giovedì 23 aprile 2020

Un giorno da leoni - Nanni Loy


l’opera seconda di Nanni Loy è un film sulla Resistenza, il cui ricordo era freschissimo, nel 1961.
non c’è nessuna retorica, ed è chiarissimo che essere da una parte o dall’altra non era la stessa cosa.
la storia è ambientata dopo l’otto settembre del 1943, quando partecipare alla Resistenza era un dovere morale per molti giovani, imparando in fretta che la tortura e la morte erano un rischio quotidiano.
Un giorno da leoni è un film poco visto, purtroppo, ma è un gran bel film che non sfigura davanti ad altri grandi pellicole italiane sulla Resistenza che stanno nella storia del cinema.
vogliatevi bene, e guardatevelo, con attori spesso alle prime armi, che nelle mani di un regista ingiustamente sottovalutato come Nanni Loy, sono bravissimi.
buona visione - Ismaele
  

ecco il film completo, in quattro parti:






Intenso dramma bellico girato con molta professionalità da Nanni Loy. La storia è la graduale presa di coscienza di diversi giovani (per vie traverse ed esperienze personali) che rende inevitabile la ribellione contro il regime nazifascista.
Il film non riesce sempre a reggere il ritmo con alcuni cedimenti nel ritmo narrativo. Non tutti i personaggi convincono: Tomas Milian è eccessivo e sovraccarico, Leopoldo Trieste macchiettistico, Nino Castelnuovo acerbo. Molto più riusciti i ruoli di Renato Salvatori e Romolo Valli.
Molto belle la fotografia di Marcello Gatti e la colonna sonora di Carlo Rustichelli.


Il Film prodotto dalla Lux Film di Franco Cristaldi,
racconta di quell'Italia che aveva difficoltà durante
la guerra e lo fa con un soggetto scritto da Alfredo Giannetti
e dal regista Nanni Loy,di 4 uomini che di per sé non
sono eroi,ma il loro senso del dovere e della patria
le faranno cambiare e fare quello che bisogna fare.
Il loro obbiettivo e di raccontare una storia
di uomini e descrivere l'Italiano di allora,
e questi sono soprattutto Danilo e Michele,
gli unici personaggi che capitano lì per caso,
che sono uomini semplici e umili,e anche fifoni
in alcune cose,ma dopo pronti al sabotaggio al
ponte,che sono incarnati dai veri protagonisti
della vicenda che sono Leopoldo Trieste e
Nino Castelnuovo,qui tra le sue interpretazioni
che sono rimaste nella storia.
Con loro anche un disertore Gino Migliacci,
che sposa la loro causa dopo essere scappato
dall'arruolamento,interpretato dal mitico
Tomas Milian,che è un personaggio che
ha un suo perché,è l'attore nonostante
il ruolo non sia principale,lui ci mette
l'anima e lo veste a pennello…
…In conclusione uno dei capolavori di Nanny Loy
e uno dei migliori Film Italiani,e che purtroppo
è lo specchio di un Cinema che non si fa più
e che l'obbiettivo era di inculcare una mentalità
antifascista e di far vedere i meriti dei partigiani
durante la guerra,e lo descrive in un modo intenso
e la drammaticità per come si viveva durante il
conflitto mondiale e coglie benissimo le atmosfere
tristi e malinconiche che ti trasmette.
da qui

Un’improvvisata banda partigiana prepara un attentato a un ponte presso Roma, per bloccare il flusso di truppe verso il fronte di Cassino. Primo film dedicato da Nanni Loy alla Resistenza. A differenza del successivo Le quattro giornate di Napoli, che è una celebrazione della folla anonima, qui l’attenzione si concentra su un bel campionario di personaggi: eroi per scelta, come l’ex militare Renato Salvatori e l’ex prigioniero politico Romolo Valli, che non hanno mai avuto una normale vita familiare; eroi per caso, come lo studente universitario Nino Castelnuovo, il borsaro nero Tomas Milian e il ragioniere Leopoldo Trieste, che si fa uccidere per dimostrare di non essere il vigliacco che è. Un gruppo eterogeneo di persone che, in tempi diversi e con maggiore o minore consapevolezza, hanno detto no al fascismo: un attendibile spaccato sociale di un momento tragico della storia nazionale. Nel mezzo del film una prova da superare per lo studentello idealista, il suo primo vero contatto con la crudezza della guerra: l’uccisione dell’ex compagno di scuola Corrado Pani, non proprio un amico (anzi) ma comunque una persona conosciuta. C’è da lustrarsi gli occhi a guardare i titoli di testa, che danno l’idea della potenza di fuoco che poteva schierare il cinema italiano nell’anno di grazia 1961 anche per coprire i ruoli minori: Carla Gravina, Saro Urzì, Valeria Moriconi, Anna Maria Ferrero, Regina Bianchi (alla quale è affidato un toccante monologo in memoria del marito ucciso).

Narrazione picaresca di un episodio resistenziale, per la prima regia completamente affidata a Nanni Loy. La trama si snoda lungo una direttrice seria (salvare la pelle dai nazisti, compiere una missione per la Resistenza), ma con modi satirici, se non propriamente comici, soprattutto riguardo alla maniera italiana di affrontare la nuova situazione bellica. Il tono, insomma, sta fra Rossellini e Monicelli e ricorda per qualche verso il Comencini di Tutti a casa, se fosse pensabile senza Sordi.
Lo spettacolo, in ogni caso, c'è, è di robusta struttura e dimostra fin dalla sua prima opera "solista" che Nanni Loy è un regista vero, cosa che sarà confermata dal film successivo, Le quattro giornate di Napoli.
Se il rischio di un film come Un giorno da leoni è quello di non riuscire a mettere bene a fuoco nessuno dei personaggi, la sua struttura - come quella del citato lavoro successivo - si dimostra congeniale alle corde artistiche del regista, quanto meno in questa fase della carriera: come pochi altri, Nanni Loy sa comporre affreschi pieni di personalità diverse, come i quattro protagonisti SalvatoriCastelnuovoMilian e Trieste.

Un ottimo film visto solo ora in TV. L'Italia dell'8 settembre 1943, il disfacimento del paese, la guerra che dovrebbe essere finita e invece ci sono i tedeschi, i bombardamenti angloamericani, la guerra civile tra italiani. In questo scenario tragico è la storia di varie persone, di diversa estrazione che finiscono in questo tritacarne della storia ed ognuno ha una sua dignità. Il ragioniere statale fantozziano alla fine troverà il coraggio di un gesto estremo ed eroico, lo studente di buona famiglia rifiuta di nascondersi ed aspettare che passi, il popolano de Roma borsaronero per necessità, i contadini (la giovane Carla Gravina) tutti questi combatterranno contro i tedeschi e i repubblichini. Ogni personaggio vive il suo ruolo con grande dignità e sofferenza ed anche il giovane fascista ucciso viene visto con pietà dal regista come uno preso in cose più grandi di lui. Grandi attori, tutti ottimi e in particolare Renato Salvatori e tutti gli altri anche Tomas Milian prima che iniziasse la terribile saga del monnezza. Anche la scena di chiusura del film, con il capomanipolo fascista che fa gli esercizi alle reclute sembra essere visto con la pietà e la stanchezza di una vittima. Ottima regìa, anche migliore delle Quattro giornate di Napoli che indulgeva ad una napoletanità esibita e forse costruita, qui mi sembra tutto più sincero e vero.

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