venerdì 12 agosto 2016

The deal (Salineuiloe) - Yong-ho Son

Tae-soo questa volta è un poliziotto alla caccia di un serial killer di ragazze.
e capita che una delle vittime sia sua sorella.
il compagno di lei è distrutto, e affronta l'atroce lutto a suo modo.
il film è un'opera prima, sembra già un classico.
film sulla vendetta, tra l'altro, o sulle vendette.
non vi annoierete un minuto, e la faccia del serial killer sembra una maschera, senza pietà.
cercatelo, è un film che merita - Ismaele








Memories Of Murder will never fade. Ancora nel 2016, è l’inarrivabile versione definitiva del film sui serial killers. Merito del genio di Bong Joon-Ho, delle sue intenzioni politiche, della fotografia livida, del genere usato come arma di opposizione sociale, della pioggia pesante e catartica. E della coppia di (true) detective, i due sbirri malandati e sofferenti: Park e Seo. Il volto di Seo – il poliziotto fedele al regolamento che arrivava da Seoul – apparteneva a Kim Sang-kyung. Lo ritroviamo dodici anni dopo, in un ruolo che presenta moltissime analogie con il detective Seo, co-protagonista dell’esordio cinematografico di Son Yong-ho: The Deal. La differenza più significativa con Memories Of Murder è evidente dopo mezzo minuto di pellicola: è subito ben visibile, sotto la pioggia battente e accanto al primo cadavere massacrato a bastonate e ancora caldo, la faccia del serial killer. Un serial killer dal ghigno di ghiaccio, che gli resta stampato sul volto nonostante i proiettili e le lame che a più riprese affondano nella sua carne, più simile ad un androide che ad un umano. E si tratta del volto perfetto e luciferino di Park Sung-woong…
… Per essere un giovane esordiente, il regista Son Yong-ho ci è andato giù pesante, spremendo gli attori al massimo e firmando una regia stilosa e impeccabile, capace di inserire The Deal nel nobile e sempre più affollato solco della tradizione crime-thriller-noir coreana. Mancano invece quasi del tutto, rispetto ai capolavori del genere, i sottotesti politici e le riflessioni sociali, che si limitano ad interrogativi abbastanza “facili” sulla pena di morte. Ben venga l’inflazione, se i prodotti minori sono di tale levatura.

Arrestato e condannato a morte, un serial killer dalla faccia di bronzo non vuole rivelare dove ha sepolto i corpi delle donne uccise. Tre anni dopo, un poliziotto, fratello dell'ultima vittima, indagando sull'omicidio di un capoclan scopre che vi è implicato il cognato, vedovo non consolato... Ancora una volta la vendetta al centro di un film sudcoreano, declinata senza lesinare in colpi bassi, lacrime e sangue, fino ad un finale che più melodrammatico è difficile immaginare. Poco originale, ma si fa seguire senza annoiare e contiene qualche sequenza di buon impatto spettacolare.

Diciamo quindi che pur rimanendo un lavoro piuttosto convenzionale, l'esordiente Son mostra un certo anelito a una esposizione più personale della tematica che consente a The Deal di risultare un lavoro da non disprezzare.
In questa arena di vendetta e di odio trovano posto tre eccellenti prove d'attore: Kim Sang-kyung nella parte del detective, Kim Sung-kyun in quella del cognato inconsolabile e soprattutto Park Sung-woong, un serial killer di quelli inquietanti ottimamente rappresentato.

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