domenica 25 settembre 2016

Frantz – François Ozon

François Ozon riesce a fare sempre film che sono nuovi, diversi dai precedenti, non si ripete, e ti stupisce sempre.
Frantz è un film di mistero, di menzogne, è un film pacifista, con una sceneggiatura a orologeria, che ti cattura fino all'ultimo minuto, è  un film in bianco e nero e anche a colori, è un film sul perdono, e sull'odio, con attori bravissimi, sia Pierre Niney (nel film sembra a tratti Adrien Brody, di più Sean Penn, ne sentiremo parlare), sia Paula Beer (anche di lei sentiremo parlare).
può ricordare altri film senza copiarne nessuno, come per esempio Il silenzio del mare (a me ha ricordato, in certi momenti, quel gran libro che è Vita breve di un giovane gentiluomo).
è in una sessantina di sale, abbastanza per essere un bel film (sembra un pensiero polemico, lo è).
cercatelo e guardatelo tutti, non ve ne pentirete.
buona visione - Ismaele








…Il "solito" Ozon, verrebbe da dire. Ma stavolta nell'accezione più positiva del termine: indubbiamente ruffiano e manierista, ma anche impeccabile nella messinscena e nella direzione degli attori, tutti davvero bravissimi. Frantz è un film di gran classe, che racconta una storia apparentemente semplice attraverso una sceneggiatura fatta di quadri in movimento che avvolge (e coinvolge) fin da subito lo spettatore, stregato di un bianco e nero "sporcato" ad arte che si colora nei momenti emotivamente più intensi, a simboleggiare la felicità, il trasporto, la gioia di due vite che di lì a poco saranno spezzate dalla guerra…

Difficile davvero resistere a Frantz, per via di una ricostruzione d’epoca smagliante – siamo in una piccola città tedesca nell’immediato dopoguerra mondiale, la prima guerra mondiale, quella delle trincee e dell’iprite – con ruffianissime e sapienti alternanze tra bianco e nero e colori. Ozon è così bravo da evitare l’effetto tremendo da museo delle cere, da laboratorio dell’imbalsamatore, da museo del costume e della moda sempre in agguato nei periodo-movie. Sa essere squisito e filologico senza cadere nelle smancerie e nella sfilata di moda vintage. Del resto, che fosse un manierista sopraffino lo si sapeva, che fosse di un eclettismo sbalorditivo -  capace di giocare vertiginosamente su registri diversisissimi – pure. Il gran manipolatore e utilizzatore finale di plurimi generi della storia del cinema stavolta, e non è la prima volta, si misura con il melodramma d’epoca, nella sua variante vite devastate dalla guerra con ricadute sui reduci, su chi dal fronte è tornato ma con irrimediabili lacerazioni dentro…

Ozon, senza rifuggire dagli stilemi e dai cliché, trova la bellezza della semplicità, forse come mai gli è accaduto prima. È una semplicità che è frutto di artificio, di un lavoro di cesellatura, certo. E che è distante anni luce da Lubitsch. Ma il risultato è, comunque, impeccabile. Una storia che procede in maniera cristallina, lineare, che appiana tutte le sorprese, i potenziali sconvolgimenti, le tentazioni di tortuose implicazioni. Perché tutta concentrata sull’unico vero dramma, quello dei sentimenti di Anna, sempre chiari, evidenti ai nostri occhi, disegnati nello splendido volto di Paula Beer, eppure sempre negati, taciuti, delusi, disattesi. E questo è vita.

…Ozon in Frantz mantiene inalterato il forte impianto pacifista dell’opera originale e anzi lo arricchisce con nuovi elementi nella seconda parte, anche grazie alla sua posizione di uomo contemporaneo che sa che dopo gli eventi narrati c’è stata ancora un’altra guerra mondiale, e alla posizione di francese che non teme di evidenziare i passaggi cruenti della Marsigliese.
Ma in definitiva il film è l’ennesima variante del regista nell’ambito della satira della famiglia borghese mononucleare che si fonda sull’unione eterosessuale. Tali sono le due corrispettive famiglie dei protagonisti, quella tedesca dominata da un austero patriarca, figura alla Dreyer o alla Bergman, e quella francese che celebra i suoi fasti in un castello. È in questo contesto patriarcale che si sviluppa tanto il nazionalismo – lo Stato come superiore figura paterna – tanto la menzogna. Un mondo che si fonda sulle falsità, che tarpa le ali alle ambizioni dei figli. Un mondo che è così pronto ad accettare la bugia, anzi è la stessa famiglia di Frantz a stimolarla e metterla in bocca ad Adrien. La menzogna su cui si fonda il film che è anche metaforica del cinema stesso e dell’arte in generale…

2 commenti:

  1. "può ricordare altri film senza copiarne nessuno..." non potevi descriverlo meglio: è un film classicheggiante nella forma ma attualissimo nella sostanza, oltre che girato con classe sopraffina. Ti ringrazio per la citazione, un caro saluto.

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    1. Ozon è bravissimo, non eccede mai, sa come si fa a fare un film che durerà.
      nessuno inventa niente, i bravi si ispirano o anche citano, gli scarsi copiano, Ozon è dei primi.
      il passaggio dal b/n al colore mi ricorda quando Mommy allarga lo schermo.

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