immaginario collettivo, dopo mesi di spot martellanti e criptici, di un Inception, dieci anni dopo? La risposta, ovviamente, la lasciamo alla posterità.

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…I protagonisti dei film sembrano ricalcare perfettamente i classici archetipi descritti da Chris Vogler ne Il viaggio dell’eroe. Il protagonista senza nome compie l’arco di un irreprensibile eroe positivo, mentre l’antagonista mira a distruggere il mondo.

Tra eroe e antagonista, c’è anche una “fanciulla da salvare”, interpretata da Elisabeth Debicki. Il suo personaggio rappresenta la più classica “madre coraggio”, disposta a tutto per salvare il suo bambino.

Ma può un film dall’impianto audiovisivo tanto ambizioso coesistere con uno schema narrativo così tradizionale? Per molti, si tratterà certo di un contrasto stridente, mentre la divisione tra eroe, alleati e nemici risulterà perfino convenzionale.

Le recensioni estere più dure (vedi quella di Indiewire) si scontrano proprio sullo scarso appeal dei personaggi, ridotti a mera funzione narrativa, costretti continuamente a spiegare le proprie azioni e motivazioni, quasi svolgessero il ruolo di un portavoce, che si rivolge essenzialmente al pubblico.

I personaggi, o forse le interpretazioni più brillanti, a fronte di un John David Washington piuttosto statico, sono certo quelle di Kenneth Branagh, cattivo dal volto umano, e dell’alleato Robert Pattinson, che conferma versatilità e fascino (infuocando ancora di più le nostre aspettative per The Batmanqui il trailer).

Tenet sembra comunque tenere insieme molte, diverse anime: passaggi oscuri e verità rivelate, complessità e progressione naturale di una Spy-Story, da Action a War Movie.

Che siate fan o detrattori di Nolan, il punto è che, anche stavolta, siamo di fronte a un film che non lascia indifferenti. Un’opera che per colpire non sceglie la parola, ma le immagini in movimento, domandando agli spettatori di abbandonare completamente il senso, per vivere un’esperienza totalizzante.

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…"Faccio film da molto tempo ormai, e sono ben consapevole del mezzo in cui lavoro", sono state le parole di Nolan.

"È ciò che mi ispira e influenza le mie scelte creative in ogni modo possibile - mentre scrivo la sceneggiatura, mentre penso a cosa sarà, durante le audizioni...

È tutta un’esperienza straordinaria di vita che intendiamo offrire al pubblico.

Ogni decisione viene presa con l'idea di un pubblico che si chiude in un cinema per guardare il nostro lavoro su un grande schermo.

Ciò influisce su ogni scelta e tutto ciò che facciamo".

Scrivere di questo film, evitando qualsiasi tipo di spoiler, è un vero e proprio esercizio di stile.

Districarsi tra paradossi e ossimori è piuttosto complicato, come aveva spiegato tempo fa lo stesso Kenneth Branagh in un'intervista.

Le continue inversioni temporali danno un'inedita dinamicità alla pellicola, ma rischiano anche di ingarbugliare fin troppo la trama, lasciando lo spettatore spaesato.

Di contro Nolan confeziona sequenze realisticamente surreali, come quella del combattimento all'interno di un aeroporto o quella del conflitto finale.

Il regista è palesemente a suo agio, il Tempo è il suo terreno e ne è cosciente.

Credo che se potesse si piazzerebbe fuori da ogni sala cinematografica con il sorriso sulle labbra per fermare gli spettatori che barcollano dopo aver visto il suo film.

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Grazie anche al sublime montaggio di Jennifer Lame, che non è sacrilego definire come uno dei più complessi della storia recente del cinema, si percepisce la bramosia di sovvertire le regole della settima arte, di capovolgere i movimenti e le frasi (quasi come nella Loggia Nera di Twin Peaks), di scardinare generi e di attraversare una storia in ogni direzione possibile, restituendo allo spettatore la magia per troppo tempo proibita della sala, che, qualora ce ne fosse bisogno, si conferma come il luogo più adatto in cui godere di un’opera cinematografica. Tenet come possibile rivoluzione dunque, ma anche come uno degli ultimi baluardi della tradizione della sala, ambivalenza comprovata dalla combinazione fra pellicola 70 millimetri e IMAX scelta da Nolan per il suo lavoro dal più alto budget (oltre 200 milioni di dollari)…

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