mercoledì 21 settembre 2016

Il dolce domani – Atom Egoyan

tratto da un gran bel libro di Russell Banks, il film racconta una storia dolorosa, in una comunità piccola, muoiono diversi bambini, in un incidente stradale, il piccolo pullman giallo guidato da Dolores cade nel lago ghiacciato.
tutti hanno il loro dolore da affrontare ed elaborare, quando appare un avvocato che fa capire che sia possibile ricavare dei soldi dalla disgrazia.
e questo scava fossati e facilita alleanze fra chi vive in quel villaggio, e Atom Egoyan, come sa fare lui, ci fa vedere tutto questo, e anche altro.
un piccolo, inquietante, gioiellino da non perdere - Ismaele








Nuovo sorprendente film (eccezionale, direi, per il pacato e interiore sussulto che provoca) di Egoyan, che dopo Exotica regala nuove emozioni soffocate, anche se questa volta il film è decisamente meno spettacolare, più misurato. La vicenda ricavata da un racconto di Russel Banks (è il primo soggetto non originale di Egoyan), narra di una tragedia avvenuta in un piccolo paese, una piccola "comunità" (tema chiave), in cui tutti i bambini perdono la vita in un incidente mentre il bus li sta portando a scuola; a questo punto, giunge in paese un avvocato dal comportamento ambiguo che, non si sa se per puro interesse speculativo o per vera passione persecutoria delle ingiustizie, cerca di convincere i genitori ad avviare una causa per inchiodare alle proprie responsabilità eventuali colpevoli di questo incidente.
Egoyan tratta liberamente l'originale struttura della novella che prevedeva la presenza di quattro voci narranti, corrispondenti ad altrettanti personaggi, e imbastisce un racconto più cinematografico, basato soprattutto sul personaggio dell'avvocato (Ian Holm) e sull'affiorare "deleuziano" di memorie sparse, che piuttosto che a una ricostruzione legale coerente dei fatti, puntano alla ricostituzione di un'identità ai gruppo che la tragedia prima, l'arrivo dell'avvocato poi, contribuiscono a disgregare. Questo spirito comunitario, va sottolineato, non è visto come il migliore dei mondi possibili, anzi riproduce al proprio interno molti dei difetti delle comunità metropolitane più grandi: è, però, un'occasione pressoché unica di osservare etologicamente i processi che si svolgono al suo interno…

Tutti i personaggi di Atom Egoyan sono schiavi dei fantasmi, delle visioni, dell'incapacità di stabilire un rapporto umano diretto nel momento in cui sono sempre alla ricerca di media(zioni) e surrogati. Come risarcire la perdita dei figli? L'avvocato interpretato da Ian Holm offre soldi (ai clienti, alla figlia) e non si rende conto che sta speculando sul dolore altrui, alla vana ricerca di un antidoto per il veleno della vedova nera (la droga) che ha intossicato sua figlia…

 Il dolce domani è una pellicola troppo presto dimenticata, perché parla di tematiche importanti e profonde con le quali il quotidiano di ognuno ha a che fare. E' il confronto-scontro fra la società di oggi, con i suoi disvalori, i suoi miraggi, la sua capacità straordinaria di assuefazione al disumano, e la microcomunità, che si regge su regole semplici, che si autoalimenta con l'isolamento, immunizzandosi dall'esterno. E' anche la rappresentazione dell'individuo ad autodeterminarsi. Da una parte l'avvocato, padre fallito e incapace di relazionarsi con la figlia tossicodipendente. La sua violenza verbale e legale mette di fronte alle proprie convinzioni i potenziali clienti, genitori delle vittime, smaschera le loro debolezze, le inadeguatezze, ne misura il grado di inquinamento morale,e insinua loro nuove paure. Dall'altra parte c'è Nicole, una ragazzina, un' adolescente superstite, che vittima del rapporto condizionante e forse incestuoso col padre, opererà un'azione di ribellione e di dignitosa opposizione al disegno malato del mondo adulto, restituendo così alla piccola comunità il senso della sopravvivenza. Appassionante e coinvolgente, l'intreccio si snoda  fra inquadrature di esterni esteticamente rilevanti, e dialoghi in spazi interni sempre densi e importanti. Il tramite della storia, l'autobus giallo che portava i bambini verso la civiltà, è quasi sempre abilmente staccato dal suo contesto…

This story is not about lawyers or the law, not about small-town insularity, not about revenge (although that motivates an unexpected turning point). It is more about the living dead--about people carrying on their lives after hope and meaning have gone. The film is so sad, so tender toward its characters. The lawyer, an outsider who might at first seem like the source of more trouble, comes across more like a witness, who regards the stricken parents and sees his own approaching loss of a daughter in their eyes…

The Sweet Hereafter is based on the novel by Russell Banks, but Egoyan has infused it with his own inimitable style. One of the film maker's more successful innovations is to make explicit comparisons between the situation in Sam Dent (the loss of the children) and the one in the Robert Browning poem, "The Pied Piper of Hamelin." In the "Pied Piper," the lone crippled boy left behind by the Piper forever regretted his exclusion from a land where "everything was strange and new." It could be argued that, in The Sweet Hereafter, the abandoned one is Nicole. The sweet hereafter is the strange, new land that her schoolmates reach, but which she has not yet attained.
The most intriguing character is Mitchell. The best-developed of all of The Sweet Hereafter's numerous multifaceted individuals, Mitchell proves to be a sympathetic figure even though his influence is negative. The lawyer is not only after a quick buck (he gets 1/3 of the proceeds from any favorable settlement), but he believes that his own tragedy forges an emotional link between him and the residents of Sam Dent. What he can't see, however, is that his private agenda is tearing asunder the fabric of the community. Personal demons and an obsession to assuage his own guilt, not a need to see justice done, drive Mitchell.
As always, Egoyan has assembled a top-notch cast. Ian Holm paints a powerful and stirring portrait of Mitchell as a haunted, hurting figure whose inner torment touches our hearts. Holm acts with his eyes and face, as well as with his voice and actions. The actor's shining moment is when Mitchell relates the story of how, as an infant, his daughter nearly died from a spider bite. It is during this scene, more than any other, that the audience truly connects with a character that, under other circumstances, might be worthy of disdain…


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