giovedì 11 agosto 2016

Il presagio (The Omen) - Richard Donner

il diavolo al cinema, Gregory Peck alla ricerca del mistero che parte da un imbroglio fatto al momento del parto della moglie.
corse contro il tempo per salvarsi e salvare il mondo, contro poteri firti e silenzi della chiesa.
una bella corsa, con un po' di sana paura.
buona visione - Ismaele

QUI il film completo






Un ruolo fondamentale per la riuscita de Il Presagio viene svolto dall’eccezionale colonna sonora composta da Jerry Goldsmith, giustamente premiato con un oscar (unico vinto nonostante le molteplici nomination ottenute nella sua lunga carriera) per il suo terrificante lavoro. Il main theme Ave Satani, sorta di preghiera satanica con cori gregoriani, è sicuramente tra i più inquietanti mai sentiti in un film horror e crea uno stato di disagio nello spettatore davvero alto. Geniale il commento sonoro della scena in cui un cane rottweiler sale la scalinata all’interno di casa Thorn, con un coro che intona di seguito la parola Anti-Christ in modo tale da farlo confondere con il respiro del cane.
Passando alle interpretazioni non si può che applaudire gli attori specie quelli di secondo piano. La migliore è la “satanica” bambinaia Billie Whitelaw, la quale presenta uno sguardo dotato di un’espressività agghiacciante, ma notevole è anche la prova del piccolo Harvey Stephens (ingaggiato dopo aver preso a calci nei testicoli il regista)…

Seppur partendo da un concetto piuttosto banale, Omen ha il pregio di avere un ritmo via via sempre più serrato, pur incastrato nelle rigide e manieristiche tecniche registiche di Donner, proprio a sottolineare il lento insinuarsi del dubbio, e poi il turbinoso raggiungimento della certezza, la necessità di agire rapidamente. Banale e un tantino troppo lento nella prima parte, il film gode di una realizzazione ineccepibile, e di un crescendo di tensione palpabile: dopo qualche sorriso amaro legato alle ingenuità iniziali, lo spettatore è preda del reale disagio e della paura di assistere pian piano alla scoperta della provenienza e della natura del bambino, ed il tutto è reso ancor più ficcante dalla prova in crescendo di Peck, che da impostato uomo politico passa nel finale a sembrare un autentico folle. Eccellente la bambinaia infernale, perfetta nel suo ruolo, e bravo anche il piccolo Harvey Stephens, biondo naturale i cui capelli furono tinti con del lucido nero da scarpe ed al quale furono messe lenti a contatto colorate.
Fotografia di qualità, sceneggiatura solida se non in qualche dettaglio sufficientemente trascurabile, la pellicola contiene un solo omicidio, a fronte di due morti accidentali ed un suicidio, tutti e tre da annali del cinema horror. Mai efferato, mai amante del sangue e del macabro, Donner costruisce il successo del suo film sulla tensione e l’inquietudine serpeggiante, magistralmente resa dalla casa dell’ambasciatore, al suo rientro dopo le indagini (e quindi nel momento in cui ormai sia lui, sia gli spettatori sanno tutto): non si può fare a meno di seguire ogni suo passo con tensione sempre crescente, il tutto scandito da oscure ed agghiaccianti litanie, fin quando non entra nella stanza del bambino, per poi dare il via alla bellissima sequenza finale. Forse derivativo, forse scontato nella trama e nel concetto di partenza, ma di sicuro un grande horror d’annata, da conoscere per tutti gli amanti del genere…


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