giovedì 1 settembre 2016

La grande sera - Benoît Delépine et Gustave Kervern

una storia di gente ai margini, Not (Benoît Poelvoorde) e Dead (Albert Dupontel), e i loro genitori.
Not è un vecchio punk con cane, Dead è il fratello che non ce la fa più a fare il venditore e molla tutto e si unisce al fratello.
i due fratelli vorrebbero cambiare il mondo, ma non li considera nessuno, il mondo non va bene, ma la gente è affezionata al vecchio mondo (o schiava delle abitudini), o loro due sono poco convincenti, chissà.
il film è ambientato tutto intorno a un centro commerciale, un non luogo, il nuovo mondo.
si ride spesso, ma non è un film comico, anzi.
buona visione - Ismaele






La Grande Sera è il “mito poetico” di una società migliore scaturita dall’atto di ribellione allo status quo, è un’idea di matrice anarchica e marxista dove il cambiamento radicale può debellare il vecchio sistema favorendo l’instaurarsi di un nuovo corso. La ‘Grande Sera’ chiama a raccolta gli animi oppressi da una condizione sociale insopportabile, offrendosi come momento ideale per ritrovarsi e organizzare la rottura degli schemi con un cambiamento rivoluzionario guidato dalla speranza che un mondo nuovo possa essere generato. Nel loro piccolo Not e Dead riprendono questo principio cospirativo per pianificare una rivoluzione, sfortunatamente senza proseliti.
Not è un personaggio profetico nella sua marginalità sociale, quando fa la sua apparizione in scena sembra poco più di un adolescente mal cresciuto. Jean Pierre, invece, vuole fare parte della società a tutti i costi, anche rimettendoci la salute. È la crisi di Jean Pierre a donare nuova luce e importanza a Not, la cui ambizione di vita per strada in un rapporto dissociato con la società lo ha identificato fino a quel momento come lo stolto del villaggio deriso e ghettizzato. Ma come ogni stolto che si rispetti, Not ha un messaggio da consegnare, la sua andatura oltre i confini tracciati dal sistema lo segnala come portatore di un’idea nuova, forse troppo avanguardista per essere accettata e compresa dai suoi simili assuefatti. Quando Jean Pierre perde tutto, anche la sua dignità, è pronto a rinascere come ‘Dead’ sotto l’ala protettrice di Not, il quale lo inizierà a una nuova vita dove ciò che conta è andare avanti, camminare con la mente libera…

… Le grand soir muove i propri personaggi in un ambiente chiuso, dai contorni quasi paradossali, accumulando gag riuscite e imprevedibili snodi narrativi. Ma anche l’indiano, il cowboy e il cavallo di Kervern e Delépine alla lunga assomigliano a soldatini di plastica. Non mancano, come detto, sequenze fulminanti: Not che si prende gioco delle telecamere a circuito chiuso; il ballo di Not di fronte alla vetrata de ristorante e il controcampo degli allibiti avventori; la comparsata di Gérard Depardieu; Not e Jean-Pierre alla ricerca di un lavoro, con il curriculum fradicio.

 Le film manque cruellement de rythme. Les entrelacs entre la fiction et une certaine réalité fatiguent tant les réalisateurs ne se renouvellent pas et semblent ne pas parvenir à nourrir leur cinéma de film en film. Si Benoît Poelvoorde et Albert Dupontel performent plus qu’ils ne jouent, cela ne suffit guère à nous emporter dans une aventure qui s’avère bien tortueuse pour pas grand chose…

…Delépine et Kervern, comme leurs personnages, invitent à la révolution ou au foutage de merde, prônent la liberté individuelle et le non-respect de l’ordre établi, mais leur nihilisme semble les pousser à ne pas se laisser bercer d’illusions. Que l’on fasse semblant d'être heureux en consommant ce que la publicité nous vend comme étant indispensable, ou que l’on s’imagine libre en se tatouant DEAD sur le front et en n’obéissant à personne, tout mène peut-être finalement au même point : nulle part. C'est ce terrible constat, au delà même de sa puissance comique, qui fait la force du film. 
Reste à savoir si c'était vraiment son intention!

Dopo l'impatto e la sorpresa iniziale però, la sceneggiatura comincia un po' a soffrire la scarsa sostanza, visto che a parte una critica (peraltro chiara fin dalle prime scene) abbastanza superficiale al consumismo, non sembra avere molto da offrire, ma anzi risentire dell'assenza di un climax degno delle premesse. Nonostante anche un simpatico cameo di Gerard Depardieu, i pochi personaggi secondari non riescono mai ad incidere ed è così che i due attori si trovano lasciati soli a reggere l'intero film con trovate che diventano, col passare dei minuti, sempre meno efficaci. Resta comunque una pellicola che merita di essere vista da chiunque voglia farsi qualche sana risata, ma che con un maggiore equilibrio e qualche idea avrebbe potuto essere anche un buon film. Peccato.

…Tant par son propos (tirer à boulets rouges sur le système des zones artisanales et des centres commerciaux) que par sa facture formelle (casting de stars en roue-libre et esthétique réaliste), "Le Grand Soir" semble s’inscrire dans la veine des deux précédents films du duo. Mais sans doute phagocyté par l’énergie communicative de ses incroyables acteurs principaux, le film ne dépasse jamais le stade de la « simple » comédie déjantée et paresseuse, n’ayant ni l’agressivité salutaire de "Louise-Michel", ni la stricte beauté picturale et narrative de l’extraordinaire "Mammuth"…

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